Born to Be Wild‘, 1968, gennaio 1968. Un brano che difficilmente potrà  essere dimenticato. Sì, era il gennaio del 1968 e gli Steppenwolf pubblicano il loro primo album che porta il loro nome. ‘Born to Be Wild‘ è il secondo singolo estratto dalla band canadese (trasferitasi a Los Angeles), pezzo che frutterà  al gruppo il successo planetario che tutti conosciamo. Il primo singolo tratto dall’album era ‘Sookie Sookie‘, un flop colossale. Il terzo, ‘The Pusher‘, altro brano di importanza e valore.

Ma parliamo di storia… All’epoca gli Steppenwolf erano formati da John Kay alla voce, Michael Monarch alla chitarra, al basso Rushton Moreve, il batterista era Jerry Edmonton, mentre alle tastiere c’era Goldy McJohn. Precedentemente, agli inizi degli anni 60 esistevano gli Sparrows che vedevano piùo meno gli stessi componenti degli Steppenwolf. Negli Sparrows militava Dennis Edmonton (in arte Mars Bonfire), fratello di Jerry degli Steppenwolf e i due suonavano assieme anche con John Kay. E’ proprio Mars Bonfire che fa ascoltare al frontman del gruppo l’idea generale del brano ed è lui che compone il testo e la bozza dell’arrangiamento… L’idea gli viene guardano un manifesto mentre passeggiava per Hollywood Boulevard. Sul manifesto era raffigurata una moto con la dicitura ‘Born to Ride‘ (un altro slogan ancora molto in voga oggi). E da qui l’idea di ‘Born to be Wild‘, essere libero e poter assggiare il senso della vita senza compromessi.

Il singer degli Steppenwolf, John Kay, ascolta il brano e lo trasforma in un rock molto elettrico e potente, d’altronde il concetto di rombo e motore non poteva proprio essere associato al concetto di folk song, una folk ballad avuta da Mars Bonfire. Ritmo martellante, cavalcata epica e ritornello che è inno di libertà ! Come John Kay dirà  tempo dopo, ogni generazione, non importa quale essa sia, pensa di essere nata per essere selvaggia! E come dargli torto.

Born to Be Wild‘ incarna lo spirito di libertà  e ribellione che coincide con la fine degli anni sessanta e dei movimenti che si battevano, con fatti, idee ed espressioni di vita quotidiana per l’uguaglianza della società , per l’amore libero e universale, si schieravano apertamente contro la violenza cieca ed inutile delle false democrazie, che si sentivano parte di un universo di amore e di pace, che cercavano di innalzare la vita reale ad un qualcosa di speciale ed unico. E forse ‘Born to Be Wild‘ incarna la disillusione di quella fetta di ragazzi che aveva compreso l’impossibilità  di riuscire a realizzare quelle idee troppo perfette e troppo belle da poter essere concretizzate.

Alla pubblicazione ‘Born to Be Wild‘ raggiunge il secondo posto nella classifica statunitense della ‘Billboard Hot 100’, quindi successo immediato. E il successo diventa planetario quando viene inserita nella colonna sonora di quel gran film culto, anch’esso extra-generazionele, ‘Easy Rider‘ del 1969. Ricordate il film di Dennis Hopper, con Peter Fonda e Jack Nicholson? Il film inizia e il brano si trova ad accompnagare i titoli di testa. Il rombo della moto, l’aria che scompiglia i capelli, erba e alcol, la polvere delle strade infinite che dovrebbero condurre i protagonisti dalla California a New Orleans per il carnevale.

Il rombo… ‘heavy metal thunder’, il tuono metal, e la nascita di una nuova definizione, di una nuova etichettatura alla musica rock, cara a noi amanti del genere, HEAVY METAL. Ad essere onesti nel romanzo ‘The Soft Machine’ di William Burroughs del 1961 viene coniato il termine riferito al personaggio Uranian Willy e definito ‘the Heavy Metal Kid’, ma l’esplosione, perchè di esplosione in tutti i sensi si tratta, sia di rumorosa sonorità  che in termini di successo, è di certo attribuibile a questa degli Steppenwolf… divagazione… quale band fu definita heavy metal per la prima volta? scusate lo so che lo sapete.. i Black Sabbath, ovvio, durante un’intervista un giornalista definisce la band ‘heavy metal’ discutendo con Tony Iommi che rimane perplesso sul significato di tale affermazione… e da qui in poi… che musica ascolti? HEAVY METAL!!!

Innumerevoli le cover e/o imitazioni che dir si voglia. Artisti di tutti i generi si sono cimentati nella riproduzione di questo inno generazionale. I risultati sono stati a volte discutibili e a volte da apprezzare, ma ‘Born to Be Wild‘ degli Steppenwolf è qualcosa di selvaggio di per sè, qualcosa di irripetibile nella sua forma ruvida e scortese, rozza e furiosa. Ozzy Osbourne, Slayer, The Cult, U2, Slade che dagli anni 70 l’hanno utilizzata per chiudere i loro concerti, Status Quo, Krokus, Kim Wilde, Zodiac Mindwarp, INXS e la lista è lunghissima e bisogna anche includere il grande Wilson Pickett tra i primi a darsi da fare. Lo sapevate che gli Steppenwolf non hanno voluto presenziare come ospiti a uno show di Paris Hilton? io no. E poi parte di tantissime colonne sonore di film molto conosciuti…

E per concludere questo sacro pezzo di storia della musica, specchio della società  dell’epoca, ‘Born to Be Wild‘, è fra i 500 migliori canzoni di tutti i tempi al posto 129.

E sono 50 anni ormai, mezzo secolo, 10 lustri, 5 decadi… insomma basta dire ‘Born to Be Wild‘…

 

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Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

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