Frontiers Records – Ottobre 2015

La storiografia della musica rock, in particolare dell’hard rock e dell’heavy metal, è da sempre strettamente correlata al concetto di ribellione. E cosa c’è di piùribelle che andare controcorrente e portare avanti pervicacemente per oltre trent’anni le proprie convinzioni ideologico-cristiane all’interno di un genere musicale che in alcune sue frange piùestreme è spesso dedito a flirtare col male (a dir la verità , perlopiùappunto per puro spirito di ribellione o anche solo per cercare di ottenere maggiore visibilità )?

Quasi a rafforzare questo concetto, il nuovo album degli Stryper riporta in copertina il ribelle per eccellenza, l’angelo caduto Lucifero immortalato nell’atto di essere cacciato dal Regno dei Cieli per la sua disobbedienza nei confronti del Signore.

Ma la band guidata dai fratelli Sweet è ben lontana dall’essere cacciata dall’Olimpo del Rock: questo loro undicesimo album “Fallen”, che segue l’ottimo “No More Hell To Pay” del 2013, rappresenta sicuramente il lavoro piùheavy di tutta la loro carriera e conferma ulteriormente come ci troviamo di fronte ad una band che sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza da qualche anno a questa parte.

Quanto detto è subito evidente a partire dall’opening track “Yahweh”, composta da Michael Sweet insieme a Clint Lowery dei Sevendust: il brano in questione inizia con un solenne coro quasi gregoriano, sul quale si sovrappone subito un serratissimo riff di chitarra che potrebbe tranquillamente essere uscito dalle mani di Dave Mustaine. La sempre sfavillante ugola di Michael ci conduce prepotentemente in un’epica cavalcata di oltre sei minuti nella quale viene narrata la passione di Cristo e sulla quale mette il suo sigillo anche Oz Fox con un assolo anch’esso di stampo “Megadethiano”.

Inizio travolgente, al quale fa subito degnamente seguito la title track “Fallen”, che racconta proprio la parabola di Lucifero, muovendosi su coordinate stilistiche simili, solo leggermente meno tirate. Il primo singolo “Pride” è ancor piùcadenzato ed è costruito su un riff molto pesante, bilanciato dalla voce di Michael Sweet che a strofe ricche di melodia contrappone comunque un chorus molto grintoso, nel quale ci avverte che non bisognerebbe mai lasciarci sopraffare dall’orgoglio.

Big Screen Lies” si scaglia contro le mistificazioni massmediologiche, anche se non è sicuramente uno degli episodi meglio riusciti dell’album a causa di un ritornello un po’ piatto. Ma la seguente “Heaven” è uno strepitoso episodio di class metal, grazie alle chitarre armonizzate, al coro potente e soprattutto all’ennesima ottima prova di Michael Sweet, la cui voce cristallina continua a stupire nonostante il passare degli anni: come dice il titolo, siamo di fronte al “paradiso” per quanto riguarda certe sonorità  che ci riportano al classico sound della band.

Pure “Love You Like I Do” porta impresso il marchio di fabbrica del gruppo grazie alle backing vocals ottimamente armonizzate, così come la seguente ballata acustica “All Over Again” dove si ritrovano atmosfere magistralmente orchestrate che si accompagnano a strofe che potremmo definire quasi country rock.

Anche in questo nuovo album c’è poi spazio per una cover: e cosa scelgono questa volta i nostri se non di andare ad omaggiare proprio una delle prime band sospettate di essere andata a braccetto col demonio, e cioè i mefistofelici Black Sabbath? La loro rilettura attualizzata del classico minore di Ozzy & Co. “After Forever” è trascinante come e piùdell’originale ed il pezzo non pare essere stato certo scelto a caso: provate a leggere con attenzione il testo e magari vi sorprenderete a scoprire che questo avrebbe potuto essere stato tranquillamente scritto da una band cristiana.

Si continua a premere l’acceleratore nella trascinante “Till I Get What I Need”, nella quale si mette in evidenza il potente drumming di Robert Sweet, ottimamente coadiuvato dal basso di Timothy Gaines; è poi il turno del mid tempo “Let There Be Light”, caratterizzato anche questo da un chorus che ben si presterà  ad essere prossimamente cantato dal pubblico in sede live, e di una “The Calling” che sembra essere uscita direttamente dai solchi di “Soldiers Under Command”.

L’album si chiude come aveva cominciato e cioè con “King Of Kings”, un’altra esaltante galoppata epica che si va a riallacciare idealmente al pezzo d’apertura con un’altra celebrazione del Re dei Re, protagonista assoluto della Bibbia, un libro che, credenti o meno voi siate, rappresenta ancora oggi il piùgrande racconto epico mai realizzato.

Mettete da parte eventuali pregiudizi verso le tematiche trattate da una band alla quale deve essere comunque riconosciuto il fatto di essere sempre rimasta fedele alle proprie idee, andatevi a comprare questo “Fallen” e cominciate a guadagnarvi la vostra razione di Paradiso (perlomeno quello musicale).

http://www.stryper.com

Tracklist:
1. Yahweh
2. Fallen
3. Pride
4. Big Screen Lies
5. Heaven
6. Love You Like I Do
7. All Over Again
8. After Forever
9. Till I Get What I Need
10. Let There Be Light
11. The Calling
12. King Of Kings

Band:
Michael Sweet ”“ voce, chitarra
Robert Sweet – batteria
Tim Gaines ”“ basso
Oz Fox – chitarra

 

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