Lenny Kravitz è un Dorian Gray del XXI secolo. Ogni nuovo album, a partire da 5 (1998), si è addossato una fetta di invecchiamento anagrafico del suo autore. I risultati si vedono ma, disgraziatamente, si sentono anche. Il sincero e contagioso entusiasmo dell’artista è evidentissimo, motivo per il quale è impossibile negargli la nostra simpatia, mista anche a qualche litro di (sana) invidia, finemente distillata.

Disgraziatamente, questo nuovo lavoro (il dodicesimo), per l’ennesima volta, ribadisce la vocazione edonista del suo autore, ormai interessato solo alla sonorizzazione di cene eleganti ed aperitivi dei “salotti buoni”. Ecco che ci tocca così in sorte una razione standard di rock educato, con barba fintamente trasandata ed abiti rigorosamente firmati. Un simile capitale di coolness, comprata alla Lidl ed offerta ai palati di benpensanti con la moglie in vacanza e liberi professionisti vari, ansiosi di abbellire il proprio CV aggiungendo la voce “ribelle”, merita giusto un brindisi con la Spuma avanzata da una festa delle medie. La ricetta è collaudatissima: una generosa innaffiata di “Vintage”, quel tanto che basta a ringalluzzire le endorfine dei supergiovani fermi agli anni ’90, con l’aggiunta di una spolverata di “moderno”, blanda ma comunque sufficiente a ribadire che l’ascoltatore é ancora “gajardo e tosto”.

Kravitz finisce col confezionare un pop rock analcolico che va consumato indossando un paio di jeans della Upim, con gli strappi già fatti in fabbrica ed il cui uso è prevalentemente rivolto a cinquantenni neo divorziati, convinti che basti qualche espressione giovanilistica per sedurre una procace ventenne.

Per raggiungere il minimo sindacale (sto per nominare i momenti più dignitosi della tracklist) non bastano il soul da Autogrill di Honey o i Led Zeppelin ordinati su Wish di Paralyzed e neppure lo Stevie Wonder trovato da Ikea di Spirit In My Heart.

Con Love Is My Religion scatta poi il daspo, mentre con il Prince da bancarella abusiva proposto da Heaven (ma anche dalla title track) arriva, addirittura, la scomunica istantanea.

Blue Electric Light é un elegantissimo tributo senile ad una giovinezza spirituale, ormai trascorsa che nessun personal trainer da villaggio vacanza potrà illudersi di poter mai restituire agli imbolsiti fan di questa adorabile rock star da bordo piscina.

3.9/10

1. Just Another Find Day (In This Universe of Love)
2.TK421
3. Honey
4. Paralyzed
5. Human
6. Let It Ride
7. Stick in the Middle
8. Bundle of Joy
9. Love Is My Religione
10. Heaven
11. Spirit in My Heart
12. Blue Electric Light

 

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