Island Records – 2024

Più di centotrenta milioni di copie vendute. Sedici album all’attivo, compreso questo “Forever“, che esce ufficialmente sul mercato il 7 giugno, e una carriera quarantennale alle spalle. Quest’anno è l’anniversario del loro primo album, “Bon Jovi“, e quale modo migliore di festeggiarlo se non con un disco nuovo di zecca?

Attesissimo da numerosissimi fan sparsi in tutto il pianeta, c’è da dire che questo “Forever” suona quasi più come un disco solista dell’ex biondo e ormai brizzolato Jon Bon Jovi. Anticipato da due singoli molto programmati e gradevoli quali “Legendary” e “Living Proof“, il disco si lascia tutto sommato ben ascoltare. Certamente meglio del precedente “2020” e di alcuni imbarazzanti dischi usciti dopo la fuoriuscita dello storico e indimenticabile “partner in crime”, l’unico e indimenticato Richie Sambora.

A proposito di Richie, moltissimi fan speravano in un suo ritorno con la band, ma anche stavolta la storia è andata in modo diverso. Le voci incontrollate sono state alimentate più che altro da una stampa sempre pronta a notizie “clickbait”, pur di attirare l’attenzione su notizie che poi non corrispondono nella sostanza a ciò che viene annunciato. In verità, c’è stato soltanto qualche contatto telefonico nel corso degli anni e Richie ha dichiarato che sarebbe disposto a suonare di nuovo con la band, solo quando Jon risolverà del tutto gli innumerevoli problemi alle corde vocali che lo hanno martoriato ormai da diversi anni. Jon si è anche sottoposto a un serio intervento a tal proposito, ma i risultati finali per una sua completa guarigione non sono stati affatto garantiti.

Tour sospesi e prestazioni spesso imbarazzanti (alcune passate anche dall’Italia) sono state registrate nella storia recente di Jon. Un lontano parente del Bon Jovi che imperversava a tutte le ore su MTV e le principali radio con canzoni storiche quali “You Give Love a Bad Name”, “Always”, “Livin’ on a Prayer”, “Keep the Faith” e innumerevoli altre hit.

Molti hanno apprezzato il tentativo di Jon, fatto esclusivamente anche per i fan, ma fortunatamente ora nulla è stato ancora annunciato come promozione live di “Forever”. Jon ha dichiarato che tornerà ad esibirsi live soltanto quando avrà risolto del tutto i suoi problemi alle corde vocali. Tale intenzione fa onore al nativo del New Jersey, visto che tanti pagano per un biglietto e vorrebbero assistere perlomeno a prestazioni più che buone. Le voci recenti parlano anche di un suo ritorno live, ma appunto, e come detto prima, ufficialmente non ci sono certezze.

Ma torniamo a questo “Forever” e alla sua analisi. Vale la pena acquistarlo o no? Ora lo saprete ed è ovviamente una recensione personale. Il disco esce ancora per Island Records ed è prodotto ancora da John Shanks, tra l’altro uno dei chitarristi live della band. Questa persona ha lavorato con numerosi artisti dal background davvero importante: Melissa Etheridge, Tuck and Patti, Take That e Sheryl Crow. La produzione è certamente all’altezza ed ogni singolo strumentista viene valorizzato nelle sue parti, anche se sinceramente un talentuosissimo chitarrista quale Phil X si limita a qualche breve assolo e stop, sparso qua e là.

La copertina del disco è in bianco e nero e vede il buon Jon, ripreso per strada mentre sta per attraversare le strisce pedonali, indossando un giubbotto di jeans con la scritta “Bon Jovi Forever“. Immagine che riporta decisamente alla mente i tempi dei primi album. Dodici canzoni compongono quest’album e proprio i primi due singoli “Legendary” e “Living Proof” aprono le danze. Entrambi sono ottimi pezzi, il primo quasi una marcetta e con stacchi d’atmosfera prima del ritornello. Il secondo è, personalmente, molto bello e sicuramente non ha niente da invidiare ai suoi pezzi più famosi.

Molto radiofonica e palesemente alla Mellencamp è invece “We Made It Look Easy“, pezzo dove appare in sottofondo e con classe il buon David Bryan e il suo piano. Ottima anche la prova dello storico batterista Tico Torres. “Seeds” è invece un pezzo che inizialmente ricorda molto da vicino la storica “Blaze of Glory” ed è una power ballad che ti sa conquistare dall’inizio, anche se sfacciatamente ruffiana in taluni frangenti. Si continua con un’altra ballad davvero intensa e più d’atmosfera della precedente traccia. Questa canzone, che ti culla da inizio a fine, è “Kiss the Bride“. L’unica pecca, rispetto alle classiche ballad dei Bon Jovi, è la chitarra di Phil X, estremamente sacrificata in piccoli assoli acustici di sapore melodico e spagnoleggiante.

Il ritmo torna a salire con “People’s House“, midtempo che ricorda un po’ la storica “Keep the Faith”, mischiata a qualche canzone del disco solista di Jon Bon Jovi. Molto ritmata e allo stesso tempo di classe. Se i Bon Jovi torneranno dal vivo, sicuramente “Walls of Jericho” potrà diventare un pezzo molto apprezzato dai fan. Il suo incedere invita proprio a cantare, senza che ci fosse un domani.

Un disco che sicuramente mi ha sorpreso molto in positivo e che certamente è il migliore dei Bon Jovi da almeno vent’anni. Ormai questa lineup suona insieme da svariato tempo e l’alchimia tra i componenti è decisamente palese e tangibile. Potrei analizzare tutti gli altri pezzi, ma voglio soltanto sottolineare ed evidenziare la bellezza della conclusiva “Hollow Man“, pezzo piano, voce e poco altro, cantata da Jon con tonalità molto bassa e che è davvero splendida.

Che dire, questo disco è davvero bello e auguro a Jon Bon Jovi di risolvere qualsiasi problema legato alle sue fragili corde vocali e di tornare, se ce la farà, ad esibirsi dal vivo.

Mauro Brebbia.

Tracklist:

01. Legendary
02. We Made It Look Easy
03. Living Proof
04. Waves
05. Seeds
06. Kiss the Bride
07. The People’s House
08. Walls of Jericho
09. I Wrote You a Song
10. Living in Paradise
11. My First Guitar
12. Hollow Man

Line-up:

Bon Jovi – voce, chitarra
Phil X – chitarra
Hugh McDonald – basso
Tico Torres – batteria
David Bryan – tastiere

Mauro Brebbia
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