Tornano in Italia per il quinto anno di fila i Testament e fanno centro ancora una volta. Il combo americano proveniente dalla Bay Area di San Francisco, giunta alla terza ed ultima tappa di questo breve tour italiano (dopo Roma e Cascina), riesce infatti ad attirare in quel del Circolo Magnolia una buona affluenza di pubblico, considerando soprattutto il fatto che siamo a fine luglio. Gran parte dei metallari rimasti a Milano, presenti anche diverse delegazioni provenienti un po’ da tutto il Nord Italia, si è infatti riunita qui questa sera, nonostante l’opprimente canicola e le fastidiose zanzare, a tributare il giusto omaggio ad una band che, alle spalle dei Big 4, rappresenta con gli Overkill, la migliore espressione del thrash metal di matrice americana.

E’ sabato e così, quando sul secondo palco prende posto in perfetto orario il primo dei due opening act previsti per la serata, il pubblico è già  presente in buon numero, pronto ad accogliere il quartetto dei Bullet-Proof ed il loro thrash metal di matrice classica. La band proveniente da Bolzano, formata un paio di anni fa da Richard e Lukas Hupka (padre e figlio di origine slovacca, rispettivamente chitarra-voce e batteria) e completata dal secondo chitarrista Max Pinkle e dal bassista Federico Fontanari, non ci mette molto, nel breve tempo a sua disposizione, ad impressionare favorevolmente grazie ad una manciata di pezzi dal tiro diretto, che mettono in mostra la giusta grinta e una notevole perizia tecnica, con alcuni richiami ai Megadeth, evidenti negli assoli al fulmicotone di “Chemtrails” o nella piùcadenzata “You Heroine”; non mancano nemmeno look e attitude, come dimostrato dalla chitarra fracassata al termine dello show da Richard Hupka, gesto che lascia sgomento qualcuno tra il pubblico ma che di sicuro lascerà  il segno nella memoria dei presenti. Una band della quale sono sicuro sentiremo parlare ancora: intanto procuratevi il loro album d’esordio “De-Generation”, uscito lo scorso anno per la Sleaszy Rider Records.

Alcuni die-hard fans dei Testament nel frattempo cominciano ad accalcarsi davanti al palco principale, dove tra poco piùdi un’ora si esibirà  l’attrazione clou della serata, ma fortunatamente il grosso del pubblico preferisce restare davanti al secondo stage dove si appresta a salire la seconda band in programma e cioè i lombardi Methedras. Sulla scena già  da piùdi dieci anni, con quattro album ed un’intensa attività  live alle spalle, il quartetto è ancora piùaggressivo rispetto a chi li ha preceduti, con un sound accostabile in parte al death metal scandinavo: nonostante il forte impatto dei brani proposti, unito all’indiscutibile perizia tecnica messa in mostra dai membri della band, in particolare del chitarrista Daniele Colombo, il gruppo non riesce a catturare piùdi tanto l’attenzione del sottoscritto, poco avvezzo in verità  a sonorità  caratterizzate da schitarrate laceranti e growling vocals; gli astanti invece dimostrano di gradire parecchio e al termine del set salutano i quattro, tributando loro un meritato applauso.

Giusto il tempo di farsi un giro tra gli stand (sempre presenti gli infaticabilii ragazzi della Tsunami) ed una birra in compagnia di alcune vecchie conoscenze ed è il momento dei Testament: i primi tre brani (la sempiterna “Over The Wall” e le incalzanti “Rise Up” e “The Preacher”) vengono presentati in sequenza senza soluzione di continuità  e la sensazione è quella di un treno in corsa che travolge qualsiasi cosa gli si ponga davanti. I ragazzi sanno ancora giocare duro e ce lo dimostrano: i suoni, nonostante un volume basso quasi al limite dell’indecenza, sono pulitissimi e ci permettono di cogliere perfettamente le qualità  dei cinque strumentisti, con una menzione d’obbligo per uno dei migliori batteristi thrash di sempre quale Gene Hoglan e soprattutto per il chitarrista Alex Skolnick, il quale dividendosi ritmiche ad assoli con l’altro storico chitarrista Eric Peterson, mette in mostra tutta la sua tecnica d’estrazione jazz mettendola al servizio di brani che hanno scritto la storia del metal estremo quali “The Haunting” e “Practice What You Preach”.

Sul palco, caratterizzato da un’illuminazione piuttosto buia e virata soprattutto sui toni del rosso e del viola, troneggia la maschera demoniaca che compariva sull’album d’esordio del quintetto ed anche la scaletta pesca a piene mani dalla prima fase della storia della band: ben sette i brani tratti dai primi seminali due lavori “The Legacy” e “The New Order”, con una menzione d’obbligo per l’immancabile caposaldo “Into The Pit”, che spinge piùdi un ardito a lanciarsi nella pratica del crowd surfing.

La piùrecente e cadenzata “Dark Roots Of Earth” calma leggermente le acque, ma è solo un momento, prima di bordate come “D.N.R.” o come la gloriosa “Disciples Of The Watch”, condotte magistralmente dall’ugola del gigantesco Chuck Billy.

Il bassista Steve DiGiorgio introduce con un breve siparietto in italiano “Alone In The Dark”, prima che sulla conclusiva “The Formation Of Damnation” il pubblico venga caldamente invitato al rito del Wall Of Death (con scarsi risultati per la verità , forse a causa del gran caldo). Spentesi le ultime note del pezzo, la band saluta tutti e si ritira nel backstage; ma manca ancora una cosa: “Native Blood” è inspiegabilmente rimasta fuori dalla setlist e così i Testament tornano sul palco per eseguirla come unico encore, introdotta da un Chuck Billy giustamente orgoglioso delle sue origini “native american” della tribùdei Poona (condivise in parte anche dal chitarrista Eric Peterson, per metà  indiano e per metà  svedese).

Una piacevole serata estiva all’insegna delle sonorità  piùcattive, con tre band che hanno saputo conquistare tutti i presenti. Peccato solo per i volumi troppo bassi e per una scaletta dei Testament che molti avrebbero desiderato un po’ piùlunga, inserendo magari un classico come “Burnt Offerings” da tempo oramai assente dalla set list. Ma per gli amanti del thrash metal è stato comunque un appuntamento sicuramente da ricordare.

 TESTAMENT:

Chuck Billy ”“ voce

Alex Skolnick ”“ chitarra

Eric Peterson ”“ chitarra

Steve DiGiorgio ”“ basso

Gene Hoglan ”“ batteria

SETLIST: Over The Wall, Rise Up, The Preacher, The Haunting, More Than Meets The Eye, Practice What You Preach, The New Order, Dark Roots Of Earth, Into The Pit, D.N.R. (Do Not Resuscitate), 3 Days In Darkness, Disciples Of The Watch, Alone In The Dark, The Formation Of Damnation, Native Blood

 

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