Autoprodotto – 1990

Questo Ep degli Amoreen, dall’inusuale durata di oltre 27 minuti, per quattro pezzi piùintro, è un’altra gemma proveniente dalla Germania. Originario di Mainz, questo quintetto mi ha tradito. Ovunque avevo letto che si trattava di un lavoro di speed thrash o dintorni. Niente di meno vero. Il filone cui infilare questo vinile è quello del classico heavy metal di stampo europeo.

L’unica variante sul tema è che la voce di “Lui” (questo il nickname del cantante…) ha si una pronuncia marcatamente tedesca ma una timbrica piuttosto pulita e cristallina che lo fa appartenere, virtualmente, alla scuola a stelle e strisce pur non essendo uno strillone come molti suoi compagni di microfono d’oltreoceano. Sorvolando su “Temptation“, la solita intro con vento in sottofondo, la title track è il primo incontro con questi Amoreen, dal monicker piuttosto curioso per non dire totalmente idiota. Ci si accorge subito che questo è un metal slavato e privo di qualsivoglia cattiveria. Il brano è lungo, asciutto e tedioso. Unica cosa rimarchevole è la voce, quattro spanne al di sopra della media. Per il resto il nulla. La successiva “Lazy Bone” sembra uscita da qualche demo contenente gli scarti delle registrazioni dei Black Sabbath. Doomy, con un giro di chitarre ripetuto all’inverosimile. Eternamente eterna, anche una carovana di cammelli disidratati, in pieno deserto, sarebbe andata piùveloce. Un pezzo indigeribile. Con mano tremula, piroetto il disco sul lato B e con summa sorpresa (e gaudio) “Break Down the Walls” mostra un altra faccia di questa band. Grintosi ed autori di un pezzo spinoso, decisamente heavy metal al 100%. I continui stacchi e ripartenze lasciano un bel ricordo. Inutile dire che anche il singer si supera e genera una prova di tutto rispetto. Finalmente anche le mie orecchie hanno avuto di che godere. L’ultimo pezzo che lasciano alla storia è “Strange Flames” che inizia paro paro come “Quicksand Jesus” degli Skid Row. La voce in questa traccia, inizialmente una semiballad, esce un po tirata. Successivamente però, nell’evolversi del brano che ritorna ad essere grintoso, calza a pennello. Posso aggiungere ben poco salvo un’altra particolarità  della band e cioè il basso a dir poco udibile di Markus “Max” Meder vero pilastro dell’intero “Welcome My Name Is…“.

In conclusione, se fosse per il solo lato A sarebbe un pezzo di plastica da bruciare (hoops… riciclare) mentre, essendoci due bei brani sul versante opposto va considerato come accettabile e collezionabile a testimonianza del periodo storico. E’ discretamente difficile da reperire e la sua quotazione, ultimamente, sta iniziando a farsi “interessante”…

Quotazione: Amoreen – Welcome, My Name Is… 90/120 euro

Tracklist:
1. Temptation
2. Welcome, My Name Is Amoreen
3. Lazy Bone
4. Break Down the Walls
5. Strange Flames

Band:
Lui – voce
Sebastian Ritter – basso
Volker Besier – batteria
Jens König – chitarra
Peter Schulz – chitarra

 

Comments are closed.