BUILT-IN OBSOLESCENCE – Alea (2025)

Con “Alea”, i Built-in Obsolescence compiono un salto netto in avanti rispetto al loro già promettente esordio, “Instar”.

Uscito il 20 marzo 2025, questo concept album si muove su coordinate ambiziose: un viaggio sonoro e concettuale che esplora il dualismo tra libero arbitrio e destino, tra scelte individuali e l’inevitabilità che ne deriva.

Il disco si sviluppa lungo otto tracce per un’ora abbondante di musica, durante la quale la band di Riccione mostra una notevole maturazione compositiva ed una visione sempre più personale del progressive metal contaminato da influenze post-rock.

Fin dal primo ascolto, è evidente come “Alea” non cerchi mai la via più facile.

Brani come “Æmber” e “Whispers, Adrift” accolgono l’ascoltatore con strutture complesse, tempi dispari e paesaggi sonori dilatati, in cui le esplosioni emotive si alternano a momenti di silenzio meditativo.

Si percepisce l’influenza di formazioni come The Ocean, Solstafir o Mono, ma il gruppo non si limita a ricalcare modelli: piuttosto, li assimila e li reinterpreta, mettendo in primo piano una sensibilità melodica che non sacrifica mai l’impatto.

La suite “Updraft”, con i suoi undici minuti finali, rappresenta forse il vertice creativo dell’album, grazie a una costruzione dinamica che cresce fino a un climax di rara intensità, arricchito da fiati e arrangiamenti inaspettati.

Non tutto è perfetto. Tracce come “The Sun Shall Fall” e “Liminal Stasis” risultano meno incisive: la prima forse troppo dispersiva nella sua lunga durata, la seconda affaticata da linee vocali che non sempre sembrano integrarsi con l’impianto strumentale. Ma anche nei momenti meno riusciti, “Alea” mantiene una coerenza interna, un filo conduttore che tiene insieme ogni brano sotto il segno del dubbio esistenziale e della tensione narrativa.

Ciò che colpisce maggiormente è la scelta della band di lavorare non tanto sull’aggressività, quanto sull’atmosfera. Le chitarre non si limitano a riff pesanti ma dipingono veri e propri paesaggi emotivi, mentre la sezione ritmica sa alternare impatto e delicatezza con grande maestria.

L’aspetto visivo del progetto – un artbook illustrato che accompagna il supporto fisico– completa l’esperienza, rafforzando l’idea di un’opera totale, pensata e curata in ogni dettaglio.

In conclusione, a mio parere, “Alea” è un album che richiede attenzione, pazienza ed un ascolto immersivo. Non è sicuramente la musica mordi e fuggi tanto cara al mainstream attuale e necessita di concentrazione. Un impegno, atto all’assorbimento dell’opera, che molti, al giorno d’oggi, purtroppo non sono più inclini a prendersi, ma una “fatica” che si fa ampiamente ripagare con la grande profondità espressa che viene donata a chi sa ascoltare.

Questo lavoro è imperfetto, certo, ma proprio per questo risulta umano e credibile.

I Built-in Obsolescence dimostrano di avere una voce propria ed una visione artistica chiara, che li rende una realtà molto interessante dell’attuale scena post-metal italiana.

Un’opera da scoprire, traccia dopo traccia. Una band da tenere d’occhio.

 

VOTO: 7,5/10

 

Tracklist:

  1. Kindling
  2. Æmber
  3. Whispers, Adrift
  4. The Sun Shall Fall
  5. Shape of Water
  6. Liminal Stasis
  7. Maelstrom
  8. Updraft (ft. Ottone Pesante)

 

Formazione:

  • Valerio Biagini (Basso)
  • Gianmarco Ciotti (Chitarra)
  • Bruno Galli (Batteria)
  • Paolo Sanchi (Voce)
  • Alex Semprini (Chitarra)

 

Featuring:

  • Ottone Pesante (Sezione Ottoni in “Updraft”)
  • Riccardo Pasini (Sintetizzatori in “Liminal Stasis” e “Updraft”. Registrazioni, mixaggio e produzione dell’album)
  • Lorenzo Ricci (Fisarmonica in “Updraft”)
  • Valerio Buonicore (Artwork, Layout, Graphic Design dell’album)

 

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