Oggi ho il piacere di incontrare DISEASE ILLUSION, band bolognese con parecchi lustri di esperienza musicale sulle spalle. Lo scorso settembre 2024 è stato pubblicato il terzo album del quintetto dal titolo PLASTIC OCEAN di cui abbiamo discusso insieme ai componenti del gruppo… ecco il nostro resoconto della chiacchierata…

Ciao ragazzi, benvenuti su Long Live Rock’n’Roll. E’ un piacere poter chiacchierare con voi. Come state?

Ciao e ciao a tutti i lettori di Long Live Rock’n’Roll! È un piacere essere ospitati sulle pagine di una webzine storica come la vostra, che è in giro da tanto tempo…più o meno come noi! Stiamo bene, belli carichi, pronti a parlare di musica e di quello che ci appassiona di più.

Come dicevo è un piacere chiacchierare con voi. Lo scorso 19 settembre (anno domini 2024) è stato pubblicato il vostro album PLASTIC OCEAN. Prima però di parlare del vostro nuovo lavoro mi sembra il caso di presentarvi ai nostri lettori: DISEASE ILLUSION, band nata nel 2008 a Bologna. Come vi siete conosciuti e com’è iniziato questo progetto? Della formazione iniziale Federico è l’unico superstite…

Sì, quasi vent’anni fa, soprattutto se consideri che certi brani sono in giro fin dal 2006. Federico è l’unico superstite perché è lui l’anima dei DISEASE ILLUSION, il cuore pulsante della band. Nel corso degli anni la formazione si è evoluta, così come il sound, con l’arrivo di nuovi membri, ognuno portando il proprio bagaglio musicale. Alessandro Turco ha un background che spazia dal goth al symphonic, Giacomo Laurenti ha un’anima tra progressive e hardcore, Joy Lazari viene da esperienze nel death e black metal, e infine c’è Alessio Chierici, che viene dalla scena hardcore più ruvida dell’Emilia-Romagna. Tutte queste influenze ci hanno aiutato a costruire il nostro sound attuale.

In tutto tre album, un EP e alcuni singoli, corretto?

Esatto! Dal 2008 a oggi abbiamo pubblicato un EP, seguito poi da BACKWORLD, il primo full-length, che riprendeva alcuni brani dall’EP espandendo poi quell’idea di Death Metal Melodico di stampo scandinavo con quelle influenze Metalcore dei primi anni 10. Da lì in poi c’è stata poi la vera evoluzione, con il formarsi della band che siamo oggi. AFTER THE STORM è stato il primo passo verso un approccio più moderno al melodeath, seguito poi dal recente PLASTIC OCEAN.

Alcuni dei singoli hanno anticipato l’uscita dal nuovo PLASTIC OCEAN… posso farvi una domanda banale? ma perchè il colore arancione è dominante e predominante nella copertina dell’album e dei singoli?

Domanda banale ma non troppo! L’arancione è un colore che evoca sia allarme che energia, due concetti chiave dietro l’album. Da un lato è il colore dei giubbotti di salvataggio, un simbolo forte considerando il tema dell’oceano soffocato dalla plastica. Dall’altro, volevamo trasmettere un impatto visivo immediato, un contrasto netto con l’idea classica del blu oceanico. Dopo aver visto i lavori di FREDXDALLAS, musicista e artista che realizza illustrazioni con questo stile minimale ma di grande impatto e messaggio sociale, ci siamo convinti che dovesse essere la sua mano e la sua arte a rappresentare PLASTIC OCEAN.

Le copertine dei singoli riportano il segnale di pericolo, a volte personalizzato se non erro. E’ questo il leitmotiv del vostro lavoro? il pericolo causato da noi? sono stato come sempre disattento e superficiale?

Esattamente, hai colto nel segno! Volevamo dei simboli universali che richiamassero l’allerta e il rischio, perché i problemi di cui parliamo non sono qualcosa di lontano o teorico: sono reali, sono qui, e sono causati dall’uomo. Non è propriamente un concept album, i brani raccontano storie diverse anche se legate da un filo comune.

Ci parlate della genesi di PLASTIC OCEAN? dall’idea iniziale, di come si è sviluppata la fase compositiva e realizzativa… insomma, tutto.

L’idea di PLASTIC OCEAN è nata come un’evoluzione naturale dei temi che avevamo già toccato in AFTER THE STORM. Abbiamo lavorato molto per affinare il nostro sound, mantenendo l’aggressività e la melodia ma con un approccio più personale e maturo. Non è stato facile scrivere dal momento che siamo raramente tutti nello stesso luogo, con Federico vive in Inghilterra e Joy vive in Danimarca. E in mezzo mettici pure il COVID. Quest’album ha richiesto molto tempo per essere ultimato.
Abbiamo quindi scritto le parti musicali digitalmente condividendo le idee on-line e rielaborandole in diverse battute per aggiungere un risultato che non fosse banale o scontato ma che si potesse definire riconoscibile e unico, pur rimanendo aggrappato agli standard del genere.

L’album colpisce subito per potenza nei suoni, aggressività e straordinaria durezza. tutto si fonde alla perfezione con le tematiche che normalmente proponete e per questo i miei complimenti. Quali sono le vostre principali influenze musicali e stilistiche? e come voi considerate le vostre attitudini musicali?

Le nostre influenze spaziano dal thrash e heavy metal classico, come Metallica, Megadeth e Testament, fino al metal estremo.
Ale è partito da lì per poi immergersi nel black e nel symphonic metal con Cradle of Filth e Dimmu Borgir, mentre Joy ha iniziato con Mayhem, Burzum e Immortal prima di avvicinarsi al death e al moderno deathcore di Whitechapel e Fit For An Autopsy.
Jack ha attraversato generi diversi, dai Red Hot Chili Peppers al progressive e hardcore, trovando ispirazione in band come Opeth, Architects e Born of Osiris.
Il death metal e il melodic death restano comunque centrali nel nostro sound, con l’influenza di Death, Carcass, At The Gates, Dark Tranquillity e Soilwork, particolarmente sentita da Fede.
Anche il lato più sinfonico e gotico del metal trova spazio nel nostro sound, grazie all’influenza di gruppi come Nightwish e Within Temptation.

Quali le differenze con i due precedenti? e cosa notate voi di diverso in voi come musicisti rispetto agli inizi dell’esperienza DISEASE ILLUSION?

BACKWORD è stato senza ombra di dubbio un album fortemente centrato su sonorità classiche del Göteborg sound, mentre con AFTER THE STORM, anche grazie al lavoro di Giuseppe Bassi, abbiamo cercato di innovare il sound introducendo influenze più moderne sia come impalcatura ritmica che come impronta sonora.
PLASTIC OCEAN rappresenta quindi l’evoluzione più matura del nostro sound e del nostro stile che vuole rimanere nell’ambito del death melodico, ma innovandosi tramite influenze provenienti da generi più moderni e attuali.

Avete condiviso il palco con molte band importanti e di certo avete avuto modo di acquisire nuove esperienze, ho letto di Aborted, Beneath the Massacre, Bleeding Through, Vision Divine, Warbringer, Dying Fetus, Misery Signals e tanti altri. Con chi vi piacerebbe suonare e perché?

Noi vorremmo suonare con chiunque faccia della legna seria! Ci sono ovviamente i super big che però sono ormai in giro da oltre 3 decenni quindi per noi diventa fondamentale lo spingere band nuove e giovani e quindi condividere il palco con chi ha forte passione e vuole una scena di metal estremo più moderne e attuale, perché di roba fritta e rifritta se ne sente troppa!

E a proposito di eventi dal vivo, come procede la promozione del vostro album? Ed in generale come vanno le cose dal vivo? Riuscite ad esibirvi spesso o è sempre difficile per una band italiana nei contesti live?

La promozione dell’album va molto bene, e abbiamo di recete firmato con Rock’On agency per incrementare il numero e il livello degli spettacoli dal vivo. Proprio a giugno, il suoneremo al Southammer Metal Fest di Castel Volturno assieme a grandissime band (Rotting Christ, Fleshgod apocalypse, Darkane, Necrodeath e altri) e non vediamo l’ora di sbulbare sul palco. In generale per una band sparsa per l’Europa come noi è sempre logisticamente difficile suonare spesso, ma siamo più per la qualità piuttosto che la quantità!

Grazie ragazzi per essere stati con noi. Volete aggiungere dell’altro a proposito di DISEASE ILLUSION? Vi lascio concludere con un saluto ai lettori di Long Live Rock’n’Roll e a tutti coloro che vi supportano…
Mi auguro di incontrarvi presto dal vivo …

Grazie a tutta la redazione di Long Live Rock’n’Roll per lo spazio concessoci con questa intervista.
Volevamo chiudere con un invito a visitare la nostra foresta sulla piattaforma Treedom con la quale cerchiamo di coinvolgere più persone possibile in un progetto di ripopolamento delle foreste per concretizzare realmente il messaggio che vogliamo trasmettere al nostro pubblico.
Ad ogni albero piantato regaliamo una maglietta del nostro merch come gesto di ringraziamento per il contributo alla causa, per rendere questo pianeta morente un po’ più verde e respirabile.
Ci si vede presto sotto al palco! \m/

https://www.treedom.net/it/forest/Disease-Illusion-forest-61367

Author

Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

Comments are closed.