Peaceville ”“ Marzo 2015

E’ per me un grandissimo piacere e onore poter recensire il nuovo album dei DHG, band che seguo fin dal loro esordio e che sono sincero adoro da sempre. Nati nel 1994 per volere di Vicotnik e Aldrahn, debuttarono suonando puro e grezzo black metal norvegese, con il contributo di Fenriz al basso per la registrazione del primo album “Kronet til Konge”(1995). Con la seconda uscita, il granitico e spietato “Monumental Possession”(1996), le coordinate musicali e stilistiche si spostarono su un  Black / Thrash Metal primitivo e senza tanti fronzoli.

Ma è con il mini album “Satanic Art”(1998), che la vena sperimentale e avanguardista (che li avrebbe poi contraddistinti e resi unici) viene a galla prepotentemente, per portarli alla realizzazione di quello che probabilmente è il loro capolavoro “666 International”(1999).

Black Metal imbastardito con campionamenti e basi derivate dalla musica elettronica, che però mantiene tutta la sua ferocia senza compromessi non snaturando quello che è il dna della band, ovvero musica oltranzista spinta all’eccesso.

Penultima fatica è stato il buono “Supervillain Outcast” (2007), che vede alla voce in sostituzione dell’inarrivabile Aldrahn, Kvost già  cantante dei Code.

Ennesimo lavoro per nulla scontato e sempre incline alla sperimentazione, che però in definitiva alle mie orecchie non ha mai suonato DHG al 100% e non solo per quanto riguarda la voce”…

Sette anni dopo, eccoli tornare con sua maestà  Aldrahn dietro al microfono, che ha ritrovato il suo inseparabile compagno di terrorismo e sperimentazione sonora (Vicotnik), ricreando quella magica alchimia che ha permesso loro la costruzione e l’emanazione di questo monumento intitolato “A Umbra Omega”.

Ogni cosa è tornata al suo posto, e questo disco è DHG al 100% senza se e senza ma”…La tormentata vena sperimentale, schizoide e allucinata, si è nuovamente impossessata di loro conducendoli in territori mai raggiunti prima dalla band. Sinistre atmosfere al limite della tensione emotiva, si sposano con aperture e divagazioni quasi da cabaret a tinte totalmente nere, malvagie e malate. L’estetica black metal, ancora una volta è stata violentata per ridargli nuova vita e splendore. In alcuni passaggi, la voce mi ha ricordato in pieno le litanie care a Mr. Tibet dei Current 93”…Non preoccupatevi, il loro lato piùimpetuoso, iconoclasta e furioso è intatto. Parti black metal velocissime e taglienti come lame di rasoio, sembrano arrivare direttamente da “666 International” e “Satanic Art”, come anche quel teso e pauroso pianoforte che ha marchiato il loro sound anni fa”… I cultori della scena norvegese piùricercata e particolare, sentiranno subito l’influenza dei mai dimenticati e pazzeschi  Ved Buens Ende negli arpeggi, dal caratteristico incedere ipnotico e “circolare”.

Non serve parlare dei singoli musicisti o di brani in particolare. Tutte le persone coinvolte, hanno dato prova e dimostrato ancora una volta chi sono, e fino a quale inaudito livello di malattia compositiva posso arrivare. Forse questo album è molto piùintimista come approccio, ed ermetico per quanto riguarda le parti piùatmosferiche e sperimentali, ma senza dubbio ancora totalmente immerso nel nero piùprofondo.

Comprate a scatola chiusa “A Umbra Omega”, perché quasi sicuramente per moltissimo tempo non uscirà  piùnulla di questo livello a meno che non siano proprio i DHG a farlo.

Perché questo gruppo e questo disco, sono l’attuale e praticamente impossibile limite da raggiungere, e non prendo nemmeno in considerazione l’eventualità  che qualcuno lo superi.

Semplicemente unici e inarrivabili.

Tracklist:
1 The Love Divine
2 Aphelion Void
3 God Protocol Axiom
4 The Unlocking
5 Architect of Darkness
6 Blue Moon Duel

Band:
Vicotnik – chitarra
Aldrahn – voce
L.E. Maløy ”“ basso
Sekaran – batteria
Tunberg – chitarra

 

_DSC7966

Avatar
Author

Write A Comment