Jack Ely, il mito del rock’n’roll che nessuno conosceva, è morto a 71 anni a Richmond, Oregon, di una malattia che lui stesso non sapeva quale fosse: per tenere fede a non meglio specificate «convinzioni religiose», che evidentemente non comprendevano la fede nei medici e nella medicina, aveva impedito ulteriori indagini su ciò che l’aveva colpito tempo fa.

Jack Ely era il cantante dei Kingsmen, la band del Nord Ovest degli Stati Uniti che 52 anni fa registrò la versione piùfamosa di ‘Louie Louie’, che Richard Berry aveva scritto sei anni prima e che era stata un successo locale. La band aveva pagato 52 dollari per registrare una versione strumentale di quel pezzo, ma all’ultimo momento Ely aveva deciso di cantarlo. Ancora oggi sembra difficile immaginare perché l’abbia fatto: la registrazione è piena di errori, ed è evidente che il testo non gli era familiare.

Ma questa sgangheratezza, i tre accordi su cui è costruita, il ritmo saltellante e l’incomprensibilità  delle parole (che anni dopo portarono anche a un’indagine dell’Fbi su possibili significati osceni che ovviamente non approdò a nulla) fecero entrare la canzone nella leggenda: capolavoro inarrivabile di «garage rock», genere grezzo e semi-dilettantesco che da allora ha conosciuto infiniti revival, «Louie Louie» è stata reinterpretata, tra i tanti, da Beach Boys, Troggs, Sonics, Beatles, Otis Redding, Mothers of Invention, Motörhead, Blondie, Black Flag, Bruce Springsteen, Clash, la banda di fiati della Rice University e Iggy Pop.

Non solo: echi di «Louie Louie» si trovano in pratica in tutto il rock and roll degli ultimi cinquant’anni (due possibili e classicissimi esempi: «The Passenger» di iggy Pop e «Smells Like Teen Spirit» dei Nirvana). Se c’è un brano che merita la definizione di «pietra miliare», è certamente quel ballabile inciso dai Kingsmen e cantato da Jack Ely nel 1963.

Ely al tempo della registrazione aveva 20 anni tondi, poco tempo dopo se ne andò dalla band in disaccordo con gli altri componenti. Non ha lasciato altre tracce nella storia del rock. Pare che in tutti questi anni abbia fatto piùche altro l’allevatore di cavalli, vagheggiando un ritorno alla musica che non si è mai concretizzato. «Credo che in fondo sia stato felice di tutto quello che ha fatto nella vita, e in particolare che fosse molto orgoglioso di aver cantato “Louie Louie”», dice ora suo figlio Sean.

fonte: La Stampa.it

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