2025, Columbia Records
I canadesi Arcade Fire sono da anni delle vere e proprie istituzioni nel mondo molto vario e sterminato del rock alternativo ed indie rock. Attivi dal 2001, con questo Pink Elephant, arrivano al loro album numero sette. Il disco viene pubblicato a distanza di tre anni dal precedente lavoro, We, uscito nel 2022. La band è stata investita in pieno dallo scandalo enorme che ha coinvolto il frontman Win Butler, accusato proprio in quell’anno di molestie sessuali. Non sono qui a parlare della vicenda (Butler ha affermato che questi incontri erano consensuali, la moglie Régine ne era al corrente e si è scusato in un comunicato con chiunque avesse ferito con il suo comportamento) ma soltanto di questo Pink Elephant. Un disco assai ambizioso che vede come produttore il leggendario Daniel Lanois, anch’esso canadese DOC.
Pink Elephant è composto da dieci tracce ed è un lavoro assai oscuro e crepuscolare. Non immediato, ma certamente nulla è stato lasciato al caso. La presentazione del disco è avvenuta in grande stile qualche giorno fa nella prestigiosa location della Royal Albert Hall, con un concerto diviso in due parti. Come se si stesse assistendo a uno spettacolo teatrale o a un film con molta adrenalina nelle scene. La prima parte ha visto l’esecuzione di tutto Pink Elephant e la seconda ha visto come protagonisti i vari classici e pezzi amati dal loro pubblico. La band è ormai composta soltanto da tre componenti, tutti membri originali della band. Oltre a Win Butler, la moglie Régine Chassagne e Richard Reed Parry completano la formazione. In questo disco non è presente William Butler, che ha abbandonato la band nel 2022, ufficiosamente per godersi la vita da padre.
Il lavoro è molto vario e si apre con un’intro strumentale molto oscura e cinematografica allo stesso tempo, Open Your Heart or Die Trying, che fa da preludio ai primi due programmatissimi singoli apripista, la title track Pink Elephant, molto malinconica nell’incedere e con un riff di chitarra settantiano e ipnotica, e la decisamente più ritmata Year of the Snake, molto ballabile e new wave.
Un pezzo molto ottantiano e dominato dai synths è sicuramente Circle of Trust, con riferimenti palesi a band quali New Order, Black Keys e compagnia bella. Non c’è un vero e proprio filo conduttore nell’album e ci sono pure canzoni molto soffuse come atmosfera.
Ride or Die è l’esempio — probabilmente — più evidente. La voce di Win è sofferta ed evocativa allo stesso tempo e ti trasporta per più di quattro minuti in un’altra dimensione. Pink Elephant ha altri momenti esclusivamente strumentali, come ad esempio la penultima traccia She Cries Diamond Rain, anch’essa prodotta magistralmente, che introduce l’ultima traccia Stuck in My Head, dove emerge — non troppo nascosta — una certa influenza dei The Cure.
Pink Elephant è sicuramente un buon disco ma non un capolavoro totale. Certamente sarà apprezzato dai fan della band canadese e probabilmente attirerà anche chi non ha mai approfondito la loro conoscenza. Il disco si rifà al “paradosso dell’elefante rosa“, un concetto psicologico che descrive l’effetto di pensare intensamente a qualcosa proprio mentre si cerca di evitarlo. Questo tema rispecchia le difficoltà personali e pubbliche affrontate dalla band negli ultimi anni.
Voto: 75/100
Brebbia Mauro
Tracklist:
- Open Your Heart or Die Trying
- Pink Elephant
- Year of the Snake
- Circle of Trust
- Alien Nation
- Beyond Salvation
- Ride or Die
- I Love Her Shadow
- She Cries Diamond Rain
- Stuck in My Head
Formazione:
Arcade Fire
- Win Butler – production (all tracks), synthesizer (tracks 1–5, 7–10), vocals (2–5, 7–10), bass guitar (2, 4, 8, 10); background vocals, electric guitar (2, 5); drums, percussion (3, 4, 8); drum machine (3, 5); acoustic guitar, pedal steel guitar (3); theremin (5, 6); cowbell (5); timpani, Wurlitzer piano (7); organ (8); cymbals, Mellotron (10)
- Régine Chassagne – production (all tracks), synthesizer (tracks 2–7), vocals (2–5, 7–9), bass guitar (2–4, 7), drums (2, 8, 10), pedal steel guitar (3), programming (4, 8), theremin (5, 6), Mellotron (6, 8, 9); bells, glockenspiel, timpani (10)
- Jeremy Gara – drums (tracks 5, 8, 10), synthesizer (10)
- Tim Kingsbury – bass guitar (track 5), acoustic guitar (10)
- Richard Reed Parry – electric guitar (tracks 2, 5, 10), bass guitar (10)
Additional contributors:
- Daniel Lanois – production (all tracks), percussion (tracks 3, 4, 6–8, 10), pedal steel guitar (3)
- Gerardo “Jerry” Ordonez – co-production, mixing (tracks 1–8, 10); engineering (all tracks)
- Eric Heigle – co-production (tracks 1–8, 10), engineering (1–8)
- Marc Olivier-Germain – mastering
- John Krischer – engineering (track 8)
- Maria Paula Mariño – engineering assistance (tracks 2–4, 10)
- Emily Eck – engineering assistance (track 5)
- Dan Boeckner – electric guitar (tracks 2, 5)
- Micah Nelson – electric guitar (track 3)
- Brian Blade – drums (tracks 4, 8)
- Sarah Neufeld – violin (tracks 6, 8–10)
- Marley Mackey – synthesizer (track 6)
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