Isolation Records – 21 Dicembre 2018
A due anni dal tristemente passato inosservato album di debutto, quel granitico e oscuro “6 0 1” ”“ uscito sotto l’egida della prestigiosa Southern Lord Records ”“ tornano alla luce i danesi Lifesick, esperimento metallic hardcore nato dalle ceneri di precedenti progetti e pronto a rimettersi in gioco con un full lenght che richiama con forza al sound moderno made in U.S.A.
“Swept in Black” ha il grande pregio di portare in Europa quella necessaria sferzata di claustrofobia, angoscia, cattiveria e “sporcizia” (nel senso buono del termine, ovviamente) che da qualche anno a questa parte sta facendo il buono e il cattivo tempo oltreoceano, grazie a uscite discografiche che alla peggio finiscono recensite su riviste di settore dalla tiratura globale. Il revival ha chiamato, e tantissime band hanno risposto “presente”, unendo soprattutto il repertorio metal stradaiolo all’immediatezza e alla foga dell’hc meno intellettualoide e piùconcreto. In questo contesto, non è così difficile trovare copie su copie del medesimo prodotto, ma ci sono dei distinguo, e i Lifesick possono essere sicuramente annoverati in questa schiera di eletti.
In primo luogo, il nuovo lavoro del quintetto di Frederica mantiene un certo che di lo-fi nel risultato finale, senza strafare con una potenza eccessiva e inutile: i riff di chitarra sono costanti pugnalate nell’intestino, tra rallentamenti vertiginosi alla Brutality Will Prevail e mosh a mani aperte à la Bent Life. Inoltre, i Lifesick 2.0 (come sottolineato anche dalla opening track – monito o respiro di sollievo? -) maneggiano con cura gli strumenti a propria disposizione, bilanciando alla grande i pochi elementi che il genere impone, trasmettendo distruzione e timore senza però scadere nel banale e nei cliché.
Insomma, i Nostri dimostrano di saper portare al loro fianco il caos senza venirne sopraffatti, calcolando l’entità dei danni da provocare con ciascun brano sull’ascoltatore. Non potevano mancare, all’interno di “Swept in Black”, alcune collaborazioni di peso: Andrew Neufeld (Comeback Kid), Jacob Bredahl (Hatesphere) e Andrew Drury (Baptists) rendono l’album ancora piùpalpitante ed emozionante, grazie a contributi tutt’altro che trascurabili. Incredibile come l’unico brano realmente hardcore sia tenuto per ultimo (A Million Steps Ahead), a dimostrazione del fatto che ogni regola di sorta sia ormai saltata, in un continuo incontro-scontro tra ciò che questo genere era, è , e sarà .
Se questa mezz’ora di fuoco e fiamme rappresenterà la prova della maturità per i Lifesick, non è dato sapersi: nel frattempo, in attesa di vedere come questa cattiveria sonora sarà trasmessa in sede live, sarà il caso di tenersi ben stretta una band giovane e di assoluto valore.
Recensione a cura di Luca Cescon.
Tracklist:
- Lifesick 2.0
- Buying Time
- Ignorance
- Unholy
- Torment of Life
- Suicide Spell
- Cage of Fear
- Keep Me Under
- Serpent King
- A Million Steps Ahead