Come passa velocemente il tempo, come corre la lancetta dei minuti, come soffia il vento della vita e quanti regali la vita mi ha donato. Circa trent’anni fa, era il 3 ottobre del 1987, mi trovavo con amici all’ingresso del teatro tenda Lampugnano a scherzare e a bere intensamente prima di entrare al concerto che gli Anthrax, accompangati dai Testament, avrebbero poco dopo tenuto in quel mitico luogo oramai dimenticato regaladoci alcuni fra i pezzi che ‘Among the Living’ avrebbe poi consegnato alla storia della musica moderna e contemporanea. Trent’anni o pochissimo meno quando abbassate le luci abbiamo assaporato le urla del pubblico e, per la prima volta, la potenza mostruosa dei suoni compressi e corrotti di quella band che di lì a poco sarebbe diventata punto di riferimento di centinaia di migliaia di metallari in erba, senza paura ma con dignità  e assoluta certezza della fatica della vita.

Trent’anni di suoni, odori, rumori, gioie e passioni. Sono fortunato. L’ho vissuto e sono fortunato anche perchè ho fatto parte di un continuo movimento vertiginoso che, come un in mosh nel pit sottopalco, mi ha tenuto in vita e mi ha scosso fino a questo momento.

Cos’è cambiato da allora? tutto e niente. Niente perchè gli sguardi sono sempre gli stessi, perchè i cuori battono come una doppia cassa all’unisono, nulla perchè la vita che è in noi alimenta il sogno della eterna felicità . Non ci sono piùi capelli, la fatica si fa sentire, i tempi di recupero si allungano… ma siamo sempre lì a guardare avanti. Il passato è forte dentro di noi, è storia, è esperienza; l’oggi è bellissimo perchè brilla di colori, suoni e sapori sempre nuovi che non mi stancherò mai di provare. Il futuro è davanti a noi, e l’orizzonte si perde tra i riff di chitarra e atmosfere dense e cariche di vita…

Le sensazioni avute dopo trent’anni sono state le stesse di trent’anni prima. Devo confessare che ho visto gli Anthrax moltissime volte dal vivo, mi sono immerso in pericolosissimi movimenti rotatori assieme ad altri metallari scatenati e ogni volta mi sono divertito come mai prima. Ed eccomi di nuovo in pista, senza voglia di sbattemri o di essere shakerato da nessuno, solo voglia di vivere e rivivere una mia grande passione.

Col sorriso stampato sul volto mi preparo ad essere catturato nel grande girone e non appena si sentono le note di ‘I Can’t Turn You Loose’, brano di Otis Redding in versione Blues Brothers, il sorriso diventa ghigno e il ghigno è lo stesso di quello di tutto il pubblico accorso che riempie in ogni settore, ogni balconata, ogni soppalco e ogni angolo il Live Club di Trezzo… ci siamo… scateniamo il mosh!!! Incredibile… vedo Joey Belladonna, una voce incredibile, correre su e giùper il palco e incitare il pubblico, Frank Bello è una macchina da guerra, sempre in movimento, sempre a saltare, sempre a far volteggiare il suo splendido basso, Scott Ian è sempre uguale, sempre finto cattivo, anche quando parla col pubblico facendo la voce rauca ma saperndo anche lui di avere un normalissimo tono. Che tipo. E quando la folla invoca il suo nome lui ringrazia e afferma giocosamente di ricordare il proprio nome… cialtroncello. Tutto ‘Among the Living’ dall’inzio alla fine e poichè non sono il solo ada essersi nutrito di quell’album, ecco un unico coro continuo e continuato. Jonathan Donais è alla chitarra solista, chitarrista davvero bravo, intenso e precisissimo, nessun timore reverenziale nei confronti di questi signori del tharsh metal. Alla batteria questa sera non c’è Charlie Benante, peccato, sostitutito temporaneamente, ma sempre validamente, da un altrettanto martellante Jon Dette, ormai a suo agio con i brani della band di New York City.

E’ davvero un delirio in questo concerto. Tutti sembrano completamente impazziti. ‘Caught in a Mosh’, ‘One World’,  ‘I Am the Law’ vengono eseguiti in modo impeccabile e i miei ricordi si spingono oltre la memoria. Gli Anthrax nel loro genere sono unici. Potenti e ironici, concreti e irriverenti, compressi e audaci, ecco perchè il popolo del metal adora questi cinque focosi interpreti del metal puro degli anni ottanta d’oltreoceano. No mio caro Scott, ‘A Skeleton in the Closet’ non è stata eseguita trent’anni fa, quindi ci piace sentirla adesso, tanto per noi non cambia e via ancora con un altro classico di Among:  ‘Efilnikufesin (N.F.L.)’… e dopo un breve, intenso e struggente solo di Jonathan Donais si riprende con ‘A.D.I. / Horror of It All’, prima della solita, speciale e incredibilemte unica ‘Indians’ e quando inizia la danza della guerra il locale trema per davvero. ‘Imitation of Life’ incentrata sulla vita non vita chiude la prima parte della serata dedicata al terzo album della band pubblicato nel marzo del 1987. Potrei anche andarmene e sarei felice lo stesso…

Ma c’è ancora un piccolo spazio da colmare. Tocca ora a una serie di brani votati dal pubblico, scelti dal pubnlico in un rodato schema già  collaudato da tempo e che gli Anthrax eseguiranno per, e come sempre con, il pubblico. Altri brani spettacolari: ‘Fight ‘Em ‘Til You Can’t’, ‘Breathing Lightning’, ‘Madhouse’ e come non riconoscerla fra mille altre, ‘Blood Eagle Wings’, ‘Be All, End All’ e l’eterna ‘Antisocial’ dei Trust…

Devo aggiungere altro? No…

 

Among the Living setlist:
Among the Living – Caught in a Mosh – One World – I Am the Law – A Skeleton in the Closet – Efilnikufesin (N.F.L.) – Guitar Solo (Jonathan Donais) – A.D.I. / Horror of It All – Indians – Imitation of Life

Fan-voted setlist:
Fight ‘Em ‘Til You Can’t – Breathing Lightning – Madhouse – Blood Eagle Wings – Be All, End All – Antisocial
(Trust cover)

 

 

 

 

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