Report a cura di Luca Cescon. 

 

La quinta edizione del festival bergamasco conferma la volontà  di creare un punto di ritrovo stabile e d.i.y. all’interno di un contesto musicale in pieno fermento.

 Come diceva Agatha Christie, “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”: nel caso del Molto Male Fest, il suo quinto evento va ben oltre questa citazione, diventando piena conferma delle capacità  intrinseche del collettivo organizzatore.

Il Molto Male Collective, all’interno del quale si possono riconoscere diversi volti piùo meno noti della scena musicale nostrana, è riuscito a toccare con la sua kermesse primaverile le giuste corde del pubblico, mettendo in piedi una giornata di qualità  elevata.

Il 19 maggio il CSA Pacì Paciana di Bergamo ha dato un tetto a una serie di culture musicali che un tempo si sarebbero semplicemente ignorate, ma che ora non solo sono capaci di convivere pacificamente, ma anche di divertirsi in egual misura.

A orchestrare il tutto ci ha pensato la mano sapiente di un “gruppo dirigente” attivo e desideroso di spostare gli equilibri in proprio favore, tramite una regia attenta e concentrata che ha permesso di portare a casa un ottimo risultato (voci di corridoio narrano di numeri superiori all’edizione 2017).

La location ha imbrigliato il pubblico in un locus amoenus in grado di concedere momenti di quiete tra una performance e l’altra, evitando così di annoiare le centinaia di persone che hanno preso parte al Molto Male Fest.

All’interno, il palco molto basso ha avvicinato quanto piùpossibile gli ascoltatori ai musicisti, mentre all’esterno il relax era assicurato, tra un panino, una birra e uno scambio di opinioni tra vecchi e nuovi amici.

In un’escalation di entusiasmo, culminata soprattutto con i live di Slander e Ultra-Violence, la giornata ha potuto mettere alla prova anche band del territorio che sono state scelte con una certa cura da parte del collettivo organizzatore. Nessuno ha sfigurato, e l’alternanza on stage ha dato risalto e possibili future chance anche a gruppi minori che stanno macinando esperienze e muovendo i primi passi in un mondo musicale saturo in qualsiasi settore. 

Da sottolineare la precisione chirurgica nel gestire i fatidici cambi palco, ma anche la libertà  totale lasciata al pubblico, che si è scatenato in un turbinio di pogo e stage diving tipici di una situazione nella quale il divertimento con la “d” maiuscola è alla base.

Il Molto Male Fest sta tracciando il proprio sentiero nella giusta direzione, grazie a una spinta dal basso che profuma di d.i.y. e che tende a migliorarsi a ogni edizione, all’interno di una scena musicale che sta riscoprendo la voglia di mettersi in gioco e di “sporcarsi le mani”.     

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