Ricordo ancora quando nel 1998 acquistai uno dei primissimi album distribuiti dalla sconosciuta Frontiers Records, The Complete Works I&II dei Touch, mai e poi mai avrei pensato che questa etichetta italiana potesse arrivare cosi’ in alto, mettendo sotto contratto il meglio della scena melodic rock mondiale ma sopratutto creando questo festival divenuto ormai tappa fondamentale per ogni amante di tale sonorita’. Quest’anno siamo arrivati alla quarta edizione e puntualmente Serafino Perugino & Co. non deludono le attese, proponendoci vere chicche nella due giorni musicale come gli Unruly Child, Revolution Saints, Steelheart, la location e’ sempre l’ottimo Live Club di Trezzo sull’Adda. Arrivando al locale notiamo gia’ una buona presenza di pubblico che aspetta pazientemente l’apertura dei cancelli, come al solito moltissimi gli stranieri presenti da tutta Europa.

DAY ONE 29 APRILE

Palace: alle 15:05 sale sul palco la giovanissima band svedese capitanata da Michael Palace, gia’ conosciuto per aver collaborato con Find Me, Cry Down, First Signal, ed autori di un bellissimo album di debutto quel Master Of The Universe, ottimo lavoro fortemente influenzato dall’ Aor di chiaro stampo ottantiano, Survivor e Foreigner su tutti. Purtroppo la performance e’ da dimenticare, si sente che la band e’ poco affiatata, dovuto sicuramente al poco lavoro svolto in sede live, ma il vero neo e’ la voce di Michael Palace in evidente difficolta’ nel trovare l’intonazione giusta, altra pecca l’uso delle basi di tastiera pre registrate. Rimandati alla prossima occasione.

SETLIST PALACE:
Man Behind The Gun, Cool Runnin, Path To Light, Part Of Me, She Said It’s Over, Young Wild Free, Master Of The Universe.

BAND
Michael Palace – voce
Rick Digorio – chitarra
Marcus Johansson – batteria
Soufian Ma’Aoui – basso

One Desire: dalla Finlandia arrivano questi One Desire, giovane band scoperta da Serafino Perugino presidente della Frontiers, a differenza dei Palace si sente una migliore amalgama tra i componenti della band, fornendo una buona prestazione e proponendoci parecchi brani tratti dal recente debutto One Desire, facendoci dimenticare in fretta l’esibizione precedente. Il loro e’ un melodic rock patinato, dove spicca l’esecuzione del singolo Hurt e l’aggressiva Turn Back Time. Tutto sommato un’esibizione divertente e coinvolgente che ha finalmente scaldato il pubblico presente.

SETLIST ONE DESIRE:
Hurt, Apologize, Turn Back Time, This Is Where The Heartbreak Begins, Whenever I’m Dreaming, Buried Alive

BAND:
Jimmy Westerlund – chitarra
Andre Linman – voce
Ossi Sivula – batteria
Jonas Kuhlberg – basso

 

Crazy Lixx: altra band scandinava in scaletta che di scandinavo ha solo la provenienza, visto che il sound che sprigiona e’ caldo e potente, prendete i Poison, Def Leppard e Motley Crue dei tempi migliori miscelateli ed avrete questi cinque svedesotti che spaccano davvero di brutto. Diciamo che i nostri non sono piu’ dei pivellini visto che hanno pubblicato il loro quinto disco Rust Justice, disco davvero ottimo. Il loro set parte subito con il botto, Wild Child, tratto dall’ultimo lavoro e’ una mazzata in pieno volto, a seguire XII e Walk The Wire scaldano il pubblico a dovere. Si prosegue con le classicissime  Rock and a Hard Place e Blame It On Love, per arrivare alla fiammante 21 Till I Die tratta da New Religion, pezzo cantato a squarciagola dal pubblico. Con i Crazy Lixx il festival comincia finalmente a salire di livello, davvero superlativa la loro esibizione, tra melodie accativanti e un potente impatto sonoro  si sono confermati coma una splendida realta’.

SETLIST CRAZY LIXX:
Wild Child, XIII, Walk The Wire, Whiskey Tango Foxtrot, Blame It On Love, Girl Of The 80’s, Rock And A Hard Place, Hell Raising Women, Heroes Are Forever, 21 Till I Die.

BAND:
Danny Rexon ”“ voce
Joél Cirera ”“ batteria
Jens Sjöholm ”“ basso
Chrisse Olsson ”“ chitarra
Jens Lundgren ”“ chitarra

 

Eclipse : ed ecco una delle band piu’ attese della giornata, gli svedesi Eclipse. I nostri sono alla terza apparizione al Frontiers Festival e come c’era da aspettarsi non deludono le attese. Da pochi mesi hanno pubblicato il nuovo Monumentum che ha riscosso notevole successo sia di vendite che di critiche. La band e’ in gran forma e parte subito con Vertigo, singolo dell’ultimo lavoro, subito notiamo un Erik Martensson in grazie di dio, vero trascinatore della serata. La setlist prevede l’esecuzione di parecchi brani dall’ultimo lavoro piu’ una carrellata di brani presi dalla loro ormai ricca discografia. Difficile rimanere fermi sulle note di Wake Me Up e Stand On Your Feet, grande hard rock di classe che ti colpisce come un pugno in faccia. Grandissima curiosita’ avevo nel sentire The Downfall of Eden dal vivo, secondo me autentico capolavoro hard  a tinte folk presente nell’ultimo lavoro, esame superato a pieni voti. Ciliegina sulla torta la presenza come ospite del nostro Michele Luppi sul brano Jaded scatenando un ovazione da stadio. Concerto strepitoso, con  Erik Martensson veramente stratosferico, ha tenuto il palco in maniera impeccabile, praticamente perfetto, ormai questi  svedesi sono una garanzia.

SETLIST ECLIPSE:
Vertigo, Nevere Look Back, Killing Me, Jaded (feat Michele Luppi), Hurt, The Downfall Of Eden, Acoustic Medley, Wake Me Up, Stand On Your Feet, The Storm, I Don’t Wanna Say I’m Sorry, Runaways.

BAND:
Erik Martensson ”“ voce, chitarra
Magnus Henriksson ”“ chitarra
Magnus Ulfstedt ”“ basso
Philip Crusner ”“ batteria

 

Revolution Saints: veloce cambio palco ed ecco la prima grande sorpresa di questo festival, la prima esibizione in assoluto di questo super gruppo  composto da mostri sacri del panorama hard heavy mondiale, Dean Castronovo batteria – voce, Jack Blades basso – voce e Doug Aldrich chitarra , ospite alle tastiere il nostro onnipresente Alessandro Del Vecchio. Forte era la curiosita’ di sentire per la prima volta questi fantastici musicisti e sinceramente sono rimasto un po’ deluso, la non perfetta qualita’ audio  e il poco affiatamento dei componenti, giustificati dal fatto che fosse la prima esibizione dal vivo,  ha penalizzato non poco l’esibizione della band, ma poco importa visto che difficilmente ci saranno altre occasioni per vedere all’opera questi  musicisti. La scaletta e’ incentrata sull’ottimo disco di debutto uscito un paio di anni fa, Back On My Trail apre la serata, hard aor con chiari riferimenti ai maestri Journey, a seguire Turn Back Time scaldano ed entusiasmano il pubblico. Dean Castronovo fatica nel doppio ruolo di batterista e vocalist ed ecco che un altro batterista gli da il cambio dietro le pelli, dedicandosi solo alle parti cantate e con ottimi risultati. Jack Blades in ottima forma, scherza con il pubblico con la consueta simpatia, il biondo Doug Aldrich si dimostra un gran chitarrista e con una grande presenza scenica da vero cocker. Momento toccante quando la band esegue la ballad Father ( Fernando’s Song ) scritta in onore al padre di Serafino Perugino.  Nella parte finale vengono eseguite tre cover dei gruppi dove i musicisti hanno militato, nell’ordine:  Love Will Set You Free dei Whitesnake, Coming Of Age dei grandissimi Damn Yankees e per chiudere Higher Place dei maestri Journey. Vedere all’opera dei musicisti di tale spessore e’ sempre un emozione grande, a parte qualche inconveniente di natura tecnica direi che la prima e’ andata discretamente.

SETLIST REVOLUTION SAINTS:
Back On My Trail, Turn Back Time, Here Foerever, Locked Out Of Paradise, Way To The Sun, Dream On, In The Name Of Father (Fernando’s Song), Doug Aldrich solo, Love Will Set You Free (Whitesnake cover), Coming Of Age (Damn Yankees cover), Higher Place (Journey cover).

BAND:
Dean Castronovo ”“ batteria, voce
Jack Blades ”“ basso, voce
Doug Aldrich ”“ chitarra
Alessandro Del Vecchio ”“ tastierista, cori

 

Tyketto : stasera le sorprese non finiscono piu’, i Tyketto ci delizieranno con l’esecuzione di tutto il loro disco di maggior successo, quel  Don’t Come Easy uscito nel 1991 e che l’intero concerto sara’ ripreso per una prossima pubblicazione in dvd. Danny Vaughn unico membro, insieme al batterista della prima formazione, si dimostra in splendida forma, tecnica vocale eccellente e nessun errore in fase di esecuzione, notevole anche il chitarrista Chris Green che da sfoggio ad un ottima tecnica. Vengono eseguiti tutti i maggiori hits della band, Forever Young e Wings fanno letteralmente esplodere il Live Club, memorabili sono state anche Standing Alone, Lay Your Body Down e Burning Down Inside. La parte finale della scaletta ci regala altre tre perle: Rescue Me, Dig In Deep e la title track dell’utlimo disco, Reach. Veri mattatori della giornata odierna, i Tyketto sono stati fino adesso i migliori in assoluto, penso sia difficile fare di meglio.

SETLIST TYKETTO:
Sail Away, Strip Me Down, Nothing But Love, Walk On Fire, Lay Your Body Down, Standing Alone, Seasons, Burning Down Inside, Wings, Forever Young, Rescue Me, Dig In Deep, Reach.

BAND:
Danny Vaughn ”“ voce, chitarra acustica
Michael Clayton Arneeny ”“ batteria
Ged Rylands ”“ tastiere
Chris Green ”“ chitarra
Chris Childs ”“ basso

 

Steelheart: Ed eccoci agli headliner della serata, gli Steelheart, capitanati da Miljenko “Mike” Matijevic ormai unico superstite della vecchia formazione che registro’ quei due capolavori, l’omonimo del 1990 e Tangled In Reins del 1992. Fanno irruzione sul palco con Blood Pollution e Livin’The Life, due cover degli Steel Dragon contenuti nella colonna sonora del film Rock Star. Da notare come Matijevic abbia ancora una grande voce potente che riesce a toccare note altissime senza problemi, indemoniato sembra il bassista Rev Jones molto allegorico nelle movenze, mentre Mike Humber alla batteria pesta come un ossesso e Uros Raskovski si dimostra un validissimo chitarrista. La scaletta e’ composta da ben sei pezzi del primo omonimo album, e sono questi in cui il pubblico partecipa e apprezza maggiormente, il resto della scaletta a mio parere lascia un po’ a desiderare, infatti non viene proposto nessun brano dal secondo disco e viene eseguita per la prima volta la nuova My Dirty Girl, che fara’ parte del nuovo disco in uscita a breve sempre per la Frontiers, per me una grande delusione, speriamo nel resto del disco. Pur apprezzando la buona prova del gruppo rimango un po deluso dalla scaletta proposta.,Milijenko Matijevic ha dato dimostrazione di essere un vero animale da palco ma un po’ freddino nell’interagire con il pubblico presente.

SETLIST STEELHEART:
Blood Pollution (Steel Dragon cover), Livin’ The Life (Steel Dragon cover), Gimme Gimme, Like Never Before, She’s Gone, Live To Die, My Dirty Girl (new song), Cabernet, Everybody Loves Eilleen, Rock ‘n’ Roll (I Just Wanna), I’ll Never Let You Go, We All Die Young.

BAND:
Miljenko “Mike” Matijevic – voce
Rev Jones – basso
Mike Humber – batteria
Uros Raskovski – chitarra

 

DAY TWO 30 APRILE

Cruzh: l’onore di aprire il secondo giorno del festival spetta agli svedesi Cruzh, autori di una buonissima prova. Il genere proposto e’ un AOR di chiaro stampo ottantiano, in alcuni frangenti ricordano i Survivor, sopratutto nelle parti corali. La scaletta si basa tutta sul disco d’esordio uscito lo scorso anno, il pubblico sembra apprezzare e incita la band, per essere gli opener di mostri sacri come TNT e LA Guns se la cavano benissimo.

SETLIST CRUZH:
Hard To Get, Before I Walk Alone, Survive, In N’Out Of Love, First Cruzh, Set Me Free, Aim For The Head.

BAND:
Tony Andersson – voce
Anton Joensson – chitarra
Dennis Butabi Borg – basso

 

Lionville: grande era la mia attesa per vedere all’opera questa fantastica band italiana capitanata da Stefano Lionetti. Assoldato il cantante svedese Lars Safsund, voce dei Work Of Art, i nostri ci deliziano con un live perfetto, sostanzioso, presentando il nuovo disco A World Of Fools, un concentrato di AOR purissimo, raffinato, che prende spunto dai maestri del genere. I Will Wait irrompe sul pubblico, una cascata di melodia e potenza, rimango davvero estasiato dalla bravura di questa band ITALIANA!!!! che a mio modesto parere surclassa molte delle giovani bands straniere presenti nella due giorni. La performance va avanti con autentici gioiellini da gustare: Here By My Side, A World Of Fools passando per No Turnin’ Back e Power Of My Dreams. Promossi a pieni voti, grandi Lionville.

SETLIST LIONVILLE:
I Will Wait, Here By My Side, A World Of Fools, All We Need, Show Me The Love, No Turnin’Back, Power Of My Dreams, Bring Me Back Our Love, With You.

BAND:
Stefano Lionetti – chitarra
Lars Sà¤fsund – voce
Michele Cusato – chitarra
Giulio Dagnino – basso
Martino Malacrida – batteria

 

Adrenaline Rush: ritornano al Frontiers Festival gli svedesi Adrenaline Rush, band che sinceramente non mi ha mai entusiasmato, li avevo visti dal vivo in una precedete esibizione sempre al Frontiers e anche in quel caso non mi avevano colpito, se non per la presenza della bellissima cantante Tave Wanning. Il loro e’ uno sleaze rock debitore della scena losangelina degli anni 80 che suscita poco entusiasmo tra il pubblico, il quale si assottiglia sempre piu’, preferendo il giardino esterno, fumando o bivaccando sull’erba con una birra in mano. Ne hanno di strada da fare questi ragazzi svedesi.

SETLIST ADRENALINE RUSH:
Adrenaline, Love Like Poison, Shock Me, Change, Generation Left Behind, Break The Silence, My Life, Sinner, Girls Gone Wild.

BAND:
Tave Wanning – voce
Sam Söderlindh – chitarra
Alexander Hagman – chitarra
Joel Fox – basso
Marcus Johansson – batteria

 

Kee Marcello : Ed ecco sul palco l’ex Europe Kee Marcello, fresco di pubblicazione del nuovissimo Scaling Up,  il buon Kee ci regala uno show veramente superlativo, a parte la voce dello stesso Kee non proprio eccelsa, delizia la platea con alcuni classici degli Europe: More Than Meets The Eye, Girl From Lebanon dallo stupendo Prisoners in Paradise, Tower’s Calling, Superstitious , ciliegina sulla torta We Go Rocking degli Easy Action. Nella setlist trovano spazio anche brani tratti dall’ultima fatica in studio e non sfigurano affatto accanto ai classici degli Europe. Il concerto si chiude con The Final Countdown autentico inno degli anni che furono, cantato a squarciagola da tutto il pubblico.

SETLIST:
Soldier Down, More Than Meets The Eye, Girl From Lebanon, Scaling Up, Get On Top, Don’t Miss You Much, Tower’s Calling, Black Hole Star, We Go Rocking, Superstitious, The Final Countdown.

BAND:
Kee Marcello ”“ voce, chitarra
Darby Todd ”“ batteria
Ken Sandin ”“ basso

 

Unruly Child : Occasione davvero unica per poter vedere questa fantastica band che suonera’ con la line up originale tutto l’albumo omonimo del 1992, uno dei capolavori di melodic hard rock. Si parte con Wind Me Up, Mercie Free si presenta sul palco con cappotto nero stile vittoriano e camicia bianca, nulla e’ cambiato da quel lontano 1992, esecuzione perfetta, voce cristallina, potente, forma smagliante. Bruce Gowdy ci delizia con la sei corde, Jay Schellen non sbaglia un colpo con  il suo drumming chirurgico, Larry Antonino al basso vero motore ritmico del gruppo e Guy Allison alle tastiere crea un tappeto perfetto.  Gli occhi sono tutti puntati su Mercie Free, e’ lei la regina della serata, tutti i brani vengono eseguiti in maniera perfetta, la ballad  Let’s Talk About Love e’ da brividi intervallata dal magnifico assolo di Bruce Gowdy.  Who Cries Now chiude il concerto con grandi ovazioni da parte del pubblico, Mercie Free rimane sul palco regalando  baci e per un attimo commuovendosi davanti a tanto calore, personalmente la performance piu’  emozionante di tutto il Frontiers, lo ammetto sono di parte”…li ho sempre adorati.

SETLIST:
Wind Me Up, Lay Down Your Arms, Take Me Down Nasty, Let’s Talk About Love, Is It Over, On The Rise, Long Hair Woman, Tunnel Of Love, To Be Your Everything, Foreve, This Is Who I Am, When Love Is Gone, Who Cries Now.

BAND:
Mercie Free ”“ voce
Bruce Gowdy ”“ chitarra, cori
Jay Schellen ”“ batteria
Larry Antonino ”“ basso, cori
Guy Allison ”“ tastiere, cori

 

L.A. Guns : Dopo ben 15 anni di litigi e beghe legali finalmente Phil Lewie e Tracii Guns si sono riuniti sotto il nome L.A. Guns, loro che sono sempre stati l’essenza e l’anima di questa band. In attesa che questa estate esca finalmente il nuovo album, ce li gustiamo questa sera qui sul palco del Frontiers Festival. La band infiamma subito l’audience con  No Mercy e Electric Gypsy tratte dal primo storico albume e Killing Machine, e subito mettono in chiaro che la loro sara’ un esibizione animalesca, potente e adrenalinica. Il ritrovato duo Lewis ”“ Guns e’ in evidente stato di grazia, Lewis sprigiona un energia pazzesca, il buon Tracii ci regala rasoiate con la sua sei corde. Bitch Is Back e Sex Action ci catapultano direttamente sulle strade del Sunset Strip tra belle donne e alcool,  sotto il palco corpi sudaticci si dimenano senza un attimo di sosta sotto le bordate di note dei cinque musicisti. Questa sera viene anche proposto un brano inedito, Speed, che dovrebbe far parte dell’imminente nuovo album in uscita, sleaze rock allo stato puro. Tra l’orgia sonora i nostri improvvisano  Paint It Blank ed Hells Bells per poi ripartire e spaccare tutto a suon di rock and roll. Nella parte finale Tracii si dimena con la sua sei corde in un orgasmo elettrico facendo godere il pubblico fino all’ultima nota. The Ballad Of Jayne calma l’inferno fino adesso scatenato, dolce ballata emozionante interpretata in maniera impeccabile da Phil. Il riff di Tracii Guns introduce Rip And Tear, i corpi ricominciano ad agitarsi sotto il palco, impossibile rimanere fermi con quei riffs che ti penetrano dentro. L.A. Guns semplicemente DEVASTANTI.

 

TRACKLIST L.A. GUNS:
No Mercy, Electric Gypsy, Killing Machine, Over The Edge, Bitch Is Back, Sex Action, Speed, One More Reason, Kiss My Love Goodbye, Don’t Look At Me That Way, Malaria, Never Enough, Jelly Jam, The Ballad Of Jayne, Rip And Tear.

BAND:
Phil Lewis ”“ voce
Tracii Guns ”“ chitarra
Shane Fitzgibbon ”“ batteria
Johnny Martin ”“ basso
Michael Grant ”“ chitarra

 

TNT : Una breve pausa per riprendermi dalla mostruosa esibizione dei L.A. Guns ed ecco che tra poco saliranno sul palco i norvegesi TNT, altra band che mi fara’ emozionare e non poco, quando acquistai Tell No Tales avevo 15 anni. L’intro di Give Me a Sign parte e i primi brividi iniziano ad arrivare, Ronnie Le Tekro  candidamente vestito di bianco irrompe con la sua sei corde, Tony Harnell in splendida forma fisica, ma soprattutto ancora in grado di arrivare su note altissime con la sua voce.  Ed ecco il primo estratto da Tell No Tales, As Far As The Eye Can See dove il buon Le Tekro ci cimenta in un assolo funambolico con precisione chirurgica, mandando in visibilio il pubblico presente. Vengono riportate alla luce altre gemme come Forever Shine On e Intuition dall’omonimo album del 1989 e qui ci scappa la lacrimuccia, Tony e compagni ce la mettono davvero tutta e non risparmiano neanche una goccia di sudore. Andiamo ancora indietro nel tempo e precisamente nel 1984 dall’album Knights Of The New Thunder viene riesumata Seven Seas, pezzo sempre esaltante a distanza di ben 33 anni. L’intro di tastiera introduce la soave Northern Light, splendida ballad dove la band ci regala una performance da brividi, l’assolo di Le Tekro e’pura magia. Il trittico finale ci regala la favolosa Listen To Your Heart, l’inno 10000 Lovers cantata da tutto il Live Club, per chiudere Everyone’s a Star con un Tony Harnell leggermente affaticato ma sicuro di aver dato tutto e di non essersi risparmiato come tutta la band del resto. L’esibizione dei norvegesi e’ stata la ciliegina sulla torta su questa quarta edizione del festival, un ringraziamento va dato alla Frontiers Records e a tutto il suo staff per la splendida organizzazione, un arrivederci al prossimo anno.

 

SETLIST:
Give Me a Sign, As Far As The Eye Can See, She Needs Me, Disperate Night, Invisibile Noise, Chil’s Play, Guitar Solo, Forever Shine On, Northern Lights, Tonight I’m Fallino, Intuition, Downhill Racer, Seven Seas, Listen To Your Heart, 10000 Lovers, Everyone’s Star.

BAND:
Tony Harnell ”“ voce
Ronnie Le Tekro ”“ chitarra
Diesel Dahl ”“ batteria
Ove Husemoen ”“ basso
Roger Gilton – tastiere

 

 

 

 

 

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