Dopo parecchi anni di assenza ecco ritornare nella capitale i Marillion, gruppo capostipite del filone new prog inglese di inizio anni ottanta. Ottima la risposta del pubblico accorso numeroso nella favolosa location dell’Auditorium Parco della Musica, posto davvero ottimale per qualsiasi evento musicale. Questa e’ la prima di due date in terra italica della band inglese, la quale presentera’ per intero il  nuovo lavoro F.E.A.R. uscito lo scorso anno e che li ha fatti ritornare sulla cresta dell’onda dopo qualche anno di appannamento. Alle 21 le note di Eldorado danno il via alla serata, grazie ad uno schermo gigante dietro la batteria vengono proiettati immagini che rendono la serata ancora piu’ suggestiva e ricca di magia. Eldorado, la prima delle tre mastodontiche suite che vengono presentate stasera, ci dona una band in splendida forma e con uno Steve Hogart vero punto focale e motore trainante. L’arpeggio iniziale di Steve Rothery descrive tranquillita’ mentre Hogart ricama chorus rabbiosi ed emotivi man mano che il pezzo cresce, le immagini proiettate davvero suggestive condite da effetti luci ipnotici colpiscono l’audience, alla fine del pezzo il pubblico e’ tutto in piedi ad applaudire tale opera d’arte sotto forma di note musicali. La band saluta il pubblico dedicando il concerto al grande Tom Petty scomparso il giorno prima. Il secondo pezzo in scaletta e’ Living in FEAR brano meno complesso del primo ma ugualmente ricco di pathos, dove un grandissimo Steve Hogart mima il testo come se fosse un attore, correndo da una parte all’altra, distribuendo sorrisi alle prime file. Curiosa invasione di palco da parte di un fan, che riesce a salire e raggiungere Steve Rothery abbracciandolo davanti all’incredulita’ del gruppo stesso, il quale reagisce con una risata collettiva salutando il caloroso invasore che viene accompagnato dalla security sotto il palco. Dopo questo breve fuori programma il concerto riprende con la seconda suite: The Leavers.

Come per Eldorado anche The Leavers e’ suddivisa in piu’ parti, le immaggini proiettate sul grande schermo ci fanno tuffare direttamente all’interno del pezzo, la capacita’ interpretativa di Hogart e’ da autentico fuoriclasse, nonostante gli anni passano la classe rimane immutata, da applausi. White Paper altro gioiello tratto da F.E.A.R. pezzo ricco di emozioni, dove l’interpretazione di Hogart vale il prezzo del biglietto. Con la suite The New Kings  si chiude la prima parte del live incentratata sull’esecuzione di F.E.A.R. Veramente suggestive le immagini proiettate dove si vede la figura di questo miliardario che comanda a suon di dollari, facendoci riflettere sul fatto che il mondo ormai e’ in mano ai potenti. Da Season’s End, album dove esordi’ Steve Hogart nel lontano 1989, viene estratta The Space che con la sua atmosfera epica e sognante manda in estasi il pubblico, brano che sfuma lentamente nella parte finale con una linea vocale da brividi. Afraid Of Sunlight tratta dall’omonimo album del 1995 presenta un Mark Kelly che esegue raffinati ricami con il pianoforte, ritmiche delicate  e chorus cantato da tutto il pubblico. Troppo simpatico Steve Hogart che regala delle battute verso il pubblico prima di eseguire The Great Escape, brano tratto da quel capolavoro assoluto intitolato Brave. L’interpretazione e’ al massimo, l’assolo di Steve Rothery e’ superlativo, il tutto inondato da una cascata di tastiere sognanti ad opera di Mark Kelly. L’atmosfera si fa leggiadra con Easter, brano soave con una delicatezza unica, Hogart incita il pubblico a cantare il ritornello prima del favoloso assolo di Steve Rothery, chitarrista incredibile molto sottovalutato nel panorama musicale, ogni sua nota e’ un emozione unica, riesce nella sua semplicita’ a creare un feeling pazzesco.  L’atmosfera si fa piu’ scansonata e semplice  con Man Of a Thousand Faces, brano che chiude la serata prima del bis finale costituito da Invisible Man e Neverland. Prova magistrale di tutta la band, brani eseguiti con una perizia tecnica pazzesca, senza nessuna sbavatura, davvero grandi Marillion, unica pecca se cosi’ si puo’ dire e’ quella di non aver incluso in scaletta nessun pezzo dell’era Fish, peccato sara’per la prossima volta.

Setlist: El Dorado, Living In FEAR, The Leavers, White Paper, The New Kings, The Space, Afraid Of Sunlight, The Great Escape, Easter, Man Of a Thousand Faces, Go, The Invisible Man, Neverland.

2 Comments

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    “L’era Fish” ? Il fatto è che ora i Marillion sono distanti anni luce da quel periodo ; è normale che non suonino ( spesso ) brani di quegli anni , anche se Kayleigh, Sugar Mice ma anche Garden Party le hanno fatte recentemente.

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      Marco Zingaretti Reply

      Lo so che l’era Fish e’ chiusa da un pezzo e che le loro setlist ormai si basano su composizioni recenti, ma essendo un loro seguace da sempre ci spero che possano magari includere qualche pezzo di quel magico periodo.

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