Report a cura di Nicolò Cavallaro

Il concerto si è tenuto sabato 3 Giugno al Labirinto della Masone.

 

Non sono esattamente uno dei piùgrandi fan degli Ulver, lo premetto: ho ascoltato i dischi, un paio mi sono anche piaciuti molto e il trovo una band molto eclettica e versatile, però di norma finisce lì. D’altra parte mi sconfinferava da un po’ l’idea di vedere un concerto al Labirinto della Masone e, avendo perso sia Air che Sunn O))), ho colto l’occasione con i sopracitati.

Arriviamo alle ore 20:30 e aspettiamo con molta altra gente all’interno del chiosco. Il posto è decisamente grande e fornito per ogni esigenza (bar, ristoranti, tabacchi).

Alle ore 21:30 si aprono i cancelli per il labirinto e tutto il pubblico viene accompagnato dal personale al suo interno. Il brivido è un pochino smorzato dal fatto che la strada all’interno di esso è segnata per arrivare dritti al chiosco, ma la location ha comunque una sua chiara suggestività  ed unicità  (non solo per la piramide, ma per l’atmosfera che si respira nel labirinto stesso).

Puntualissimi sull’orario, poco dopo le 22 sale sul palco Stian Westerhus, storico amico degli Ulver e personaggio ultimamente noto nel campo della musica d’improvvisazione. Il set-up luci del labirinto con lui è incredibile e il posto prende subito vita. Stian propone un misto tra shoegaze, parti jazzate e ambienti post-rock. Da precedente scettico devo dire che parliamo di un’artista di ottimo livello, con un estetica musicale ben definita e una voce molto personale: un ottimo opener ad un grande concerto, che non ha nessun problema a tenere un palco da solo.

Sempre piùpuntuali sulla tabella oraria, sui feed di chitarra di Stian, salgono gli Ulver e dal nulla parte una sequenza cassa/rullo molto netta ed incisiva. I suoni sono nitidi, precisi e mai troppo alti come volume: dopo un minuto di sequenza di percussioni esplode Nemoralia. Da lì in poi la piega del live svolta: la piramide illuminata, le grafiche 3d con i laser che sembrano allungati sull’intero labirinto, il fumo che sembra creare nuvole fino sopra le teste dei lupi stessi; al di là  dei suoni, che mantengono l’immensa qualità  dall’inizio alla fine del live, segnalo una performance vocale davvero perfetta: Kristoferr Rygg è potente, emotivo e parte della pasta sonora dei pezzi. Segnalo inoltre “So falls the World” come uno dei migliori pezzi live che io abbia mai visto: visual impeccabile e commoventemente interpretato.

Ulver: una delle band live piùspaventose di sempre e, qui, in una delle location piùincredibili.

Il Labirinto ha dimostrato come si organizza un live incredibile, con band di qualità  e senza scadere nel banale: che questo sia d’esempio ed un inizio per un Italia che sa organizzare serate non solo competitive, ma nettamente superiori di quello che l’estero propone.

Setilist: Nemoralia – Southern Gothic – 1969 – So Falls The World – Transverberation – Rolling Stone – The Future Sound of Music – Angelus Novus – Coming Home

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