Con molta emozione, dopo il concerto da poco terminato, incontriamo Mark Reale, mitico chitarrista dei Riot, band newyorkese che ha iniziato ad imporsi nel panorama statunitense e mondiale dal 1976. Troviamo di fronte a noi un personaggio espressione di un’epoca che ha gettato le basi del metal moderno. Mark si è dimostrato una persona incredibilmente sincera, schietta e disponibile. La cosa che piùci ha colpito, durante il nostro incontro, è stata la sua modestia, nonostante la sua notorietà  negli ambienti musicali.  Questa sua umiltà  e voglia di parlare del suo passato e del suo futuro lo rendono ancora piùspeciale  e degno di tutta la nostra stima e apprezzamento. Mark Reale!!!

Mark, congratulazioni per il concerto.

Vi è piaciuto?

Certamente. E’ molto tempo che volevamo vederti dal vivo.

Grazie, mi fa piacere. Il pubblico è stato eccezionale.

Ti diverti ancora a suonare Rock’n’Roll?

Certo. E’ l’unica ragione della vita.

I Riot sono nati nel ’76…

Sì… ’76, ma meglio dire agli inizi del ’77…

In quel periodo in New York City c’erano molte band e molti luoghi in cui suonare, il punk stava nascendo… Cosa ricordi e cosa ci puoi dire di quel periodo e di come i Riot si siano inseriti in quella scena?

Esattamente. A New York c’erano un sacco di locali come il CBGB e tantissimi altri. In quel periodo sono nati i Ramones, c’erano gli Aerosmith per esempio, ma la cosa che è impressa nella mia mente è che quando abbiamo formato la band eravamo tutti giovanissimi… Ricordo che un lunedì sera abbiamo fatto un concerto ed è arrivata una ragazza che lavorava per il chitarrista di David Bowie, e mi chiese se volevamo fare un tour. Sono rimasto shockato pensando che dopo uno dei nostri primi concerti potevamo già  fare qualcosa di grande. Ho parlato con gli altri del gruppo e abbiamo deciso di fare questi concerti prima di Bowie. E’ stata una grande esperienza. Una cosa strana…

Divertente…

Sì, eccitante. Sai partire da Brooklin e cominciare ad andare in giro… eccitante e nuovo per tutti noi. Poi abbiamo incontrato il nostro primo produttore che ci ha portato a registrare in studio per la Elektra…

E’ difficile continuare a suonare il vostro tipo di rock’n’roll considerando l’evoluzione che il rock’n’roll sta subendo in questi anni?

E’ una cosa normale l’evoluzione della musica. Pensa a quando è nato il punk, si pensava che fosse un qualcosa di passeggero. Una moda, ma andare contro una moda è inutile, perchè tutto va come deve andare. La musica è qualcosa di naturale.

Pensi che una solida line up avrebbe potuto aiutare i Riot ad esprimersi in modo migliore?

Abbiamo avuto sempre dei grandi problemi per questo. E inoltre abbiamo avuto sempre problemi anche con il management. Eravamo così giovani nel ’76 ed avevamo bisogno di avere un aiuto, o almeno essere ben indirizzati. A 20 anni non vuoi confrontarti con i problemi, forse perchè si temono i problemi. Mentre a 40 ti guardi indietro e pensi che forse avresti potuto fare le cose in maniera diversa e magari ottenere un successo maggiore. E’ difficile pensarci adesso, ma… bisogna continuare a suonare comunque… E’ sempre difficile affrontare i problemi e specialmente quando si è in cinque, mettere d’accordo 5 persone non è mai facile…

Hai mai pensato di smettere di suonare?

No… Mai… E’ troppo divertente. Lo strumento, e quindi suonare, è una parte di me.

Quali album dei Riot preferisci?

E’ difficile rispondere. ‘Fire Down Under’ è un punto importante per la mia carriera. Mi piace molto ‘Inishmore’, è uno dei miei favoriti.

E il futuro?

Negli ultimi anni non abbiamo fatto molto, a causa mia. Ho voluto prima di tutto cercare di mettere insieme realmente la band, anche perchè noi tutti veniamo da zone diverse. Ho deciso di metterci sotto a suonare ed è quello che stiamo facendo. Il futuro è positivo, abbiamo registrato un nuovo album che probabilmente verrà  mixato fra due settimane e che probabilmente uscirà  fra pochi mesi e cerchiamo di fare il massimo che possiamo… e ti dico che il prossimo album sarà  veramente qualcosa di nuovo…

Alcune band di solito dicono che l’ultimo album è sempre migliore del precedente. Che ne pensi?

E’ vero. Sì è vero perchè c’è sempre qualcosa di ‘fresco’, di nuovo.

Mi sapresti dare un titolo di un album di un’altra band che ti piace?

E’  una domanda pericolosa… Mi piacciono molto i Cream. Mi piace molto Eric Clapton.

 Ti piace il blues a quanto pare… e che musica ascolti di solito?

Mi piace veramente tanto Gary Moore. Ascolto molte cose… ad esempio anche musica country, la ascolto da molto tempo. Poi i classici. Rainbow, Deep Purple, Michael Shenker…

Conosci qualche band italiana?

Mmhh… No. E’ difficile che in America le radio o le riviste diano spazio a band poco conosciute, sai com’è…

Che ne pensi dei media musicali in genere?

C’è bisogno dei media, ma in America è tutto così commerciale, un fatto di business. Si tenta di mandare avanti tutto ciò che è commerciale, i gruppi pop, rock, dance che fanno un motivetto da ricordare. Sono adulto abbastanza per essere interessato ai media. I media sono importanti, ma… Non so come sia la situazione qui in Europa, ma in America… MTV…

Bene… come vorresti chiudere quest’intervista?

La conclusione… Spero di tornare presto in Italia. Qui c’è gente piena di passione, mi piace suonare in Italia. E poi suonare è quello che vogliamo fare ancora…

Grazie Mark… ma prima di lasciarti andare, mi viene ancora una domanda. Hai qualche rimpianto?

Rimpianto? Forse l’unico che ho è che magari mi sarebbe piaciuto fare meglio determinate cose nel passato, a proposito della vita dei Riot. Delle scelte diverse che non ho fatto e che non abbiamo fatto perchè eravamo troppo giovani per prendere determinate decisioni…

Che dire di più…

 

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Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

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