Dissonance Records ”“ Aprile 2016

Ritornano con un album nuovo di zecca i veterani Diamond Head, indimenticati alfieri della NWOBHM e noti ai piùper essere stati gli autori della versione originale di “Am I Evil?”, poi coverizzata e portata alla notorietà  dai Metallica. La band guidata da Brian Tatler (leader, nonché unico membro originario del gruppo) è stata sicuramente una delle realtà  artisticamente piùvalide della scena musicale inglese dei primi anni ’80, quando sembrava pronta a spiccare il volo verso quel successo che arrise a gruppi come Iron Maiden, Def Leppard e Saxon. Invece, nonostante ottimi lavori come il roboante debutto “Lightning To The Nations” od il maestoso e piùricercato “Canterbury” (e l’apprezzamento incondizionato da parte di critica, fan e colleghi come i summenzionati Metallica), la fortuna non è stata dalla loro parte ed i Diamond Head sono rimasti una band di seconda fascia, che ancora oggi non ha però perso la voglia di suonare e di continuare a calcare le assi dei palchi di piccoli club o a cercare qualche spot nei principali festival rock estivi (saranno al prossimo Sweden Rock), oltre che a sfornare ogni tanto un album nuovo, come nel caso di questo nuovo lavoro intitolato semplicemente “Diamond Head”, che arriva a distanza di ben nove anni dal precedente “What’s In Your Head?”.

L’avvio di questo omonimo lavoro è affidato alla tirata “Bones”, nella quale facciamo subito la conoscenza del nuovo vocalist danese Rasmus Bom Andersen, il cui timbro stilistico segue l’impronta del cantato classico propria dei suoi predecessori, tanto che in alcuni passaggi delle strofe sembra quasi di sentire la splendida voce dello storico cantante della band Sean Harris, uno che ai tempi veniva indicato dalla stampa inglese come l’erede naturale piùplausibile di un certo Robert Plant. Il pezzo si apre con un classico riff Diamond Head ed echeggia le sonorità  dell’album “Death And Progress”, che, prodotto da Dave Mustaine, nel 1993 segnò il ritorno della band sulle scene in seguito al momentaneo scioglimento di qualche anno prima.

Dopo i buoni propositi evidenziati dal brano d’apertura, si prosegue sulla scia del classico hard & heavy di matrice britannica con la seguente “Shout At The Devil”, che già  a partire dal titolo (nessuna relazione con la hit dei Mötley Crüe) denota una scarsa fantasia evidenziata principalmente da un coro davvero anonimo, che fa purtroppo da contraltare all’ottimo chitarrismo di Brian Tatler e ad un bridge che avrebbe meritato un miglior collocamento. Fortunatamente le cose si rimettono a posto in fretta con la successiva “Set My Soul On Fire” che, recuperando le atmosfere solenni proprie dell’album “Canterbury”, si erge a vertice assoluto del disco, grazie anche ad un riff sulfureo che sembra essere uscito dalla penna di Tony Iommi epoca “Headless Cross/Tyr”.

Di qui in poi le emozioni si diradano e l’album prosegue senza troppe scosse: dopo l’anonima “See You Rise” tocca alla piùariosa “ All The Reasons You Live” provare a risollevare le sorti del disco grazie ad arrangiamenti piùricercati e vagamente prog; “Wizard Sleeve” e “Speed” invece non sarebbero neanche male, se non riecheggiassero così tanto i vecchi brani della band tanto da sembrare essere state composte con un programma di “copia-incolla” (impressionante come l’inizio della seconda ricalchi spudoratamente il drumming iniziale di “Helpless”).

La veloce “Diamonds” regala gli ultimi brividi grazie ad un ritornello davvero incisivo che non avrebbe problemi a spiccare anche in chiave “live”, prima che la chiusura dell’album venga affidata alla piùcadenzata ed epicheggiante “Silence”.

Un album che alla fine lascia un po’ di amaro in bocca, in quanto spiace constatare come la vena compositiva di Brian Tatler si sia col tempo inaridita: confidiamo comunque nel fatto che la band, composta da ottimi professionisti (doveroso citare la sezione ritmica composta dai veterani Eddie Moohan al basso e Karl Wilcox alla batteria), continuerà  come sempre a riproporre i suoi classici dal vivo aiutandoci a rivivere ancora una volta la gloriosa e vivace epoca della NWOBHM, quando dai bassifondi del Regno Unito partì la battaglia per riportare l’heavy metal ai vertici delle classifiche, vertici che rimasero purtroppo solo un miraggio per i meritevoli Diamond Head.

www.diamond-head.net

Tracklist:
1. Bones
2. Shout At The Devil
3. Set My Soul On Fire
4. See You Rise
5. All The Reasons You Live
6. Wizard Sleeve
7. Our Time Is Now
8. Speed
9. Blood On My Hands
10. Diamonds
11. Silence

Band:
Brian Tatler – chitarra
Rasmus Bom Andersen – voce
Karl Wilcox – batteria
Eddie Moohan – basso
Abbz – chitarra

 

BandDH

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