Gaphals Records – Aprile 2015

Gli svedesi Oblivious, giunti alla loro terza fatica in studio, si presentano al pubblico con una formazione rivista o meglio rimaneggiata dopo la defezione di una delle due chitarre. Onestamente non si avverte all’ascolto alcun cambiamento nel sound che rimane duro e pachidermico nei riffs e nella struttura ritmica, concedendo raramente delle pause melodiche.

Tuttavia rispetto alle precedenti composizioni il gruppo sembra essersi liberato dalle influenze stoner palesate in precedenza esprimendosi sia nel lato compositivo che in quello interpretativo in ambienti sonori molto piùseventies-borderline. Le canzoni sono piùdirette e muscolari inframezzate talvolta da arrangiamenti vocali anche se non supportati da particolari doti di natura performante, hanno il pregio di rendere singolari alcune composizioni; mi riferisco soprattutto ai cori che, anche se lontani dalla qualità  ricordano da un lato la struttura degli Uriah Heep e dall’altro un mixing fra Kasabian e i canti propiziatori delle tribùNavajos.

Sotto un certo punto di vista, secondo canoni commerciali contemporanei, sembra penalizzante la breve durata dell’album, circa 27 minuti distribuiti su otto brani, ma la stessa contribuisce ad avvicinare la band ai cliché del periodo storico e musicale di riferimento che trovano espressione e testimonianza anche nella veste grafica e, sinceramente, non sarebbe stato necessario altro materiale da proporre con il rischio di saturare l’ascolto di pubblico e critica.

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Tracklis:
1. For Who Do Burn
2. Dirty Hand
3. Bang
4. Shore To Shore
5. Riding Down
6  Screwed
7. Midnight Mess
8. Like Brothers

Band:
Isak – voce
Böris – chitarra
Andy – basso
Jocke – batteria

 

Oblivious3

 

 

 

 

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