Nuclear Blast Records ”“ Maggio 2017
A distanza di due anni dall’acclamato “The Girl With The Raven Mask” – che tanto aveva impressionato anche noi di Longliverocknroll (qui potete andare, se volete, a rileggervi la recensione) – tornano sulla scena con un nuovo album intitolato “Hurricanes And Halos” gli svedesi Avatarium: orfani, probabilmente oramai in maniera definitiva, del loro fondatore, l’ex leader dei Candlemass Leif Edling (che continua comunque a collaborare con il gruppo come membro esterno, co-firmando sei degli otto pezzi di questo nuovo lavoro), la band oggi verte principalmente sul sodalizio artistico creatosi tra la chitarra di Marcus Jidell (tra le altre cose, ex membro di Evergrey e Royal Hunt) e la magnetica voce di sua moglie Jennie-Ann Smith.
Diciamolo subito: questo nuovo lavoro conferma decisamente gli Avatarium come una delle realtà piùinteressanti della scena europea, grazie ad un sound che, pur riallacciandosi indiscutibilmente a quello delle grandi band hard rock anni 70 (Black Sabbath in primis, ma anche Deep Purple, Rainbow e Blue à–yster Cult), riesce ad essere assolutamente originale, grazie soprattutto ad influenze che vanno dalla psichedelia anni ‘60 al blues rock, sino al doom di matrice piùmoderna. Aggiungete a questo riuscito amalgama, una produzione assolutamente al passo coi tempi (ad opera di Marcus in collaborazione con David Castillo) ed una serie di testi dalle affascinanti tematiche a sfondo mistico-spirituale e capirete di non poter evitare di rimanere catturati dalla musica della band di Stoccolma.
Ma andiamo con ordine ad analizzare nel dettaglio il contenuto dell’album che, come il precedente, si apre con un brano dal sicuro impatto: “Into The Fire-Into the Storm” è guidata da un riff deciso, a metà strada tra i Black Sabbath e gli Uriah Heep; la chitarra di Jidell viene soverchiata dall’impetuoso incedere dell’organo e poi messa in secondo piano dalla fiammeggiante voce di Jennie-Ann, prima che il break centrale la riporti al centro dell’attenzione grazie ad un assolo di classica matrice blackmoriana, al quale Rickard Nielsson, per non essere da meno, si accoda con un efficace assolo dei suoi tasti d’avorio. Il brano dal tiro giusto per dare inizio all’album.
Nella successiva “The Starless Sleep” (scelta anche come primo bellissimo video), la voce suadente ed evocativa della Smith (uno dei veri punti di forza dell’album e, in generale, della band) ci trascina in un vero e proprio incubo di un sonno privo di stelle, scandito dalla precisa e potente cassa di Lars Sköld e dal basso della new entry Mats Rydström: il ritornello del brano riporta decisamente alle atmosfere tipiche del rock psichedelico, alle quali fanno da contraltare i lancinanti interventi della sei corde di Jidell, ancora protagonista di un assolo molto ricco di feeling, che contribuisce a candidare questa traccia tra le piùriuscite dell’intero disco.
Le sonorità del sitar e del tamburello avvolgono “Road To Jerusalem” di atmosfere mediorientali: l’andamento lento e magnetico della prima parte sembra quasi accompagnare una carovana in un lungo viaggio nel Deserto del Sinai alla volta di Gerusalemme, prima che la seconda parte venga a svilupparsi attorno a una serie di cori evocativi e mistici. Un brano forse anomalo per la band, ma dal fascino assolutamente incontestabile.
“Medusa Child” è la canzone piùlunga e complessa dell’intero lavoro: un riff cupo tipicamente Avatarium viene “spezzato” ripetutamente da un lieve ritornello dove Jennie-Ann viene sorprendentemente accompagnata da un inquietante coro di bambini, prima che si levi alto ed estatico l’urlo “Medusa” ed il brano riprenda quota. L’andamento circolare della prima parte viene poi soppiantato da una seconda metà molto lenta in cui la chitarra diviene assoluta protagonista con un lungo assolo di stampo altamente psichedelico.
Rispetto al precedente lavoro, occorre sottolineare che i brani sono in generale piùbrevi (solo appunto “Medusa’s Child” e “A Kiss (From The End Of The World)” superano i sei minuti) ed in generale le canzoni tendono ad essere piùdirette come è il caso della successiva e tirata “The Sky At The Bottom Of The Sea”, ideale anello di congiunzione tra “Easy Livin’” e “Long Live Rock’n’Roll”; “When Breath Turns To Air” è invece una sofferta e delicata ballad, dedicata alla memoria del padre di Marcus, nella quale viene affrontato il tema della morte, intesa come distacco fisico, ma anche come perpetua presenza spirituale nel mondo e nei ricordi di chi ti ha amato.
Un arpeggio di chitarra acustica apre soavemente “A Kiss (From The End Of The World)” prima che un riff molto heavy guidi il brano sui sentieri piùoscuri e poetici (specie nella seconda parte) dei primi lavori della band; ancora una volta è da sottolineare, dietro al microfono, la prova particolarmente evocativa ed elegante di Jeannie-Ann Smith, che nell’ultimo brano, la strumentale “Hurricanes And Halos” si fa da parte per lasciare spazio al resto della band: la title track sembra quasi rappresentare l’ideale sottofondo musicale per i titoli di chiusura di quest’album magnifico che vi entrerà sotto pelle, dopo avervi trascinati in un vortice di emozioni.
Lasciate che gli Avatarium vi prendano per mano e vi trascinino nel loro mondo poetico e fantasmagorico, dove la malinconia del cantato va a braccetto con la distorsione della chitarra, dove la grazia si sposa con il dolore e dove la bellezza copula con l’oscurità .
www.facebook.de/avatariumofficial
Tracklist:
- Into The Fire ”“ Into The Storm
- The Starless Sleep
- Road To Jerusalem
- Medusa Child
- the Sky At The Bottom Of The Sea
- When Breath Turns To Air
- A Kiss (From The End Of The World)
- Hurricanes And Halos
Band:
Jennie-Ann Smith ”“ voce
Marcus Jidell ”“ chitarra
Lars Sköld ”“ batteria
Mats Rydström ”“ basso
Rickard Nielsson ”“ organo
Photo by Linda à…kerberg
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