Red Mist Live Promotion riporta in Italia i Tygers Of Pan Tang, una delle autentiche leggende della NWOBHM, per un concerto che resterà  a lungo impresso nella mente dei fans di heavy metal e non solo.

Raramente ho visto fan ”“ francamente, non molto avveduti e forse poco consci dell’abnegazione e lo spirito di sacrificio con cui Robb Weir ha operato in tutti questi anni per tenere in vita una delle piùimportanti realtà  appartenute a quello storico moviemento denominato New Wave British Heavy Metal – accanirsi con leggerezza e faciloneria su una band che paiono apprezzare solo nominalmente, forse memori dei fasti che questa visse all’inizio degli anni ’80.

“Ma richiamare Jon Deverill”…no?”, oppure “Weir dovrebbe avere il coraggio di ribattezzare la band The Robb Weir Band, è la sua band solista, non sono i Tygers Of Pan Tang!”, questi sono alcuni dei commenti piùfrequenti che ho sentito negli ultimi tempi sui Tygers Of Pan Tang, una band “rimaneggiata” quanto si vuole a livello di formazione, ma capace di proporsi costantemente ad altissimi livelli, ogni volta in cui sia chiamata a farlo.

Ai detrattori, o ‘fan nominali’, per quel che mi riguarda, rispondo con un secco (ma non polemico) “se tutte le band storiche vengono ‘rimaneggiate” come ha fatto Weir con i Tygers, allora BEN vengano certi rimpasti!”

Sissignore, perché se i Tygers Of Pan Tang sono qui stasera e possono permettersi di fare esibizioni di questo livello, ci sarebbe solo da augurarsi che Robb Weir di anni all’anagrafe ne avesse meno di 50, e che le celebri ‘Tigri’ di Whitley Bay, Tyne and Wear, si fossero costituite un lustro fa o anche meno, e non sul finire degli anni ’70.

Un concerto spettacolare e grondante iperelettrica melodia  ”“pur con i limiti a livello di acustica del locale che ne ha ospitato l’esibizione- è quello di cui i nostri si sono resi protagonisti al Blue Rose Saloon di Bresso. I Tygers Of Pan Tang non hanno certo lesinato professionalità  né tantomeno sincero entusiasmo: in questo senso, fattori come l’ ‘italianità  certificata’ del loro ‘nuovo’ cantante, Jacopo Meille (fiorentino d.o.c. con loro da 11 anni, statisticamente il cantante piùlongevo nella storia della fondamentale band di Newcastle), nonché l’indice di gradimento del nostro paese da parte di Robb Weir, contribuiscono ad alzare il tasso di adrenalina e ‘carica’ con cui la band sciorina una splendida carrellata di classici del proprio repertorio.

Oltre alle ‘obbligatorie’ “Gangland” (posta in apertura), “Take It” e “Don’t Touch Me There” (storico singolo che compie 35 anni proprio in questi giorni, ed uno dei primissimi ad essere stato lanciato dall’allora neonata etichetta Neat Records), soprendono gli estratti dallo spesso discusso e bistrattato “The Cage”, disco che segnò la svolta definitiva dei Tygers verso un genere piùtendente all’AOR/hard rock melodico, che al classico heavy metal degli esordi.

Ecco dunque che “Rendzevous” e “Paris By Air” (quest’ultima peraltro inserita in un medley con “She”, dall’ultimo, ottimo “Ambush” del 2012, “Rock’N’Roll Man” e “Euthanasia”) beneficiano di un trattamento molto ‘old school’: zero effetti e volumi ‘a palla’ o quasi!

E’ inoltre una fortuna poter riascoltare in tutta la loro bellezza e semplicità  ‘classici minori’ come “Never Satisfied”, “Raised On Rock”, e soprattutto, “Love Don’t Stay”, tratti da un altro di quegli album dei Tygers Of Pan Tang, che a lungo ha fatto discutere e diviso critica e pubblico, ovvero quel “Crazy Nights” che la MCA impose a Weir & Co. di realizzare ad ogni costo in 3 settimane nell’autunno del 1981, onde poter capitalizzare sul grande successo riscosso dal capolavoro “Spellbound” di pochi mesi prima.

Vorrei, infine, spendere qualche parole sui due veri ‘elementi chiave’ di questa ottima line-up, senz’ombra di dubbio la migliore in assoluto che i Tygers Of Pan Tang abbiano avuto dal 1981 ad oggi (senza naturalmente tralasciare un eccellente Craig Ellis alla batteria, e un altrettanto eccellente -e rientrante in formazione dopo 16 anni- Gavin Gray, ex-Almighty, al basso).

Ho assistito alla crescita esponenziale di uno Jacopo Meille da ‘studioso dello strumento voce’ o anche ‘session man illustre’ nell’uomo e nel frontman che oggi ricopre il non facile ruolo di cantante di questa straordinaria band, e devo confessare, in assoluta onestà , di non riuscire ad immaginare nessun altro cantante dietro al microfono dei Tygers Of Pan Tang. Meille possiede tutto il carisma, la necessaria dose di “teatralità ”, e, non da ultimo, la voce, necessari non solo a far rivivere il ricordo di Jon Deverill (indiscutibilmente, il miglior singer che ‘Le Tigri’ abbiano mai avuto), ma persino a surclassare il cantante gallese.

Per quanto riguarda, invece, il nuovo chitarrista Michael McCrystal, credo si possa finalmente dire che Weir sia riuscito a trovare il solista veloce, fluido, melodico, e aggressivo quanto basta, che i fans della band attendevano dai tempi di John Sykes. McCrystal ha, questa sera, dato prova non solo della sua notevole tecnica chitarristica (un riuscitissimo mix di John Sykes e Eddie Van Halen), ma anche della sua debordante personalità . Prova ne sia che l’assolo centrale di “Gangland”, tradizionalmente uno dei piùdifficili e indimenticabili del repertorio di John Sykes è stato questa sera riprodotto alla perfezione, e se possibile, ulteriormente arricchito da questo funambolo della 6 corde, anch’egli proveniente da Newcastle.

Con questi presupposti, e tralasciando benevolmente -ma neanche troppo- i “gufi” di cui si fa cenno nell’incipit di questo report, credo che la prossima discesa sul suolo nostrano dei Tygers Of Pan Tang, sarà , piùche la proverbiale ‘prova del 9’, una riconferma del proprio assoluto valore, oggi come allora, ribadendone l’imprescindibile grandezza tra le dieci piùimportanti band della New Wave Of British Heavy Metal.

Setlist:
1. Gangland
2. Take It
3. Rock Candy
4. Rendezvous
5. Raised on Rock
6. Love Don’t Stay
7. Never Satisfied
8. Do It Good
9. She
10. Paris by Air
11. Rock and Roll Man
12. Euthanasia
13. Don’t Stop By
14. Don’t Touch Me There
15. Insanity
16. Suzie Smiled
17. Hellbound

Encore:
18. Keeping Me Alive
19. Love Potion No. 9

Ecco alcune foto del concerto di Bresso a cura di Sara Bergamini.

4 Comments

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    giampaolo paoletti Reply

    Penso che ci sia un refuso nel nome del chitarrista che si chiama in realtà Micael McCrystal. Grande band, grande musica e grande divertimento e l articolo lo ribadisce.

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    Ringrazio l’attento Giampaolo, e chiedo scusa per la svista a Lui nonchè ai nostri lettori tutti. Si tratta in effetti, come egli stesso cita nel suo commento, di Michael McCrystal detto anche “Micky”.

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      Francesco Amato Reply

      Cose che capitano Nic… rock’n’roll, anzi lunga vita al rock’n’roll…

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