Caro Hendrix,
non so se lo sai (io ad esempio me lo sono dovuto far dire), ma il 18 settembre saranno esattamente 36 anni che sei morto. Sono quasi sicuro che non te ne frega granchè, e sono certo che la tua opinione dovrebbe essere Legge presso tutti coloro che amano la Musica. Già , perchè, levandoti di mezzo con largo anticipo rispetto alla media delle rockstar tue coetanee (molte delle quali già  virtualmente defunte quando tu suonavi ‘Are You Experienced?’, e che tuttora si trascinano da una tournée all’altra), ti sei risparmiato MTV, ben due LiveAid, la techno, il gangsta rap, l’ecstasy e tanta di quella merda che non c’è spazio per ricordarla tutta. Anzi, a ben pensare, non hai nemmeno fatto in tempo a diventare una rockstar, ti ci hanno fatto diventare da salma, sfruttando fino al parossismo il tuo esiguo repertorio, e scodellando sul mercato una compilation dopo l’altra, ad ogni tua ricorrenza (10, 20, 30 anni dalla tua nascita/morte): aspettiamo trepidanti quella per questo XXXV dal tuo trapasso (cosa potr”… ormai contenere, visto che il barile è stato raschiato, sminuzzato, glassato e plastificato? Tu che canti sotto la doccia e rutti in cucina?).

Pensa un po’, c’è gente che ancora oggi dice che gli hai insegnato tutto, proprio tu che non hai mai studiato un cazzo in vita tua, ma che eri tutto istinto e voglia di sperimentare (quando ancora era possibile farlo: oggi troveresti uno straccio di etichetta disposta a pubblicarti, ed uno straccio di radio disposta a mandare in onda i tuoi pezzi?); non hai idea di quanti babbei (mancini e non) hanno dilapidato invano i soldi di decine di paghette settimanali, pur di comprarsi una Fender e cercare di assomigliarti; c’è persino stato qualcuno in Italia (il Coglione con la R maiuscola) che si è impegnato la casa, pur di acquistare una delle tue chitarre e cercare così di cogliere, di riflesso e dopo decenni, un briciolo della tua gloria riflessa: la gloria di un ragazzo nero di Seattle che si faceva ricucire i pantaloni strappati dalla moglie di Frank Zappa (Zappa/Occhiogrosso, Autobiografia, Arcana 1995, pag. 67), o che si faceva fare un calco del membro dalle Plaster-Casters di Chicago (id., pag. 75; cfr. anche www.cynthiaplastercaster.com ): altro che pose da rockstar!?

Di te, per fortuna, resta ben poco: qualche intuizione geniale ormai ridotta a riempitivo nella scaletta di qualche cover band o pianobarista, quasi nessuna intervista in video, pochissime su carta stampata, una marea di cazzate su Internet (comprese quelle che sto scrivendo ora: scusa, ma non ho tempo di spiegarti cos’è Internet). Si salva, in un mare di ipocrisia, quello che è forse l’unico gesto autentico nei tuoi confronti, “The Ballad Of Jimi Hendrix” dei S.O.D. (provate a cercarla in Rete: ne rimarrete sorpresi?). Di tutto il casino che è seguito dopo, dei tuoi mille e piùfigli illegittimi (musicalmente parlando: per il resto non sono affari miei) non sei, né potresti, essere responsabile. Rallégrati almeno di questo, Joe.

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