L’edizione 2016 del Summerfield Music Festival, all’interno dell’accogliente Area Feste di Cassano Magnago, si conclude questa sera con l’esibizione degli adrenalinici Hardcore Superstar, band svedese che nel corso degli anni, grazie ad una serie di concerti incendiari, è riuscita a costruirsi nel nostro paese un cospicuo e fedele seguito di fans, accorsi anche questa sera a supportarli.

Ad un paio di mesi di distanza dalla loro apparizione come supporting act degli Whitesnake in quel del Pistoia Blues Festival (qui il report della serata), la band guidata da Jocke Berg torna infatti in Italia con un paio di concerti (sabato sera hanno suonato in provincia di Perugia) a conclusione di una serie di poche date selezionate tenutesi quest’estate in giro per l’Europa, prima di tornare in studio ad incidere un nuovo album.

Ma andiamo con ordine. La serata ha infatti inizio poco dopo le 19 sul piùpiccolo dei due palchi allestiti per ospitare i concerti di questo emergente Festival di fine estate: qui, davanti a uno sparuto manipolo di astanti, ad inaugurare gli show oggi in programma arrivano The French Leave, quartetto italiano del quale non ci è dato purtroppo sapere molto, se non che sono usciti con l’EP d’esordio lo scorso febbraio. La band ce la mette tutta col loro rock dalle forti tinte alternative per provare a catturare l’attenzione di un pubblico a quell’ora piùche altro attento a rifocillarsi e a far quattro chiacchiere con gli amici ritrovati dopo le vacanze. Piùinteresse riesce a destare l’intrigante rock blues degli Electric Ballroom, guidati dalla bella voce di Giulia Osservati e giunti al debutto discografico lo scorso gennaio con l’omonimo EP: strutturati con una particolare formazione a tre (voce-chitarra-batteria e niente basso), i ragazzi di Biella, nonostante l’apparente essenzialità  del proprio sound, riescono a coinvolgere grazie a pezzi affascinanti e dal giusto dinamismo, tanto che nemmeno la batteria stessa ne vuol sapere di restare ferma e stabile…

La gente comincia pian piano ad affollare l’area concerti ed è oramai tempo di spostarci verso il palco principale, dove i primi ad esibirsi sono The Sinatra’s: il loro look si rifà  a quello dei gangster americani dell’era del proibizionismo, ma, mentre qualcuno potrebbe per questo motivo aspettarsi sonorità  vicine al rockabilly, la loro esibizione è un vero e proprio assalto sonoro. Fautori di un modern metal caratterizzato da riff serrati e potentissimi, quasi al limite dell’hardcore, e da un cantato molto aggressivo a-la Phil Anselmo, il loro sound non dà  scampo a nessuno. Magari si può rimproverare alla band lo scarso contatto col pubblico, ma resta comunque l’impressione di una esibizione davvero “cazzuta”, nella quale, tra i pezzi propri presentati, abbiamo apprezzato soprattutto una stravolta cover della celeberrima “Helter Skelter” dei Beatles.

La serata comincia però ad entrare nel vivo soprattutto nel momento in cui a salire sul palco tocca ai romagnoli Speed Stroke, usciti a marzo col loro interessantissimo secondo album “Fury” e già  supporting act degli Hardcore Superstar in terra tedesca lo scorso giugno. Guidati dallo scatenatissimo vocalist Jack Corzani, i cinque danno vita ad un concerto sicuramente da ricordare: il loro street’n’roll non ha nulla da invidiare alle piùblasonate band scandinave del genere e brani trascinanti come “Demon Alcohol” (con tanto di fucile spara-vodka sul pubblico ed escursione del chitarrista Bassa Bassani tra il pubblico), “End Of This Flight” e “Believe In Me” colgono nel segno.

La splendida “From Scars To Stars” è il picco emozionale non solo della loro esibizione, ma dell’intera serata: la sua melodia facile, ma proprio per questo davvero accattivante, regala brividi a tutti, anche per via dell’appassionata dedica di Jack ad Alex Vain dei Silver Addiction, scomparso all’inizio dell’anno e amico non solo della band, ma di molti dei presenti questa sera tra il pubblico. Coadiuvato da una band in stato di grazia, il buon Corzani è un vero e proprio animale da palco, un palco col quale ha un rapporto del tutto particolare: cordialmente corrisposto, lo ama al punto di sfracellarcisi sopra ad ogni piè sospinto, rialzandosi ogni volta come se niente fosse. Uno spettacolo.

La serata è troppo bella per fermarsi presto: la seducente power ballad “City Lights” calma momentaneamente le acque prima degli ultimi brani, in particolare della sfrenata “Age Of Rock’n’Roll” e del tripudio finale. Qualcuno ha detto “Italians Do It Better”? Quando gli Speed Stroke capiteranno dalle vostre parti, siete caldamente invitati ad accertarvene di persona.

SETLIST SPEED STROKE: Sick Of You ”“ Nothing’s True ”“ Break Your Bones ”“ Demon Alcohol ”“ From Scars To Stars ”“ End Of This Flight ”“ Looking Down ”“ City Lights ”“ 1 More 1 ”“ Believe In Me ”“ Bet It All ”“ Age Of Rock’n’Roll

Sono le 23,30 ed arriva il momento di accogliere gli headliner della serata. Per questo tour estivo, gli Hardcore Superstar hanno deciso, per la gioia soprattutto dei loro fans di lunga data, di presentare una scaletta che va a pescare un po’ da tutta la loro discografia: l’apertura è affidata infatti a “Hello/GoodBye”, tratta dal loro primo album internazionale “Bad Sneakers And A Pià±a Colada”, alla quale fa subito seguito l’unico brano tratto dall’ultimo e discusso “HCSS”, la ruffianissima “Touch The Sky” che, se su disco aveva lasciato perplesso piùdi qualcuno, dal vivo viene suonata con maggior cattiveria e risulta assolutamente vincente, coinvolgendo nel ballo il pubblico esultante.

Il combo di Göteborg, come dicevamo, è oramai di casa nel nostro paese e Jocke, come al solito mattatore assoluto sul palco, ci dice di essere molto legato soprattutto alla città  di Milano e si lascia piacevolmente andare ad esclamazioni in italiano (“Bellissimo!”, “Aspetta!”). Vic Zino, considerato ancora oggi il nuovo entrato nella band anche se oramai ne fa parte da quasi dieci anni, è il solito scatenato e irriverente folletto alla chitarra, mentre non perdono un colpo il pacioso Martin al basso e lo sciupafemmine Adde dietro le pelli.

Dopo una “Wild Boys” dal tiro come al solito capace di far muovere le chiappe anche i piùrefrattari, il vampiro Jocke conduce dietro al microfono una spaventosamente intrigante versione di “Dreamin’ In A Casket” (raramente suonata in maniera così compatta dal vivo), intrattenendosi ripetutamente a stringere le mani delle prime file: il nero crinito vocalist dimostra ancora oggi di riuscire con facilità  a mettere in fila dietro di sé tutto quello stuolo di imitatori che iniziò a copiarne look e modi sin dal primo momento in cui gli Hardcore Superstar iniziarono ad assaporare il meritato successo dopo anni di dura gavetta.

Il pubblico questa sera sembra andare davvero in visibilio quando vengono presentati i brani provenienti dal passato della band, come “Liberation”, “Someone Special” (durante la quale i cori del pubblico si saranno sentiti a chilometri di distanza) e soprattutto “Punk Rock Song”, ma nel finale non può che esserci spazio per quelli che possiamo tranquillamente definire oramai come i classici della band, da “Last Call For Alcohol” a “We Don’t Celebrate Sundays”: quest’ultima si conferma essere ancora una volta uno degli ultimi veri e propri inni rock delle ultime generazioni, grazie a quel clamoroso ritornello che riesce sempre nell’intento di coinvolgere la pressoché totalità  dei presenti.

Negli encores c’è ancora spazio, oltre che per la consueta deflagrante mazzata di “Moonshine”, anche per un altro ripescaggio dal passato come la piùmoderata “Dear Old Flame”, tratta da “Thank You (For Letting Us Be Ourselves)”, nonché per la conclusiva “Above The Law” nella quale viene sfoderato da tutti il dito medio in segno di spregio nei confronti della legge, mentre si compie l’oramai consueta gag che vede uno dei roadie della band cominciare a smontare il drumkit di Adde durante l’esecuzione del brano.

Questa sera Jocke, Adde, Vic e Martin hanno incendiato ancora una volta il palco, confermandosi una band di spessore assoluto dal vivo, allo stato attuale probabilmente una delle piùcoinvolgenti e devastanti insieme ai connazionali H.e.a.t.: avranno anche cantato “Noi non celebriamo le domeniche”, ma questa domenica, hanno celebrato la grandezza del rock’n’roll, quel rock’n’roll che, sino a che ci saranno band come gli Hardcore Superstar ed i loro degnissimi opener Speed Stroke, siamo certi non morirà  mai. Amen.

SETLIST HARDCORE SUPERSTAR: Intro ”“ Hello/Goodbye ”“ Touch The Sky ”“ Liberation ”“ My Good Reputation ”“ Silence For The Peacefully ”“ Wild Boys ”“ Dreamin’ In A Casket ”“ Someone Special ”“ Punk Rock Song ”“ Last Call For Alcohol ”“ We Don’t Celebrate Sundays ”“ Moonshine ”“ Dear Old Flame ”“ Above The Law

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