La terza giornata del Frantic è interamente dedicata all’Hardcore Punk e allo Stoner. Personalmente non amo molto il genere e lo ascolto molto poco, ma considerando la qualità delle band che hanno suonato, ammetto che mi sono divertita parecchio e che alcuni gruppi musicalmente sono stati davvero una botta di energia!
Anche oggi purtroppo arriviamo lunghi, ma riusciamo fortunatamente a sentire gli ultimi pezzi degli Hyperwülff, gruppo stoner/sludge metal con attitudini tendenti all’hardcore/punk provenienti da Bologna. In attività da una decina di anni, propongono un suono moderno con uso massiccio di synth, un cantato aggressivo e a tratti grezzo che va verso il growl, basso martellante come la batteria, chitarre taglienti ed elementi di elettronica che spiccano in maniera piacevole. Carina anche l’idea di un mondo immaginario creato dal duo, che fa da base per lo sviluppo dei testi, dai temi onirici e spaziali.
BOOZE & GLORY
Un’onda di allegria ed energia invade poi il pubblico al main stage, dove il primo gruppo ad esibirsi sono i Booze & Glory! Tra basi ritmiche che riprendono cori da stadio e sonorità tipiche del punk rock, si rivelano ottimi esponenti dell’Oi britannico! Tutti cantano, lanciano gonfiabili, si divertono, e chiudendo gli occhi ci sembra di essere entrati in un pub underground di Londra, tra alcool, gente che balla, cori allegri e spensieratezza! I testi sono caratterizzati da temi improntati all’impegno socio economico, alla politica marcia e alla critica sociale, ma sono anche inni al divertimento, richiami alla fratellanza; sono racconti di uno stile di vita nelle strade di Londra, come narra “London Skinhead Crew”, di amore verso la propria città (“Back Where We Belong”) e di odio e opposizione verso le istituzioni (“Betrayed”). Tutti carichi, tutti sorridenti, un bel concerto con un ritmo e un mood davvero coinvolgente! SETLIST: London Skinhead Crew / Leave the Kids Alone / C’est la vie / Days, Months & Years / Live It Up / Betrayed / Simple / Back Where We Belong / Only Fools Get Caught
STRAIGHT OPPOSITION
Ci si sposta ora verso l’hardcore punk italiano, tosto ed energico, degli abruzzesi Straight Opposition, fortemente contro il sistema, contro l’omologazione, contro il fascismo e contro i pro life! Attraverso chitarre dissonanti, ritmi sfrenati della batteria e riff corposi che si stagliano imponenti sotto la voce aggressiva e violenta, la band fa sentire tutta la rabbia verso le imposizioni moderne ed il pensiero omologato, e incita alla libertà, alla ribellione, al libero pensiero, ad infrangere le regole. Sottopalco è il caos dall’inizio alla fine; un delirio di persone che pogano e sbracciano e mettono alla prova la stabilità della struttura! Di sicuro di forte impatto, sia uditivo che visivo.
INTEGRITY
Altro cambio al main stage, salgono sul palco gli statunitensi Integrity, da molti considerati una delle prime band metalcore della storia. In attività dalla fine degli anni Ottanta propongono uno stile musicale che spazia dall’hardcore vecchia scuola all’alternative rock, con influenze trash metal, heavy e punk; il tutto eseguito con una buona tecnica e con ritmi elaborati, e accompagnato da testi con tematiche intellettuali e impegnative (filosofia, psicoanalisi, arte, occulto, religione…). Il sound è per la maggior parte distorto e potente, i ritmi molto accattivanti ed aggressivi, mentre in alcuni brani vi è la volontà di rendere il tutto momentaneamente più calmo e tranquillo, puntando su atmosfere più cupe e apocalittiche. SETLIST: Vocal Test / Hollow / Psychological Warfare / Sarin / Hymn for the Children of the Black Flame / Taste My Sin / Incarnate 365 / Abraxas Annihilation / Systems Overload / Rise / Diseased Prey Within Casing / Judgement Day / Micha: Those Who Fear Tomorrow / Jagged Visions of True Destiny / Hybrid Moments (Misfits Cover)
MASTER BOOT RECORD
A seguire, a mio parere, il gruppo top della giornata: i Master Boot Record! Li vidi suonare un anno fa nella mia città ed è stato amore a primo assolo! Sonorità incisive e taglienti, virtuosismi come non ci fosse un domani, elettronica spinta; la chicca sono i suoni delle consolle a 8 bit. Un progetto synthwave interessantissimo e altrettanto particolare, una sperimentazione a cavallo tra elettronica e industrial, che compone musiche ispirate agli anni Ottanta e Novanta ma con sonorità sintetiche e fredde date dal caratteristico suono del synth. Si distinguono le chitarre di Vittorio D’Amore e di Edoardo Taddei, velocissime, potenti e distorte, che si intrecciano e si svincolano in scale e assoli ad una velocità di shredding al limite dell’impossibile. Anche il visual è studiato nei minimi dettagli, impeccabile: sullo sfondo un telo su cui sono proiettate scene e intermezzi di videogiochi retrò, a lato un banchetto con vecchi computer di varia generazione, funzionanti e anch’essi animati da scene di vecchi giochi per pc. Che dire, un concerto enorme sia per l’esecuzione che per il visual, veramente mostruosi!
DOWNSET
Si ritorna al main per gli headliner dell’ultima serata, e ruotando questo terzo giorno intorno al punk e all’hardcore, ci stanno benissimo i Downset.! Considerati precursori del moderno nu metal, da più di trent’anni portano sul palco un hardcore con palesi influenze rap, funk, hip hop ed alternative, che ogni volta scatenano il pubblico in circle pit e mosh pit incontrollati, e che anche stavolta non sono stati da meno! Propongono un genere abbastanza unico, rabbioso e adrenalinico; il cantato è quasi esclusivamente rap, abbinato a composizioni crude e violente con pochi virtuosismi e ritmi lineari e cadenzati ma molto aggressivi e distorti. I temi delle canzoni sono principalmente la rabbia, l’ingiusta disuguaglianza, l’umana vanità e la denuncia sociale sotto vari aspetti, e tutto è riportato, in assonanza alla parte strumentale, in maniera cruda, abrasiva ed impetuosa. Sono testi che provocano stati di sdegno e collera, e per i quali l’unico sfogo in quel momento è liberare il corpo abbandonandosi al mosh pit!
MONDO GENERATOR
Tutto questo livore da hardcore punk ha fatto interiormente arrabbiare anche noi, ma per fortuna c’è un’ultima band sotto il tendone per scaricarci un po’ prima di andare a dormire. Tocca ai Mondo Generator chiudere la sesta edizione di questo fantastico festival. Nati nel ’97 da un’idea del bassista Nick Olivieri, propongono sonorità stoner con influenze hardcore e alternative rock, legate molto ai due gruppi di cui egli ha fatto parte, prima i Kyuss e poi i Queens Of The Stone Age, e dei quali suonano stasera anche alcuni brani, come “13th Floor”, “Green Machine” e “Gonna Leave You”. Sono molto capaci nell’alternare e combinare hardcore violento e punk anarchico, stoner nostalgico e aggressive urla scream, e tale mix risulta semplicemente esplosivo, ma lascia percepire al di là del caos che creano una grande cura per l’equilibrio sonoro e per gli arrangiamenti. Il pubblico nonostante la stanchezza reagisce in maniera energica, come attraversato da una scossa d’adrenalina, e si butta nel pogo sotto riff energici e strofe urlate!
Mentre le ultime canzoni vanno in scena sotto al tendone, dall’altra parte iniziano i lavori di smontaggio… Alla fine del concerto ritorniamo brevemente al main stage facendo due passi. Luci spente, strumenti già riposti nelle casse, il palco vuoto. Mette un po’ di tristezza vederlo così spoglio e magro, ma in fondo sappiamo che questa non è solo la fine del festival di quest’anno, ma anche l’inizio dell’attesa del prossimo! Si conclude così un’altra edizione del Frantic Fest, anche quest’anno ineccepibile sotto ogni aspetto!
Non si possono tessere più lodi (meritatissime) di quanto già abbiamo fatto in premessa nella recensione del “Day 1”, o risulteremmo ripetitivi; quindi, non resta che chiudere qui, facendo nuovamente i complimenti a tutta l’organizzazione, a Davide Straccione (la mente dietro al Frantic), allo staff e alla sicurezza presente all’evento. Speriamo di rivederci il prossimo anno, per un’altra spettacolare edizione del Frantic Fest!
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