Dopo la loro apparizione al Firenze Rocks 2024, gli AVENGED SEVENFOLD sono tornati in Italia.
La location scelta è, questa volta, il collaudato Carroponte di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Da quest’anno c’è anche la sponsorizzazione della birra ceca Kozel, e quindi il posto è ora conosciuto come Carroponte Kozel.

Il ruolo di openers è stato affidato a una band che ha conosciuto una vera e propria esplosione, vale a dire i PALAYE ROYALE, da Las Vegas. Arrivato sul posto con un buon anticipo, c’è stata una lunga attesa per entrare, con un percorso obbligato e vari punti di stop durante la “passeggiata”.
Dopo aver superato le ultime barriere e i controlli di rito, e dopo essermi bevuto una bella birra fresca e mangiato qualcosa allo street food, mi sono messo alla ricerca di un posto adeguato per vedere lo show.

I PALAYE ROYALE sono stati davvero accolti bene sul palco. Molti spettatori erano lì anche per loro.
Purtroppo il loro set è stato pesantemente penalizzato da un mixaggio davvero non troppo adeguato e con suoni, in alcune parti, un attimo impastati. La band è formata dai fratelli Remington Leith, Sebastian Danzig ed Emerson Barrett. Il loro set di circa quarantacinque minuti ha visto eseguiti i loro principali successi, tra cui il conosciutissimo You’ll Be Fine. Il loro look è molto orientato al glam anni ’70, ma le loro influenze sono anche indie rock, con qualche venatura dei Velvet Underground. Forse meno ruffiani dei The Strokes, ma davvero molto compatti nel loro show. Remington ha trovato il tempo anche di giocare con una pistola ad acqua col pubblico, di scendere a pogare in mezzo ai fan e, soprattutto, a farsi trasportare da un canotto di plastica sopra la folla.
Cosa già vista e rivista, specie dai Rammstein, ma sempre d’effetto. Non vedo l’ora di rivederli in veste solista in futuro, ma anche come supporter del concerto di YUNGBLUD in autunno.

Un breve cambio palco ed ecco accolti davvero con entusiasmo gli AVENGED SEVENFOLD.
Per prima cosa mi sono chiesto come mai una band di tale portata abbia deciso di suonare in uno spazio minore rispetto al passato. Forse la voglia di stare a maggiore contatto con i fan o, semplicemente, magari altre location già assegnate. Il palco è davvero d’effetto, con due megaschermi ai lati che proiettano le varie evoluzioni della band e lo schermo centrale che proietta animazioni.

L’intro iniziale è stata affidata a un pezzo registrato di Kavinsky, Nightcall. Il primo pezzo è stato Game Over, tratto dall’ultimo album assai controverso Life Is But a Dream…, non accolto in modo entusiasta da tutti. Pezzo eseguito con M. Shadows incappucciato da una maschera nera, con fessure solo per occhi e bocca. Il primo vero boato è stato riservato al loro classico Afterlife, con il pubblico davvero indiavolato per la band.

Che dire: i vari strumentisti sono di altissimo livello. Johnny Christ al basso e, soprattutto, il solito Synyster Gates alla chitarra hanno davvero dato una prova di forza, coadiuvati ovviamente da Zacky Vengeance all’altra chitarra e da Brooks Wackerman alla batteria, che dal 2015 ha l’arduo compito di sostituire l’indimenticato e indimenticabile The Rev, e anche il suo provvisorio sostituto turnista Mike Portnoy.

M. Shadows si presenta in forma fisica smagliante, senza cappellini all’indietro ed occhiali come in passato, ed è un ottimo intrattenitore. Si chiede come il pubblico sia sempre così caldo con loro e tiene un discorso davvero commovente per introdurre So Far Away, dedicata a The Rev e a tutte le persone scomparse.

Altri momenti salienti da mettere negli annali sono anche Nightmare e Hail to the King, due tra le canzoni più amate dal pubblico. Un pubblico composto da moltissima gente tatuata, alternativa, ma anche da alcune persone con un look più sobrio o persino da qualche bambino, accompagnato da genitori davvero rock’n’roll.

Nobody è, anche dal vivo, un pezzo pieno di pathos, con feedback chitarristici di alta scuola a un certo momento, quando il pezzo rallenta. La sorpresa della serata è stata certamente l’esecuzione di Creating God, tratta da The Stage. Il trittico di classiconi Bat Country, Unholy Confessions e A Little Piece of Heaven ha chiuso le danze e mandato a casa il pubblico visibilmente in delirio.

Scaletta AVENGED SEVENFOLD – Carroponte Kozel, Sesto San Giovanni – 16/06/2025:

  1. Game Over
  2. Mattel
  3. Afterlife
  4. Hail to the King
  5. We Love You
  6. Buried Alive
  7. The Stage
  8. So Far Away
  9. Nobody
  10. Creating God
  11. Nightmare
  12. Bat Country
  13. Unholy Confessions
  14. A Little Piece of Heaven

Testo di Mauro Brebbia

Mauro Brebbia
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