Il vero privilegio di questo lavoro è quello di poter incontrare persone meravigliose che accettano di raccontarsi, e non solo come artisti e professionisti di settore, ma come sognatori, guerrieri e avventurieri in un mondo pieno di aspettative e disillusioni. Le interviste sono sempre rischiose, perchè vengono trascritte con le sensazioni di chi ascolta e filtrate dalla percezione di chi legge, ma quella che vi raccontiamo oggi è una chiacchierata spontanea tra sushi e ricordi, e non c’è pericolo che la bellezza del talento puro di Alessandro Del Vecchio non affiori tra le righe nel leggere le sue risposte.

Questa intervista è nata intorno ai tipici tavolini bassi del Soho Cafè di Via Farini, in un angolo in penombra tra paraventi e bambù, nel silenzio di un ristorante giapponese ancora mezzo vuoto in una sera di primavera. Sorseggiando un improbabile cocktail alla menta mentre fuori pioveva, ci siamo improvvisamente ritrovati a bordo di una bellissima chiacchierata che è salpata per un interessante viaggio tra i ricordi, i progetti e le passioni di un musicista, produttore, autore, insegnante, cantante tra i piùstimati e conosciuti del nostro paese.

Long Live Rock’n’Roll.it:
Se dovessi spiegare a un ragazzino che sogna di seguire le tue orme con successo in cosa consiste il lavoro di un musicista, autore, e produttore, cosa gli diresti?

Alessandro:
(Sospira) Gli direi di non farlo. Gli suggerirei di non seguire le mie orme perchè c’è bisogno di tanta pazienza, perseveranza, duro lavoro, sacrifici, nottate passate a lavorare mentre gli altri sono in giro a divertirsi…per poi ricevere i frutti molto in ritardo. Poi certo quando arrivano è tutto fantastico, vieni ripagato in toto e quasi dimentichi tutti i sacrifici che fino a quel momento ti avevano snervato…scherzi a parte. Consiglierei eccome di seguire le mie orme; non c’è niente di meglio al mondo se si usa la testa e non ci si sofferma solo all’idea della vita da rockstar. Ricordiamoci che si tratta di un lavoro come tutti gli altri, e come tutti i lavori necessita di competenza, grandissimo impegno, e soprattutto la capacità  di affrontare una concorrenza piùche spietata, molto piùche in qualsiasi altro lavoro, perchè i musicisti quando ci sono in gioco soldi e fama sembrano dimenticarsi di tutto e le “sciabolate” sono all’ordine del giorno.

Long Live Rock’n’Roll.it:
So che tu hai cominciato molto presto a studiare musica e che il tuo primo vero approccio al melodic rock é stato da adolescente con i Bon Jovi. Cosa ne pensi di queste band che negli anni 80 hanno marchiato a fuoco un’epoca e un genere per poi riproporsi di recente in vesti nuove o virando su altri stili musicali?

Alessandro:
Alessadro Del VecchioA casa mia di hard rock melodico se ne ascoltava poco… mio padre era ed è un grandissimo fan dei Genesis, degli Uriah Heep, Jethro Tull…. sai negli anni ’90 c’erano solo due modi per essere un “ribelle”: ascoltare grunge o ascoltare heavy metal. Ovviamente io facevo parte della schiera dei metallari, e a 14 anni non puoi certo ascoltare gli Europe, devi ascoltare roba testosteronica, e così mi sono avvicinato a Yngwie Malmsteen e ai Dream Theater. Poi capita che un bel giorno la mia ragazza di allora mi regala una cassetta di Bryan Adams. Devo ammettere di averla ascoltata con leggerezza visto il genere, ma quando per il mio compleanno mi ha regalato anche “Crossroads” dei Bon Jovi… quello è stato l’inizio di tutto, un colpo di fulmine. Sono sempre stato voracissimo di musica, e nell’arco di pochissimo tempo mi sono ritrovato con l’intera discografia della band. Poi mio fratello mi ha portato ad un concerto dei Toto, che avevo sempre trovato “leggeri” nonostante gli amici mi dicessero “vedrai, un giorno apprezzerai!” E’ andata proprio così. Quel giorno mi è cambiata la vita: sono uscito da un certo tipo di ascolto musicale e sono entrato nel vero approccio AOR. Quelle grandi band degli anni ’80 oggi devono fare i conti col tempo che purtroppo passa per tutti…si cambiano opinioni e gusti, si cresce. Tante volte si tende a dimenticare che gli Europe di “The Final Countdown” erano dei ragazzini, mentre gli Europe di oggi sono dei genitori e degli adulti che probabilmente si aspettano anche un ritorno diverso dalla musica. A mio avviso, se la musica è di qualità , accetto un cambiamento come accetto un taglio di capelli in una persona. Il mio attore preferito potrebbe cambiare pettinatura senza necessariamente tradire le mie aspettative o i miei gusti, si tratta di evoluzioni e di semplici cambiamenti, tutte le persone cambiano. Io cito sempre gli Europe perchè per me sono l’esempio perfetto di una band che ha saputo cambiare. I fans che sono legati a “Out of this world” (NdR album del 1988) ricorderanno che “Prisoners in Paradise” (NdR 1991) ,che oggi è a dir poco venerato, era stato duramente criticato alla sua uscita sul mercato. Loro sono la dimostrazione che se fai musica col cuore fai musica di grande spessore, tant’è che l’ultimo loro lavoro “War of Kings” è uno dei piùbelli usciti quest’anno e senz’altro uno dei piùbelli della loro carriera.

Long Live Rock’n’Roll.it:
Forse non tutti sanno che sei tu l’autore di tutti i singoli di un certo album in classifica su Billboard di tali “Revolution Saints”. Credo che questo sia uno degli album candidati a diventare la migliore uscita del 2015 (Frontiers). Oggi moltissimi mostri sacri del rock stanno dando vita a progetti estemporanei e collaborazioni di questo genere, mi vengono in mente i supergruppi come Kings of Chaos. Cosa ne pensi?

Alessandro:
Sai, quando si parte con questi progetti l’idea non è mai quella di fare un solo disco, si spera sempre di dar vita a qualcosa di grande… che poi è quello che mi auguro sempre per tutti i supergruppi coi quali ho lavorato, dai Revolution Saints a LRS (uscito lo scorso anno). L’idea iniziale è sempre quella di creare qualcosa che stia in piedi lavorativamente parlando, e qui sta il nocciolo della questione: parliamo di musicisti, produttori, etichette che non fanno dischi solo per la passione di farlo, devono comunque valutare il responso del pubblico e tenere in piedi gli ingranaggi del gruppo in questione. Purtroppo spesso e volentieri questi gruppi fanno un solo disco perchè sarebbe impensabile che un loro album avesse lo stesso impatto di un album dei Journey o degli Whitesnake, eppure l’impegno, il tempo e le spese sono quasi agli stessi livelli, visti gli standard qualitativi che tutti vogliono raggiungere. Revolution Saints sta andando bene, si è trattato anche di un disco “fortunato” perchè le personalità  che si sono messe assieme sono molto forti; pensa che Doug (NdR Aldrich) si è unito al progetto in un momento importante della sua carriera, con la sua uscita dagli Whitesnake e la possibilità  di partecipare a questo progetto dirottando l’attenzione dei fans.

Long Live Rock’n’Roll.it:
Stai producendo il nuovo disco di Ted Poley, deve essere strano trovarsi a produrre musicisti coi quali sei cresciuto musicalmente parlando, andarci in tour e condividerne il palco. Qual è stata la situazione in questo senso che ti ha fatto pensare “sta davvero succedendo?”

Alessandro:
Sicuramente l’emozione piùgrande in questo senso è stato Revolution Saints. Sono volato in America, a Portland, Oregon per fare questo disco e mi sono ritrovato in studio con loro…davvero surreale. E’ stato un disco molto bello a livello umano, un lavoro senza problemi. In genere queste situazioni nascondono sempre molte insidie soprattutto se pensi che stai collaborando con personalità Â  particolari…i musicisti il piùdelle volte non sanno per primi che cosa vogliono, e capita che piùche fare da produttore ci si ritrovi a fare da balia! Questo disco invece ha rappresentato un bellissimo esempio di rispetto reciproco, con un’atmosfera positiva dall’inizio alla fine, e penso che questo si percepisca dalla musica fin dal primo ascolto. Mi ricorderò sempre la mattina del primo giorno in studio: sono arrivato al parcheggio, ho spento la macchina e proprio accanto a me un attimo dopo ha parcheggiato Deen Castronovo! Però se devo pensare al momento in cui in assoluto mi sono reso conto che qualcosa di grandioso stava succedendo è stato nel 2007 con Glenn Hughes: ritrovarmi a provare con lui mi ha fatto pensare “Wow!A 15 anni morivo per lui e dieci anni dopo mi ritrovo qui, a provare nella stessa band, in tour…”Poi devo ammettere che dopo un pò di anni un pò ci si abitua all’effetto “starstruck”, anche se io sono uno che vive sempre la musica con passione, e quando mi ritrovo a lavorare con questi personaggi è sempre emozionante come la prima volta…

Long Live Rock’n’Roll.it:
Tu ti occupi anche di insegnamento. Tieni lezioni e seminari nelle scuole di tutta Italia. Qual è il consiglio che dai piùspesso ai ragazzi che studiano con te e come vedi cambiato l’approccio alla musica rispetto ai tuoi inizi?

Alessandro:
Beh rispetto ai miei inizi oggi è davvero tutto piùsemplice. Abbiamo praticamente tutto a disposizione in qualsiasi momento…eppure nonostante questo i ragazzi sono diventati piùsvogliati! Quando noi avevamo la loro età  le risorse stavano a zero, mi ricordo le VHS che ci facevamo spedire dagli Stati Uniti, dovevamo davvero ingegnarci per trovare materiale e risorse. Comunque il consiglio che do sempre ai miei studenti è quello di non dimenticare mai perchè si studia canto o musica, perchè le motivazioni sono sempre molto personali. Io ho iniziato perchè sognavo di poter un giorno suscitare nelle persone le stesse emozioni che provavo io ascoltando i Queen o i Deep Purple… Poi lo studio vuol dire controllo, competenza, è importante studiare con l’ottica di diventare prima di tutto persone competenti, non solo “bravi” in qualcosa. La competenza è fatta di molti aspetti; un’attitudine corretta, una visione d’insieme, non limitarsi ad apprezzare solo ciò che piace a noi…e poi c’è da lavorare duramente, perchè questo è l’aspetto piùimportante ed è anche quello che garantisce sempre i risultati.

Long Live Rock’n’Roll.it:
Mi incuriosisce sempre il percorso creativo degli artisti. Ci sono pittori che per finire un quadro si consumano e non dormono per settimane, e fotografi che passano intere giornate appostati immobili in location impervie per avere un singolo scatto decente di un animale in via d’estinzione. Qual è stata la tua canzone piùdifficile da scrivere e quella invece che è nata in un battito di ciglia?

Alessandro:
Beh, sinceramente non c’è mai stata una canzone “difficile”. Sono tutte nate molto velocemente.  Io non sono uno che scrive i pezzi e li tiene nel cassetto, in genere mi siedo e…scrivo! Di solito tutti i pezzi che piacciono sono quelli che scrivo in meno tempo, mentre quelli per i quali mi aggroviglio in mille ripensamenti sono quelli che arrivano di meno alla gente. Posso dire di aver imparato dalle reazioni che crea la mia musica, e ho imparato a scrivere veloce, anche a livello di testi. Mi è capitato di scrivere tutti i testi di un disco in un giorno, un giorno e mezzo. Ho passato anche settimane intere da eremita, scrivendo incessantemente, come un fiume in piena. Quando non sono ispirato non provo nemmeno a cominciare, non mi pongo il problema.

Long Live Rock’n’Roll.it:
Nuovo album per la tua band, gli Edge of forever? Cosa sta succedendo su questo fronte?

Alessandro:
Questo è un tema difficile… e ha a che fare principalmente con me e con gli impegni di tutti. Sai, finchè lavori per gli atri non ti senti coinvolto come per i tuoi lavori; fare le cose per me fa emergere il mio perfezionismo cronico, ed è una fregatura, ma ci siamo promessi di fare il disco quest’anno, quindi quest’anno faremo il disco!

Long Live Rock’n’Roll.it:
In Italia ci sono moltissime band che tentano di sfondare cantando in inglese. Sembra che il rock italiano cantato in italiano in stile PFM sia quasi del tutto scomparso, eppure ha fatto scuola. Vedi qualche spiraglio all’orizzonte in proposito ? Qualche nuova band di talento? O pensi che l’inglese sia il miglior modo di interpretare il rock?

Alessandro:
Il fatto che non ci siano piùi grandi gruppi italiani è molto triste, perchè se ti capiterà  mai di intervistare Phil Collins, ti dirà  che i Genesis non esisterebbero se non ci fossero stati i grandi gruppi prog italiani. Ti racconto questo aneddoto: il batterista che ha suonato con Ted Poley al Frontiers Festival, Alessandro Mori è figlio del tastierista degli Acqua Fragile, un gruppo prog italiano degli anni ’70. Al Frontiers gli ho presentato Derek Shulman (A&R per Frontiers Records USA), che è stato cantante dei Gentle Giant, e Derek si ricordava benissimo di questa band, e ha citato anche Le Orme, la PFM… Il fatto che i Gentle Giant, che sono tra i 5 maggiori gruppi prog mondiali abbiano tratto ispirazione delle nostre grandi band la dice lunga… purtroppo penso che non ci sia piùl’ascoltatore adatto per questo genere. Io per primo ho avuto un anno di vita vocale e strumentale con una delle tre band che sono nate dai New Trolls, e posso dire che per questa musica non c’è davvero piùil pubblico, perchè i ragazzi che ascoltano musica italiana ascoltano cose più”leggere”, sia a livello musicale sia a livello di tematiche, rendendo tutto piùdifficile. Eppure è un peccato, perchè basta ascoltare Demetrio Stratos per capire che è assolutamente ancora possibile cantare in italiano ed essere “rock”, il fatto è che ci siamo dimenticati, è come se non fosse piùnelle nostre orecchie…se pensi che il rock italiano possano essere i Negrita dici “ah, forse non ci siamo capiti…” non che i Negrita non funzionino, ma se li paragoni ai loro idoli che sono i Rolling Stones ti viene da pensare a loro come dei bambini col ciuccio in bocca! Il rock dovrebbe essere duro, sanguigno, e quell’aspetto ci manca, o forse il pubblico non è pronto…

Long Live Rock’n’Roll.it:
Se avessi la possibilità  di cenare in compagnia di 3 grandi musicisti scomparsi che ammiravi in modo particolare, chi vorresti intorno al tavolo e cosa gli chiederesti?

Alessandro:
Ah, no. Prima di tutto mi servirebbe una bella tavolata, altro che tre posti. Metterei sicuramente Hendrix, Freddie Mercury, il Bonzo John Bonham, Mike Porcaro , Jon Lord, Janis e Jim (NdR Joplin e Morrison), Gary Moore…e credo che passerei la serata a farmi raccontare aneddoti…insomma vorrei capire che tipo di persone fossero. Sai, ci sono dei musicisti che un pò ti diventano amici, anche se  tu per loro non esisti. Se penso a quante volte ho parlato ascoltando la musica dei grandi musicisti…nasce inevitabilmente un rapporto profondo, perchè senti che una parte di loro è rimasta dentro di te ed è realmente così, fa parte del gioco anatema dell’arte…sarebbe davvero bello vedere coi miei occhi che razza di cavallo pazzo fosse realmente Freddie Mercury, sapere come avrebbe ordinato del sushi…

Long Live Rock’n’Roll.it:
Bene, direi che questo è tutto Ale,  noi possiamo solo ringraziarti di questo bel viaggio nel tuo mondo e nella musica…c’è qualcosa che vuoi aggiungere?

Alessandro:
Ringrazio www.longliverocknroll.it per aver mandato te ad intervistarmi, e chiunque leggerà  questa intervista perchè ovviamente senza il “fruitore” noi artisti saremmo solo gente che tenta di fare le cose… per farle succedere davvero c’è bisogno di qualcuno che ci ascolti e creda in noi, quindi davvero GRAZIE.

Ebbene, non vi racconterò della passione di Alessandro per l’avocado o di quanto sia stato divertente assistere insieme al concerto dei Gov’t Mule dopo l’intervista, perchè è vero che le cose belle vanno condivise, ma dopo un viaggio così potete già  ritenervi piùche soddisfatti per non aver pagato il biglietto!

2 Comments

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      grazie Luca!Intervistare Alessandro è stato davvero semplice e piacevole, è un artista straordinario e una persona super disponibile.

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