Aspettavo di vedere gli Stone Sour dal vivo da un bel po’ perché non ne avevo avuto ancora occasione, nonostante i nostri una capatina in Italia l’avevano già  fatta. E l’occasione si è presentata per il tour di promozione di “Come What (Ever) May”, un album che mi ha fatto molto apprezzare il progetto parallelo di Corey Taylor degli Slipknot. Infatti, come ben si sa, l’aspetto live conta molto per valutare quali sono le potenzialità  effettive di ogni gruppo che si rispetti, soprattutto nel panorama metal, caratterizzato sempre piùdal proliferare sfrenato di nuovi gruppi che poi si rivelano delle semplici meteore.

Se in un primo momento l’Alcatraz non sembrava molto gremito di fan, quando gli Stone Sour hanno fatto la loro entrata in scena il pubblico era già  in delirio e aumentato considerevolmente in numero. Ad ammazzare l’attesa, ci hanno pensato i Mellow Toy, un gruppo della scena crossover milanese che, nonostante la loro non decennale esperienza, ha coinvolto nel migliore dei modi i presenti.

E poi spazio agli Stone Sour acclamati a gran voce dagli innumerevoli fan accorsi per godersi la loro performance live. Un palco semplice senza eccessivi fronzoli, ridotto all’essenziale per dar spazio alla musica, che è l’unica cosa davvero importante in un concerto. Corey ha fatto il suo ingresso trionfale a torso nudo mettendo in mostra i suoi innumerevoli tattoo e devo dire che fa comunque un certo effetto vedere Corey e James Root senza l’abituale maschera dei KNOT. Quindi il mitico combo è partito subito sulle note di “30/30-150” che ha dato il via ad un pogo sfrenato, in primis tra i membri del gruppo. Un suono possente e quasi senza imperfezioni ha caratterizzato l’intero concerto; merito di ogni singolo componente che non si è risparmiato assolutamente neanche per un attimo. Un grande merito va riconosciuto, su tutti, al mitico batterista Roy Mayorga (ex Soulfly), che ha scandito il tempo dei vari pezzi con precisione fuori dal normale”… la tecnica c’è e si vede; divino. I brani si son succeduti con una velocità  impressionante che non c’hanno dato neanche un attimo di respiro. Corey dal vivo, è un animale da palcoscenico, non si è fermato un attimo chiedendo continuamente il sostegno dei fan, che non se lo son fatti ripetere due volte, e ringraziandoli anche piùvolte in italiano, davvero apprezzabile da parte sua. Un’attitudine a tratti punk quella mostrata da Taylor nel suo modo di tenere la scena, fatta di cattiveria allo stato puro, di incazzatura contro il mondo e, forse anche, di un po’ troppi sputi sul palco e sul pubblico presente. Ma in fondo il mondo del metal ci ha abituato anche a cose piùesagerate di qualche semplice sputo. Dopo vari pezzi tratti da “Come What (Ever) May”, come la title-track appunto, la mitica “Reborn” e l’ipnotizzante “Your God” tutti noi abbiamo invocato a gran voce “Bother”, canzone d’atmosfera che piùdi ogni altra ha dato agli Stone la possibilità  di farsi apprezzare dal grande pubblico”… E così gli altri sono andati via lasciando il palco a Corey, che impugnata la chitarra, si è esibito in un mix di “Sillyworld”, “Bother” e “Trough Glass” dando vita ad un momento davvero emozionante che ha smorzato per un po’ di minuti l’atmosfera da pogo sfrenato che si era creata. Tornati on stage gli altri Stone Sour, son ripartiti con qualche brano ripreso dal loro album omonimo d’esordio, per poi concludere con “Get Inside”. In sostanza, davvero un bel concerto, che ha messo in mostra la bravura e la tecnica di questi ragazzi, che dal vivo non si risparmiano assolutamente.

Davvero belle vibrazioni live. Unica pecca di tutto ciò, la durata del concerto che non ha oltrepassato un ora e un quarto”… ma forse tenendo il loro ritmo sul palco non si può pretendere di piùda questi cinque bad-boys!

Setlist:
1. 30.30.150
2. Come What(ever) May
3. Scars
4 .Reborn
5. Your God
6. Monolith
7. Silly World
8. Bother
9. Through Glasses
10. Blotter
11. Tumult
12. Hell
13. Get Inside

 

Redazione
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