A trent’anni dall’uscita di Jagged Little Pill, Alanis Morissette continua a proporsi come una delle figure più credibili della scena cantautorale rock degli anni ’90. La data del 23 luglio 2025 al Lucca Summer Festival, inserita nel cuore del centro storico toscano, ha offerto al pubblico italiano l’occasione di ripercorrere, senza celebrazioni forzate, le tappe salienti di una carriera che ha saputo attraversare epoche e stili con coerenza, soprattutto emotiva.

Quando Alanis esordì nel panorama mainstream americano nel 1995, il mondo discografico era in una fase di transizione: il grunge aveva esaurito la sua fase esplosiva, il britpop dominava le classifiche europee e il rock alternativo iniziava ad assumere connotazioni più morbide e radiofoniche. Jagged Little Pill fu una sorpresa per molti: prodotto da Glen Ballard, il disco fuse rock chitarristico, testi confessionali e una voce femminile nuova, arrabbiata, ma mai sopra le righe. Il successo fu planetario: oltre 33 milioni di copie vendute e una generazione che si riconobbe nella vulnerabilità tagliente dei suoi testi.

La serata lucchese si apre proprio con “Hand in My Pocket”, forse il brano manifesto del dualismo interiore che percorre tutta l’opera di Morissette. Scritta a soli 19 anni, la canzone elenca una serie di contraddizioni esistenziali,  “I’m broke but I’m happy”, “I’m free but I’m focused” ,  che riflettono lo stato emotivo di un’artista in bilico tra l’adolescenza e l’età adulta, tra rabbia e consapevolezza. Il brano, pur nella sua apparente leggerezza, è un inno alla complessità e alla ricerca di equilibrio, e il pubblico lo riconosce fin dalle prime note, accogliendolo con una partecipazione composta ma partecipe.

Segue “Right Through You”, acida e diretta, con quel testo che negli anni è stato interpretato come una denuncia velata ai meccanismi dell’industria discografica e alle dinamiche di potere maschili. L’atmosfera si mantiene tesa e controllata, come a ricordare che la rabbia può diventare strumento di precisione.

Con “Reasons I Drink”, l’artista si sposta sul versante più recente della sua produzione, tratto dal sottovalutato Such Pretty Forks in the Road (2020). La voce è maturata, più centrata, e il pubblico si adatta ai nuovi toni con rispetto. Anche brani meno noti come “Lens” o “Sorry to Myself” trovano spazio senza sfigurare, evidenziando una discografia che va oltre l’hype del debutto.

Il momento emotivo della serata arriva con “Ironic”, uno dei pezzi più noti del repertorio Morissette. Spesso equivocata come una semplice lista di sfortunati eventi quotidiani, la canzone in realtà affronta l’ironia dell’esistenza con toni dolceamari. L’ironia, come suggeriva la stessa Alanis in un’intervista del 2014,

“è trovare bellezza nella contraddizione, nel momento in cui qualcosa va storto e tu ci trovi un senso”.

Sul palco di Lucca, durante l’esecuzione, Morissette sorprende il pubblico invitando una fan, Laura, a cantare il brano con lei. Un duetto semplice, spontaneo, che rompe la distanza e diventa uno dei momenti più autentici della serata.

Man mano che la scaletta avanza, il concerto si snoda tra momenti riflessivi (“Rest”, “Mary Jane”) e slanci più noti come “You Learn”, che ritorna a citare le ambivalenze dell’esperienza con l’approccio catartico che rese Jagged Little Pill un disco generazionale.

Ed è proprio con “You Oughta Know” che Alanis richiama l’intensità più ruvida della sua prima esplosione artistica. Il brano, costruito su una sezione ritmica incalzante e liriche taglienti, segnò una svolta nel songwriting femminile degli anni ’90. Il dolore per una relazione finita si trasforma in un monologo impietoso e liberatorio. Nella versione live proposta a Lucca, il tono è meno vendicativo ma altrettanto deciso: non più il grido disperato di una ventunenne, ma il punto di vista lucido e controllato di chi ha attraversato quella tempesta e ora la rilegge con distacco. Come notato da NME nella recensione della data londinese del tour,

“oggi Morissette non urla, ma convince, e lo fa con la forza di chi non ha più nulla da dimostrare”.

Il bis si chiude con una doppietta suggestiva: “Uninvited”, brano originariamente incluso nella colonna sonora di City of Angels, eseguito in una chiave minimale e quasi cinematografica, e “Thank U”, con cui l’artista saluta il pubblico con gratitudine non forzata. Nessun fronzolo, nessuna esasperazione emotiva: solo una chiusura sincera e coerente, come tutta la sua carriera.

In una Piazza Napoleone che ha visto esibirsi giganti del rock, Alanis Morissette si è confermata artista solida e distante da qualsiasi operazione revivalistica. La sua musica non è un ritorno nostalgico, ma un racconto ancora in divenire. E in un’epoca in cui molti cercano di rivivere i fasti del passato, lei sceglie di continuare a vivere il presente, in bilico, certo, ma con entrambe le mani ben salde in tasca.

Testo di Lucilla Sicignano

Setlist:

  1. Hand in My Pocket

  2. Right Through You

  3. Reasons I Drink

  4. A Man

  5. Hands Clean

  6. Can’t Not

  7. Lens

  8. Sorry to Myself

  9. Head Over Feet

  10. Everything

  11. You Learn

  12. Would Not Come

  13. Smiling

  14. Rest

  15. Mary Jane

  16. Perfect

  17. Ironic

  18. Are You Still Mad

  19. All I Really Want

  20. Sympathetic Character

  21. You Oughta Know

  22. Uninvited
  23. Thank U

Si ringrazia D’Alessandro e Galli

 

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