Foto a cura di Emanuela Giurano

Report a cura di Lewis C.

Ed ecco cosa è successo il 7 Giugno all’Alcatraz di Milano.

Milano e l’Alcatraz hanno l’onore di ospitare un evento senza precedenti, perché? Per diversi motivi: 
1) sappiamo tutti molto bene perché vi è una reunion (con tour d’addio) del 90% dei vecchi e gloriosi “Rhapsody“;
2) Poter ascoltare e assistere nello stesso show alle note di Labyrinth e Rhapsody insieme ci porta indietro davvero di tanti anni.
3) gli Epica sono la ciliegina sulla torta in un bill che forse sarebbe stato anche di livello superiore se gli organizzatori avessero optato per una terza band italiana.
 
Ore 19, anzi 19e15…si parte con i Labyrinth. Trenta minuti, ebbene si, solo trenta sono i minuti messi a disposizione dei nostri per riscaldare il pubblico e per sfoggiare i brani del loro ultimo lavoro uscito da qualche settimana e già  recensito nelle nostre pagine (link). Olaf e soci non si risparmiano,  tecnica, adrenalina e energia da vendere. Non li avevo mai visti dal vivo, sono rimasto senza parole, d’altronde vi sono pochi dubbi quando si ha a che fare con dei professionisti. BRAVI! Speriamo di rivederli nuovamente a Milano con almeno il doppio del tempo a disposizione per regalare ai fans qualche altro  classico, oltre che i nuovi lavori. Il pubblico risponde con passione, Roberto è in forma smagliante, il  locale è pieno, si poteva chiedere di meglio? Forse no.
 

Velocissimo cambio palco, scenografie di primissimo livello, band sul palco: ha inizio lo show degli EPICA. Onestamente non pensavo avessero a disposizione tutto quel tempo, oltre 90 minuti di esibizione alternando brani nuovi e brani storici, ottima risposta del pubblico che però, ad un certo punto, sembrava avere voglia esclusivamente di vedere Lione sul palco. Ben 13 i brani proposti dalla compagine Olandese tra i quali  il loro cavallo di battaglia “Cry for the moon“. Simone Simons, così come Mark e tutti gli altri, non hanno problemi di ossigeno, corrono, saltano su e giùdal palco. Le tastiere, montate su binari, vanno da sinistra e destra del palco. I tanti anni di carriera si fanno sentire, la band è perfettamente sincronizzata nell’headbanging. Nella parte finale del loro show i chitarristi, ringraziando la tecnologia wireless, si imbarcano sulle scalette del palco e finiscono tra il pubblico continuando a suonare come se fosse  una cosa assolutamente normale. Inutile aggiungere che i fan ne hanno approfittato per scattare foto e per poter toccare con mano personaggi che, a mio parere, hanno mostrato grande umiltà , professionalità  sorridendo ed eseguendo al meglio i propri brani. Non sono un loro fan accanito, ma lo show mi lascia impressioni assolutamente positive.
 

Cambio palco, questa volta piùimpegnativo, si passa da una scenografia maestosa a un’altra. Il gran momento è arrivato…line check degli strumenti, tutto pronto per ospitare per un’ultima volta i Rhapsody.
 
— durante questo cambio palco ho avuto modo di incontrare i Vision Divine al gran completo (Terrana a parte) e non potevo non rubargli una foto e due chiacchiere, è sempre un gran piacere reicontrarli. —
 
Luci spente, ci siamo. Entrano di corsa sul palco i veri padroni di casa e mettono subito le cose in chiaro eseguendo in grande scioltezza Emerald Sword e Wisdom of the Kings. Lione annuncia che durante la serata avrebbero eseguito per intero “Symphony of enchanted lands“, ma sono sicuro che anche se avesse nominato un qualsiasi altro album, il pubblico era talmente eccitato che non avrebbe fatto alcuna differenza. I nostri procedono dritti, poche chiacchiere, sicuramente non gli manca la voglia né lo smalto, sicuramente gli manca Staropoli: le basi non avevano lo stesso sapore, insomma, non spingevano. Mentre assistevo allo show ripensavo al 2005 e ai primi video che circolavano in rete dello show in Canada, rivedere gli stessi attori
sullo stesso palco mi ha fatto un certo effetto. 
 
Considerazioni personali a parte, avreste dovuto vedere gli occhi di tutti i partecipanti al concerto. Emozione da vendere, tutti a cantare, locale stracolmo, è proprio vero quindi che è in occasione degli addii che ci ricordiamo  di riunirci a far sentire la nostra presenza? 
 
L’esibizione dei Rhapsody si divide sostanzialmente in tre parti, le prime due intervallate dall’assolo di batteria dell’immenso Alex e poi un encore assolutamente inedito con “Rain of a thousand flames“, “Lamento Eroico” e “Holy Thunderforce“.
 
Bene, sembrerebbe che dopo 20 anni questa formazione si sia congedata regalando uno show da greatest hits; ultimissimi spazi per i ringraziamenti, cala il sipario e quello che rimane è sicuramente il ricordo  intenso di una serata fantastica per molti aspetti, ma anche molto triste per altri.  Ma non siamo qui a fare considerazioni su cosa sia meglio per i fan o per gli artisti, rispettiamo le loro scelte e auguriamo a ogni singolo componente della reunion il meglio per il proseguio della propria carriera artistica.
 

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