Pentagram Records – 1985

Eccovi un altro disco dal sapore di naftalina pronto per essere riascoltato per voi. Questo trio, fautore di questo viniluccio in quel del 1985, è in realtà  uno dei tanti progetti che vide coinvolto Jack Starr (che non vi dico chi è perchè dovete saperlo!!!), sotto il nickname di Lucifer, insieme ad altri due furboni del metal a stelle e strisce: Ned Meloni (sul disco appare come Anton Phibes) e Joe Hasselvander (con il nome di Matthew Hopkins).

Finite le registrazioni di questo “Devil Childe” sono, praticamente all’istante, andati ad incidere il primo dei due dischi dei Phantom Lord, nell’occasione, con una formazione piùconsona, a cinque elementi. Il perchè di queste mosse tra il misterioso e l’idiota, francamente non mi è dato saperlo. Penso che suonare in una band basti e avanzi, comunque, trascinate a forza le orecchie su questo disco posso dirvi che, non proprio tutto è da buttare, qualcosa salverei.

L’omonima song che va ad iniziare il lavoro parte con un urlazzo acuto che mi ha fatto vibrare il cervelletto per mezz’ora buona. Ha dato il via alle danze Mr. Hasselvander ma anche il suo compare dotato di ascia a quattro corde ci da dentro e picchia pesantemente, il pezzo è bellino, solo il nostro superman Starr continua in una sorta di masturbazione (Hoops…) della sua chitarra dalla durata incalcolabile, sembra un demente che si diverte a far casino fine a se stesso, altro che assolo… La seguente “Rain of Terror”, preannunciata da una voce stentorea ed imponente, è quantomeno interessante, con un piacevole refrain ma la registrazione, a dir poco, approssimativa, pone tutti in un secondo (o terzo…) piano, peccato. Rimasterizzata a dovere sarebbe sicuramente un pezzo con mordente e piuttosto credibile, nonchè udibile. L’onore di chiudere il primo lato è concesso a “Son of a Witch” in odore dei Motörhead di “Overkill”, ache quest’ultima infestata dal pessimo ed esasperante chitarrismo di Starr.

Sbigottito ascolto “Repent or Die”, che apre a sorpresa, il secondo lato. Il perchè sia una sorpresa è presto detto: è un assolo di batteria di quasi cinque minuti, con gli altri a riposarsi in una sana pausa caffè, non commento. “In ‘Thru the Shadow” la voce, al contrario di quanto precedentemente descritto, praticamente scompare, si ode lontana, quasi una prece in onore di chi ha mixato questo disco. Riapparirà  solo nel finale, come se qualcuno si fosse accorto dell’erroruccio ed abbia, con fare indifferente, girato la manopola relativa all’uscita del cantato. Una nota sulla timbrica di Joe Hasselvander, per come si percepisce in queste archeologiche tracce, è duopo. Roco, con poca estensione ma ha un quel non so che di interessante, si fa ascoltare e non annoia nonostante non faccia nessun numero da circo. Onesta e molto rock. “Grave Robber” dura un batter di ciglia e non si riesce a definirla canzone compiuta, un paio di giri di walzer e puff! Finita in meno di due minuti. L’ultima “Beyond the Grave” sfoggia una pesantezza notevole, un’accelerazione, il solito chitarrista che sfoga gli ormoni di gioventùcome può e… Zac, di colpo il brano finisce, come se lo si volesse sfumare, ma in meno di un decimo di secondo.

In conclusione posso consigliarvi di ascoltare questo “Devil Childe”, non certo di spendere le cifre che chiedono per esso. Un prodotto piuttosto scadente e fanciullesco, registrato come neppure in Russia, all’epoca, avrebbero osato, con qualche piccola illuminazione, forse, veramente troppo poco. In versione digitale, mi risulta esserci sul mercato la sola copia pirata della serie “Metal Gems”. Si sente come il vinile, è stata trasposta paro paro… I soldi sono vostri, io ho già  dato.

Grazie.

Quotazione: Devil Childe – Devil Childe: € 80/120

Tracklist:
1. Devil Childe
2. Rain Of Terror
3. Son Of A Witch!
4. Repent Or Die!
5. Thru The Shadows
6. Grave Robber
7. Beyond The Grave

Band:
Matthew Hopkins – voce, batteria
Anton Phibes – basso
Lucifer – chitarra

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