La scorsa domenica 7 luglio 2024 i Bring Me The Horizon sono tornati sul palco infuocato (in tutti i sensi) degli I-Days assieme a Yungblud e Imminence.
Il tour dei festival estivi degli headliner, freschi dell’uscita del nuovo album Post Human: Next Gen pubblicato lo scorso 24 maggio, tocca l’Italia a circa un’anno e mezzo di distanza dall’ultimo concerto.
Questo è il primo spettacolo italiano e primo tour del gruppo senza Jordan Fish, ex tastierista, seconda voce e compositore, che ha lasciato i Bring Me sul finire del 2023 per dedicarsi all’attività di produzione e scrittura.
L’apertura del concerto era inizialmente affidata ai Bad Omens che il 23 maggio hanno però annunciato la cancellazione delle date europee estive a causa del burnout che ha colpito il cantante Noha.
La temperatura ancora alta e l’attesa sotto il sole non fermano il pubblico dall’accogliere gli Imminence con curiosità. La scelta di includere questa band nella line-up è stata probabilmente un po’ azzardata: i Bad Omens erano sicuramente in linea con i due gruppi successivi a livello di genere e pubblico, ma forse complice il poco tempo e gli incastri degli spostamenti delle band, la scelta è ricaduta sul gruppo metalcore svedese.
Il concerto si apre quindi con sonorità aggressive tipiche del metal scandinavo più puro, al quale gli Imminence riescono ad aggiungere una nota oscura e suggestiva. Con grande tecnica e abilità hanno proposto un’esibizione impeccabile, senza errori o esitazioni. Gli outfit non certamente estivi e soprattutto un pubblico che si aspettava una band con sonorità differenti, non hanno scoraggiato gli Imminence che sono riusciti a catturare l’attenzione soprattutto con momenti di grande spessore come l’assolo di chitarra suonato con l’archetto del violino, che ha scatenato forte entusiasmo. Il violino è uno strumento simbolo della band, suonato dal cantante che con grandissima naturalezza lo accompagna allo scream.
Cambiamo atmosfera con l’arrivo di Yungblud ma di certo il livello di energia resta lo stesso: il cantante britannico inizia la sua esibizione con superdeadfriends, scelta azzeccatissima per mantenere alto il livello di esplosività; il pubblico è gasatissimo. Già dalla prima canzone Yungblud si dimostra una bomba di energia e positività che riesce a mantenere durante tutta l’esibizione, caratterizzata dall’alternanza di ritmi e atmosfere. Da I Love You, Will You Marry Me con sfumature british pop, fino ai grandi classici amati dalla nuova ondata emo come The Funeral, I Think I’m OKAY. Una scaletta che presenta la varietà di sfumature di generi tipica di Yungblud, che riesce a unire con coesione grazie al suo messaggio di inclusività e grande sensibilità emotiva, la stessa che lui per primo mostra nei confronti del suo pubblico.
Si è infatti dimostrato molto entusiasta nel coinvolgere la platea a ballare, scatenarsi, aprire il pit, salire in spalla e, come in altri concerti dell’ultimo periodo, ha fatto suonare la chitarra ad una fortunatissima ragazza delle prime file. Giulia ha impugnato lo strumento e, sorretta dalla sicurezza, ha suonato il riff di Fleabag mentre Yungblud cantava affianco a lei.
Non sono passate inosservate le alte fiamme infuocate che a stento arrivano a raggiungere il livello di energia di Yungblud, che sa tenere benissimo il palco con la sua presenza esuberante e piena di entusiasmo.
Dopo l’intro presentato da Eve, i Bring Me The Horizon aprono “tranquillamente” con DArkSide ma l’atmosfera si è immediatamente scaldata con Empire (Let Them Sing), che è sembrato quasi un invito perché da subito il pubblico ha iniziato a cantare a squarciagola. Purtroppo i volumi non erano ottimali in alcune zone del pit e con l’aggiunta delle voci del pubblico, spesso è stato difficile sentire Oli cantare.
Questa è stata una delle date più infuocate degli I-Days, le fiammate ci accompagneranno per tutto il concerto, bruciando le zanzare ma anche i visi del pubblico: il calore era infatti percepibile fino a molti metri di distanza e le prime file hanno sofferto più di tutte. A livello scenografico però hanno reso lo spettacolo unico, andando a tempo di musica e creando degli effetti straordinari soprattutto su AmEN!, che ha scatenato gli animi assieme a Kool-Aid, Shadow Moses e Obey, complice la presenza di quel “fottutamente pazzo” di Yungblud salito sul palco per cantare quest’ultima canzone assieme al gruppo di Sheffield.
Anche i BMTH si sono dimostrati particolarmente attenti al pubblico che hanno coinvolto in diverse maniere, dai classici cori fino ad arrivare al wall of death di Antivist in cui un fan, Andrea, è stato fatto salire sul palco per cantare.
La scenografia è stata supportata anche da molti effetti di luce e pause in cui Eve e altri personaggi intrattenevano il pubblico e introducevano le canzoni successive. Particolarmente sentito il momento della triade formata da Drown, l’immancabile Can You Feel My Heart e il video che ha preceduto Doomed: un montaggio commovente che ha ripercorso tutta la storia del gruppo, dagli inizi del “periodo MySpace”, agli anni d’oro di Sempiternal, fino alle nuove sonorità ed estetica degli ultimi anni. Doomed ha infatti chiuso un momento reso ancora più emozionante dai giochi di luce che attraversavano una fitta coltre di fumo e pioggia, arrivata con tempismo per rendere l’atmosfera ancora più magica.
Il concerto si è concluso col botto con le “ballerine” Lost e Throne che hanno fatto scatenare il pubblico per una chiusura degna di questa esibizione.
Quello dei BMTH è stato uno show completo tra momenti esplosivi, atmosfere malinconiche e scenografia moderna che strizza l’occhio al gaming e all’estetica giapponese e AI. I giochi di luci e fuoco ci hanno accompagnat? lungo una scaletta ottima che, nonostante qualche mancanza, ha saputo accontentare fan nuovi e vecchi.
Testo di Patrizia Bazzani
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