Frontiers Music Srl ”“ Febbraio 2018

Peccato. Avevo grandi aspettative in questo progetto, Dukes Of The Orient, purtroppo in parte deluse da un prodotto che non riesce a coinvolgere appieno, risultando in alcuni casi poco emozionante.
Non si può parlare di un brutto disco, però non tutto funziona alla perfezione e alcune idee e scelte stilistiche potevano essere sviluppate meglio.
Peccato, perché i nomi coinvolti sono davvero importanti. Parliamo del cantante John Payne (Asia, GPS) e del tastierista Erik Norlander (Lana Lane, Last In Line) che già  nel 2007 si erano incontrati per dare vita a questo progetto (inizialmente con il nome Asia featuring John Payne) e che alla fine ha visto la luce una decina di anni dopo.
In seguito alla morte di John Wetton (cantante e bassista originale degli Asia) Norlander e Payne hanno deciso di pubblicare le canzoni scritte in precedenza con un nuovo moniker, per rispetto del defunto Wetton e per non fare confusione con gli Asia guidati da Geoff Downes.

L’album, come recitano le note promozionali, è stato registrato su una consolle analogica tradizionale, per mantenere un suono il piùpossibile naturale ed evitare così un’eccessiva compressione e distorsione.
Analizzando la scaletta, incappiamo in un’alternanza di buoni brani e altri meno ispirati e convincenti.
L’opener ‘Brothers In Arms’ e ‘Strange Days’ convincono con le loro melodie accattivanti e in generale una certa cura per gli arrangiamenti e le sonorità  vellutate con le tastiere quasi sempre in primo piano.
Amor Vincit Omnia’ è una sorta di ballata epica ed evocativa che non riesce ad avere il giusto pathos per via di una certa ripetitività  di fondo.
La successiva ‘Time Waits For No One’ è il brano piùvicino al sound dei primi Asia, una traccia che ricorda alcune melodie e sonorità  tanto in voga negli anni ottanta, anche se meno plastificata e sfacciatamente commerciale.

La seconda parte inizia con ‘A Sorrow’s Crown’ che galleggia nel limbo, non un brutto brano ma che in definitiva non decolla mai, ci si aspetta un ritornello di livello, ma purtroppo non arriva.
Fourth Of July’ ha l’unico difetto di essere un po’ troppo prolissa, le parti di tastiera richiamano alla memoria gli Alan Parsons Project, in generale una song che non presenta particolari degni di nota, otto minuti senza scossoni.
In chiusura la morbida e suadente ‘Seasons Will Change’ e ‘Give Another Reason’ sicuramente l’episodio migliore del disco, ricco di partiture raffinate e dalla struttura molto varia e intrigante.

Qualche buon colpo i Dukes Of The Orient l’hanno piazzato, però mi sarei aspettato una maggiore continuità  e qualche guizzo in più, in un disco che si aggiudica una discreta votazione finale ma che avrebbe potuto raggiungere risultati ben piùalti.

www.dukesoftheorient.com

Tracklist:

1.Brothers In Arms
2.Strange Days
3.Amor Vincit Omnia
4.Time Waits For No One
5.A Sorrow’s Crown
6.Fourth Of July
7.Seasons Will Change
8.Give Another Reason

Band:

John Payne ”“ voce, basso, chitarra
Erik Norlander ”“ tastiere

Special guest:

Jay Schellen ”“ batteria
Jeff Kollman ”“ chitarra
Guthrie Govan ”“ chitarra
Moni Scaria ”“ chitarra
Bruce Bouillet – chitarra

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