Frontiers Records – Agosto 2015

A distanza di solo qualche mese dall’uscita dell’ottimo “Only To Rise”, nato dalla collaborazione con Michael Sweet degli Stryper, torna George Lynch, questa volta con l’ultima fatica discografica della sua band principale, ossia i Lynch Mob. Accompagnato dal figliol prodigo Oni Logan (vocalist di tutto rispetto tornato all’ovile già  da un paio di album) e da una sezione ritmica di assoluto prestigio, composta da Jeff Pilson al basso e Brian Tichy alla batteria, il guitar hero californiano dà  alla luce questo “Rebel”, un album di non immediata assimilazione ma che, ascolto dopo ascolto, vi si insinuerà  subdolamente in testa, specialmente se amate piùl’hard rock americano sporco e granitico, rispetto a quello vincolato a facili melodie e a ritornelli catchy.

Come dichiarato dallo stesso chitarrista, con questo lavoro la band ha provato ad uscire dai limiti autoimpostisi solitamente in fase compositiva, provando ad esplorare territori sonori ad essa sconosciuti, ammettendo però che, per quanto abbiano provato a discostarsene, il trademark del sodalizio Lynch-Logan è rimasto comunque innegabilmente impresso fra i solchi dell’album stesso. Fortunatamente, aggiungerei.

La chitarra dell’ex-Dokken è ovviamente protagonista indiscussa del disco e lo si evince immediatamente quando parte l’ipnotico riff che introduce alla grande l’opener “Automatic Fix”, sorretta dal drumming tellurico di Brian Tichy (a mio parere uno dei migliori batteristi della scena attuale). Il brano, liricamente una vera e propria elegia delle capacità  curative del rock n’ roll, è fortemente caratterizzato da un ispiratissimo lavoro sulla sei corde da parte di Lynch, il quale cesella uno splendido assolo capace di spazzare via tutta la nuova generazione di masturbatori della sei corde, ricordando ad ognuno come la tecnica da sola non sia sufficiente e come invece questa debba sempre essere accompagnata da una memorabile linea melodica. Se poi, in chiusura del solo, arriva un bridge che vede Logan emulare il David Coverdale piùbluesy, eccovi servito su un piatto d’argento uno dei pezzi piùbelli ascoltati negli ultimi mesi.

Durissimo e senza respiro anche il riff su cui è costruito il secondo brano “Between The Truth and a Lie”, che evoca non poco i gloriosi Badlands. Ma è ancor piùcon la piùcadenzata “Testify” che il sound “polveroso” della band che fu di Ray Gillen e Jake E. Lee viene ulteriormente riletto in chiave piùattuale, andando così a chiudere un trittico iniziale da urlo.

A questo punto sarebbe lecito aspettarsi un calo ed invece il quartetto continua a stupire mantenendo uno standard compositivo elevatissimo, con un sound ottimamente bilanciato tra tradizione hard bluesy e accenni vagamente più“modern”, come nelle suggestive “Sanctuary” e “Pine Tree Avenue”, oppure nella potente “Dirty Money”, in cui strofe cariche di effetti si sposano alla grande con un irresistibile chorus dal tiro inaudito, il tutto trainato dal basso pulsante dell’ottimo Jeff Pilson, già  sodale di Lynch nei Dokken.

Anche “The Hollow Queen” parte alla grande, ma viene purtroppo affossata da un ritornello noiosissimo che ricorda gli Alice in Chains meno ispirati e che fa venir subito voglia di passare al brano successivo, in cui fortunatamente la band si riprende alla grande confezionando un pezzo come “The Ledge”, in cui un chorus acustico di largo respiro va ad innestarsi sulle inattese armonie quasi Sabbathiane del riff iniziale.

Detto dell’ottima produzione, ad opera di Chris Collier, capace di equilibrare in maniera perfetta il sound della band, non mi rimane che citare il brano posto alla fine del disco, un vero e proprio assalto hard rock appropriatamente intitolato “War”, con il buon George nuovamente sugli scudi grazie ad un lungo ed incendiario assolo, in grado di chiudere in maniera egregia un album che, se non vi farete spaventare dalla sua apparente osticità  e gli darete piùdi una chance d’ascolto, di sicuro finirà  molto in alto nella vostra Top Ten dei dischi migliori di questo 2015.

www.georgelynch.com

Track list:
1. Automatic Fix
2. Between the Truth and a Lie
3. Testify
4. Sanctuary
5. Pine Tree Avenue
6. Jelly Roll
7. Dirty Money
8. The Hollow Queen
9. The Ledge
10. Kingdom of Slaves
11. War

Band:
George Lynch – chitarra
Oni Logan – voce
Jeff Pilson – basso
Brian Tichy – batteria

 

 

 

Avatar
Author

All you need to know about me is that I was born and raised on Rock 'n' Roll. We'd better let the music do the talking, as Joe Perry used to say...

Write A Comment