Scarlet Records – Marzo 2018
Sono trascorsi 33 anni da quel primo demo tape ‘The Shining Pentagram‘ del 1985 e l’ondata oscura, estrema e blasfema, causata dall’iniquità musicale dei Necrodeath, si abbatte ancora una volta come uno tsunami devastante sulla terra ferma, e impotente che nulla può contro il muro di potenza e sonorità violenta che trasforma tutto in fangosa distruzione e devastazione. Ancora Necrodeath, assolutamente Necrodeath, profondamente Necrodeath. La band è piùche mai una volgare macchina aggressiva e laceratrice di anime inermi e carni, sanguinario osceno connubio di cattiveria e di angoscia beffarda che rade al suolo certezze con furia senza confini.
Necrodeath!!!! ‘The Age of Dead Christ‘ è un album impossibile, incredibile, impensabile. Supera qualsiasi aspettativa e va oltre qualsiasi pensiero potessi aver mai partorito fermandomi a riflettere a proposito di questo nuovo lavoro della band ligure. Unico!!! Un concentrato di rabbia oscura suddivisa in nove capitoli, nove storie, nove episodi assurdi, dannati, rabbiosi, acidi, oscuri, impuri, sacrileghi, oltraggiosi, mortali. Un crescendo di violenza narrativa e sonora oltre ad ogni limite e speranza. Un titolo di spinosa bellezza che ferisce anche il solo tentativo mentale di provare a comprendere cosa potrà mai esistere al di là della pura follia.
Un album a dir poco strepitoso nella sua stesura, non so se uno tra i migliori del genere che io abbia mai ascoltato, ma di certo un qualcosa che rimarrà impresso, ‘inchiodato’ con rabbia su di un legno e nella profondità dei miei ricordi.
La vecchia scuola che fonde nel sangue l’infinita passione e le radici estreme sembra non essere mai tramontata nonostante vicissitudini e lustri che impietosamente si susseguono seguendo il ciclo di nascita, vita, morte. Una crudele raffinatezza nei riff, una spietata violenza dei ritmi, una cacofonica malinconia nei solo, una spettrale malignità nelle linee vocali, una sfacciata serie di armoniche concatenazioni, una posseduta visione d’insieme, un incubo continuo, esaltante, dannato. Avevo intuito qualcosa ascoltando il singolo ‘The Triumph of Pain‘ e avevo espresso il mio parere parlando con Peso a proposito delle mie prime sensazioni; ma il tutto è ben diverso da quella che poteva essere la mia piùoscura e macabra aspettativa o prospettiva, come dicevo in precedenza. Un album perfetto sotto tutti i punti di vista, dalle distorsioni ritmiche di infinita precisione, tra violenti stacchi e passaggi da capogiro che confondono e sfregiano i pensieri, alle cadute nel baratro piùprofondo della mente, alle sonorità che contengono l’abisso piùbuio e oscuro, all’insieme come unità profana di quattro menti, cuori e distorte perversioni. Urla, sacrifici, streghe, demoni, confusione, ovvero noi, il nostro mondo volgare, la nostra vita abbandonata e tutto ciò che pensiamo sia così e basta! Il nosto inferno interiore, il nostro dolore, la nostra incapacità di vivere, noi!
Sono molto colpito da ‘The Age of Dead Christ‘. Colpito per le concitate sensazioni provate grazie a riff impressionanti e spaccature ritmiche di incredibile qualità , scosso da momenti di oscura brutalità e incantevole follia compositiva e disumanità creativa.
I brani, quali e perchè? ditelo voi!
Peso, Flegias, Pier, GL, brutali artefici del misfatto.
Tracklist:
1. The Whore of Salem
2. The Master of Mayhem
3. The Order of Baphomet
4. The Kings of Rome
5. The Triumph of Pain
6. The Return of The Undead (feat. AC Wild)
7. The Crypt of Nyarlathotep
8. The Revenge of The Witches
9. The Age of Dead Christ
Band:
Flegias – voce
Pier Gonella – chitarra
Peso – batteri
GL – basso