L’allarme è stato lanciato da fan e artisti: i prezzi dei biglietti per i concerti sono alle stelle. Assistere al live della propria band preferita può diventare un lusso, con costi che superano i 100 euro anche per i posti non numerati. Ma quali sono le cause di questo fenomeno? E come si può trovare una soluzione?

I fattori che concorrono al caro prezzi sono molteplici. Innanzitutto, il rialzo del costo della vita ha impattato anche sull’industria musicale, con l’aumento dei costi di produzione e logistica. A questo si aggiunge il boom della domanda post-pandemia, con un pubblico desideroso di tornare ad ascoltare musica dal vivo dopo due anni di stop.

Un altro fattore determinante è il sistema di vendita dei biglietti. La prevalenza di pochi giganti del settore, limita la concorrenza e favorisce la speculazione. D’altronde, le piattaforme che si occupano della vendita dei ticket, sono prevalentemente le poche ben conosciute e non hanno concorrenza. A ciò si aggiunge l’utilizzo di algoritmi di pricing dinamico che fanno lievitare i prezzi in base alla domanda.

Non mancano le responsabilità degli stessi artisti. I cachet delle star internazionali sono spesso esorbitanti, e questo costo viene riversato sul prezzo dei biglietti. Inoltre, la moltiplicazione di eventi speciali e pacchetti VIP contribuisce a creare un’offerta a prezzi elevati.

Non dimentichiamo che mentre una volta i maggiori introiti degli artisti derivavano dalla vendita dei dischi, ora le vendite sono ai minimi storici e il guadagno dipende sempre più dall’incasso delle attività live.

Le conseguenze di questa situazione sono evidenti. Molti appassionati di musica si vedono costretti a rinunciare ai concerti, con un impoverimento dell’esperienza musicale dal vivo e quindi culturale. Si rischia inoltre di creare un pubblico elitario, escludendo fasce di popolazione con minori possibilità economiche.

Cosa si può fare per arginare il caro prezzi? Diverse proposte sono state avanzate. Alcune riguardano la regolamentazione del mercato dei biglietti, con l’introduzione di limiti ai costi di servizio e al secondary ticketing. Altre puntano a favorire la concorrenza, incentivando l’ingresso di nuovi operatori nel settore.

Un ruolo importante possono giocarlo anche gli artisti. Assumere un atteggiamento responsabile nella gestione dei cachet e dei pacchetti VIP potrebbe contribuire a rendere i concerti più accessibili.

Sarebbe poi auspicabile una revisione per quanto riguarda il sistema royalty sugli ascolti in streaming, in modo che si possa sopperire in maniera più consistente al calo di vendite dei supporti fisici.

In definitiva, la soluzione al problema del caro prezzi richiede un impegno collettivo. Istituzioni, operatori del settore e artisti devono lavorare insieme per trovare un equilibrio che renda la musica dal vivo un’esperienza accessibile a tutti.

Proseguendo con un’analisi ancora più approfondita, posso provare anche a mettermi a fare l’avvocato del diavolo. Potrei quindi far notare che nonostante i prezzi sempre più proibitivi, i grandi concerti degli artisti internazionali vanno spesso sold out. Quindi dovrei anche affermare che, al contrario di quello che ho sostenuto finora, evidentemente la gente è in grado di sostenere ancora il mercato ed è disposta a soddisfare appieno l’offerta. Poi però mi ravvedo, perché credo il punto sia un altro. A quanto ammonterebbe la domanda se i biglietti fossero più accessibili? In molti Paesi vengono proposte ormai parecchie più date dei tour rispetto a quelle calendarizzate in Italia. Se andiamo a vedere, si tratta di Nazioni dove il potere d’acquisto è superiore rispetto al nostro. Non è quindi plausibile che il fattore determinante sia quello della spesa piuttosto che quello dell’interesse?

Infine vorrei far notare che, a mio parere, molte strutture italiane, soprattutto per quanto riguarda quelle solitamente destinate ai festival ed ai grandi eventi, sono di pessima qualità rispetto a quelle che ospitano i concerti in altri Paesi vicini a noi. Questo credo sia un altro motivo che concorra a rendere ancora meno attrattiva la proposta di musica dal vivo che offre la nostra penisola e quindi anche meno giustificabile un prezzo elevato per accedervi, che dovrebbe almeno garantire servizi e location di alto livello.

La musica è storia, arte e cultura. Come tale andrebbe tutelata e resa accessibile a tutti.

L’amore per la musica non dovrebbe essere un lusso.

È voi cosa ne pensate? Quali possono essere le soluzioni per far tornare la musica dal vivo più popolare e quindi meno elitaria?

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