BLACK MOTEL SIX è una band metal romana che da quasi 15 anni è presente sulle scene musicali italiane. Un gruppo molto duro in cui energia e potenza sono due elementi fondamentali e identificabile. Ho la possibilità di incontrare via mail il bassista Emanuele Calvelli con il quale discuto sul passato del gruppo e ovviamente sul presente futuro…

 

Ciao Emanuele e benvenuto su Long Live Rock’n’Roll. E’ un piacere poterti ospitare. Come stai?

Ciao e grazie a voi per lo spazio! Tutto bene, stiamo riprendendo l’attività live dopo un po’ di tempo che siamo rimasti fermi e questo ci rende molto contenti.

Poiché è la prima volta che ci troviamo a parlare di BLACK MOTEL SIX, che ne dite di iniziare con le presentazioni? Il nome interessante da dove nasce? Vi siete formati nel 2012 a Roma…

…sì, nel 2012 a Roma ma con una formazione diversa da quella attuale; il nome viene dato da un ormai ex-componente della band. Negli anni ci sono stati vari cambiamenti sia di line-up che di scelte musicali: si è cominciato con quello che si potrebbe definire “groove-metal”, per finire, più recentemente, a un metal più moderno. Nel corso degli anni siamo riusciti a toglierci varie soddisfazioni, ad esempio aprendo ai Lacuna Coil per varie volte e non ultima riuscendo ad avere Mark Holcomb dei Periphery come guest solo sull’ultimo album.

Avete alle spalle due album, ed un EP che li precede ‘For a Long Time’ del 2014. E poi una serie di concerti e avete poi condiviso il palco con delle ottime e blasonate band italiane.
Procediamo con ordine, che ne dite? Iniziamo da ‘For a Long Time’, come dicevo prima, registrato nel 2014. Mi parlate delle vostre sensazioni di quel momento e delle vostre reazioni durante e dopo le registrazioni?

Quando si è alla prima uscita c’è sempre un entusiasmo particolare, diverso dallo stesso entusiasmo che provi quando escono poi le successive. In quegli anni eravamo sicuramente più spensierati. L’EP suonava bene, ci piaceva, l’artwork era molto particolare e ci permise di suonare un po’ e farci conoscere. Davvero un bel periodo.

Poi nel 2016 ‘EVERYTHING IN ITS PLACE’, vi confesso che lo sto ascoltando proprio nel momento in cui vi scrivo… Un album molto interessante, molte radici nel metal granitico e potente di inizi 2000. Che mi dite di questo secondo passo? (che botta HANDFUL OF DUST…)

Quello del disco, a differenza dell’EP, fu invece un periodo più difficile: il disco vide la luce dopo la separazione da un membro della band – il che rese più complicato tutto, sia nella fase di ri-arrangiamento delle parti, sia nelle registrazioni. Il risultato comunque ci piacque ma forse riuscimmo a gustarci il disco solamente preparandolo e suonandolo dal vivo concerto dopo concerto. E il periodo che seguì fu davvero pieno di bei concerti. HANDFUL OF DUST… una delle mie preferite sicuramente!

E lo scorso maggio 2024 il successore e successivo ‘WHEN THE PILLARS COLLAPSE’. In modo superficiale mi sorge spontanea una domanda molto banale. Ma come mai otto anni per realizzare un nuovo lavoro?

Purtroppo per motivi personali di ognuno di noi, il lavoro sul disco è stato molto più lento di quello che doveva essere; non mi sento di voler specificare cosa è successo e a chi, ma questo è stato il risultato.

Ciò che noto ad un primo impatto di certo è la stessa energia e potenza che ormai credo sia un vostro tratto distintivo, ma dall’altra parte mi pare di cogliere un influsso più cupo. Se siete d’accordo con la mia semplice analisi, a cosa dovete questa ‘mutazione’? maturità e crescita personale, esperienza, maggiore introspezione… Ma se non siete d’accordo con la mia considerazione come vedete questo album rispetto al precedente?

E’ assolutamente corretta la tua analisi: l’energia e la potenza sono due elementi che non possiamo abbandonare e che abbiamo cercato di far evolvere per far emergere un po’ le sensazioni e le emozioni che in questi anni di composizione, molto difficili come dicevo prima, abbiamo attraversato. Se nei lavori precedenti “ti rode il culo” e lo vuoi far sentire, in questo nuovo lavoro c’è una grande dose di rabbia, con velature di nero. Nei testi, curati da Steph, vengono riportate esperienze personali, come ad esempio in ‘Insomnia 45‘: non dormire è brutto; non farlo per tanto tempo ti scava nel cervello.

Noto anche una maggiore complessità compositiva! Mi parlate della realizzazione di questo album?

La composizione è un momento collettivo che comincia con un’idea sviluppata in sala o da un’idea che viene proposta; immagina come fosse un laboratorio di artigianato: Marco, alla chitarra, arriva e propone. Noi tutti ci si mette a elaborare e modificare, aggiungere e cesellare finchè non siamo contenti del risultato. Anche questo sicuramente comporta dei tempi maggiori ma non siamo in gara con nessuno.

Avete partecipato allo ‘Zeit Fest’ e ‘Suoni di Marca’, bei festival davvero e aperto per i Lacuna Coil. Ci parlate brevemente di quelle esperienze?

Sicuramente tra le esperienze più belle vissute sopra il palco. Da entrambe abbiamo raccolto grande energia! Ricordo vividamente dei momenti di pogo sotto al palco dello Zeit come anche di una marea di mani alzate a Suoni Di Marca… li c’era davvero tanta gente!

Ho visto che a breve sarete dal vivo a metà febbraio a Milano al Legend Club in apertura ai Pain. Una trasferta davvero interessante. Ci anticipate qualcosa sulla vostra performance, la durata del vostro concerto e quali sono le vostre aspettative?

Siamo molto contenti di partecipare alla serata, davvero un’ottima occasione per proporre la nostra musica! A proposito della performance posso dirti che di recente abbiamo avuto un cambio in formazione: ci siamo separati da Alessio Brancati, alla batteria e adesso con noi suona Andrea Gianangeli. Il set sarà un mix di brani dal vecchio e dal nuovo disco, intorno ai 40 minuti.

Poi leggo altri concerti. Come va la promozione dell’album? C’è spazio per una band come BLACK MOTEL SIX che ha tanto da dire?

La promozione sta procedendo e ultimamente sta prendendo più velocità. E’ difficile ma ci si prova. Le dinamiche attuali sono molto diverse da quelle che c’erano anni fa e tenere il ritmo è complicato per chi non riesce a stare su i social 24/24 a creare contenuti.

Roma è stata sempre una grande città con grande attenzione per la musica dal vivo. Ho visto molti concerti nella capitale, pensate, il mio primo è stato nel 1982. C’è ancora questo occhio di attenzione rivolto a voi musicisti?

Nell’ambito metal underground c’è stata una diaspora importante dopo la morte di Baffo: le serate organizzate dalla Metal Massacre erano un punto di riferimento per tutta la scena romana e ci potevi sentire davvero qualsiasi genere, per volontà di Baffo che concedeva il palco a tutti. Era occasione per conoscere band molto interessanti e da seguire, quindi ci si andava senza pensarci troppo. C’è voluto svariato tempo per vedere riaffermarsi punti di aggregazione per l’underground: cito il Traffic e il Defrag come due locali in prima linea, dove si vede un movimento e delle persone interessate alla musica “come se fossero le serate del Baffo”.

Ragazzi grazie per la vostra disponibilità, è stato un piacere chiacchierare con voi. Adesso vi lascio la conclusione. Aggiungete liberamente qualcosa che non sono riuscito a mettere in rilievo a proposito della vostra musica e un saluto ai lettori di Long Live Rock’n’Roll… spero presto di incontrarvi ad un vostro concerto…

Grazie mille per lo spazio! Un invito ai lettori: supportate le band locali!!

In bocca al lupo ragazzi!!!

Lunga vita al lupo!

 

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