Tra  50 e  70 anni fa e’ capitato spesso che in cittadine sperdute intorno a Manchester (UK) siano nate persone destinate a cambiare il mondo della musica e ad essere ricordate per sempre, senza assolutamente voler esagerare. Keith Noel Emerson ci nasce appunto nel 1944 quando ancora si aveva paura delle V2 tedesche lanciate a grappolo verso il canale della manica e come in una fiaba in cui tutto va meravigliosamente bene cresce in una famiglia incline alla musica e all’arte che lo siede ad un pianoforte già  all’età  di 8 anni. Il resto della storia si può sintetizzare così: successo immediato, fama, carriera piùche cinquantenaria. E’ il 1967 quando nasce il suo primo gruppo: The Nice; siamo in pieno periodo beat e se ascolti “The Thoughts of Emerlist Davjack” ne puoi sentire la contaminazione, impossibile da evitare, ma con quella punta di organo Hammond violento che fa presupporre un futuro gravido di novità .

La novità  dirompente arriva appunto nel 1970 quando con personaggi nati in “gruppetti” come King Crimson e Atomic Rooster nascono gli Emerson Lake and Palmer con appunto Greg Lake e Carl Palmer cambiando identità  al rock, al progressive e donando alla musica un percorso nuovo.

Inutile soffermarsi sulla storia di uno dei gruppi piùfamosi del rock-prog mondiale, talmente famoso che è impossibile trovare aneddoti o particolari che non siano già  di dominio pubblico, per cui cerchiamo di addentrarci di piùnel personaggio per cercare di comprendere i motivi di un gesto estremo quale quello compiuto pochissimi giorni fa a Santa Monica, in quel di Los Angeles.

Lo stile di Keith Emerson è unico in quanto mescola la formazione classica (ama particolarmente Johan Sebastian Bach), il jazz e il rock violento; tale commistione trova espressione attraverso l’organo Hammond, l’unica valida alternativa alla chitarra elettrica, e il sintetizzatore Moog che suona per primo in assoluto dal vivo. Il suo straordinario virtuosismo conquista e ispira tutti, e dico TUTTI i blasonati musicisti che dopo di lui si appropriano dell’Hammond e dell’ampli Leslie, non c’è sicuramente bisogno di fare nomi. La sua capacità  tecnica e la sua  fantasia musicale stordiscono il pianeta ma, come non fosse abbastanza, aggiungiamo una presenza scenica mastodontica e una teatralità  estrema che comprende, ma non solo, coltellate allo strumento, spinte, rovesciamenti e ogni genere di abusi da far sembrare il piùschizofrenico dei Keith Moon come un’educanda sul palco, rimanendo però immune dalle turbe mentali  del batterista degli Who e ricordato da chiunque ne abbia avuto a che fare come una persona affabile, disponibile e buona di cuore.

Keith Emerson si sposa, divorzia, perde tutto il suo patrimonio nella causa con l’ex moglie ed emigra in America continuando ininterrottamente a suonare per il pianeta con vecchi e nuovi compagni di viaggio, nomina chi vuoi tra i piùfamosi, fino ad avere i primi, e purtroppo costanti, problemi di salute. Come nelle peggiori disgrazie il dramma colpisce proprio le mani con una forma di artrite grave, secondo alcuni medici dovuta ad un uso non proprio per un essere umano. Chirurgie e riabilitazioni lo rimettono in sella per poi fermarsi ancora stavolta per problemi alla schiena, è qui che l’uomo Emerson forse realizza di invecchiare, appena passato il nuovo millennio.

Il profilo psicologico di Keith Emerson si fa piùchiaro nel 2010 quando deve abbandonare il tour per l’asportazione di un polipo dall’intestino e scrive una lettera aperta ai fans scusandosi. Un musicista estremo, un genio consapevole, un perfezionista che ha come prima preoccupazione il fatto di deludere il pubblico e non la presenza di un tumore, è importante tenere a mente questo particolare per capire l’evoluzione, o involuzione, della sua vita. E’ il 2015 quando perde completamente l’uso di due dita per una degenerazione dei nervi del braccio, ma chi crede che si sia fermato commette un errore grossolano e pochi mesi fa programma un tour in Giappone, nazione che lo adora come un dio in terra. Il tour non può partire per impossibilità  sua di suonare correttamente la sua musica e nella notte tra il 10 e l’11 marzo si pianta una pallottola di grosso calibro nel cervello ponendo fine alla storia di uno dei piùimportanti compositori della musica moderna.

Il dramma del suicidio, qualsiasi suicido, è difficile da comprendere, specialmente quando sei circondato dall’affetto dei tuoi cari e del pubblico; le piaghe della depressione sono profonde e letali come malattie fisiche e ogni riflessione è pura speculazione. Eppure mi sento di poter dire che il suo non è stato egoismo, semmai il contrario. La sua pena di non poter piùsuonare per il pubblico, per NOI, di non servire la Musica,  è stata piùforte  del pensionamento, del sole della California, dell’affetto della sua compagna e dei suoi amici. Come la canzone che scrisse il suo amico Glenn Hughes, “You Are The Music, We’re Just The Band”.

 

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