Quando ci si abitua alla buona musica live è davvero difficile non diventare esigenti a proposito di palchi, impianti audio, visibilità  e servizi offerti. Capita a volte di ritrovarsi a mugugnare su un particolare palazzetto dall’acustica tremenda o del cemento rovente di un autodromo, di sbuffare per l’effetto sauna garantito di tanti soffitti opprimenti e per gli immancabili pellegrinaggi notturni attraverso parchi poco illuminati per carenza di utili parcheggi. Eppure quando la musica è di qualità , e per la buona musica si fa questo ed altro, lo spirito del rock’n’roll vince su tutto, perfino quando, come ieri sera, siamo tornati tutti a casa con un pò di amaro in bocca.

Previsti sul palco del BlueRose Saloon di Bresso (MI) gli svedesi Eclipse, che col loro Armageddonize Tour (l’omonimo album è uscito a febbraio 2015 per Frontiers Records) iniziato ormai a marzo scorso hanno piantato l’ennesima bandierina in Europa, toccando il nostro paese per due date davvero esplosive (la prima, di grande successo, al Naima di Trieste la sera precedente).

L’apertura delle porte, prevista intorno alle 21.00, viene misteriosamente ritardata di un’ora, lasciandoci fuori a comunicare grottescamente a gesti con le band attraverso le vetrate del pub, intuendo alcuni possibili “problemi tecnici”. Quando finalmente le porte si aprono ecco che gli Hungryheart, nostro orgoglio rock nazionale, come per magia riescono a dar vita ad una mezz’ora pirotecnica e a farci dimenticare l’inghippo iniziale con una bellissima setlist senza un attimo di respiro, proponendo i loro pezzi piùcarichi e la loro consueta energia positiva, ma soprattutto gestendo davvero egregiamente alcuni evidenti difficoltà  con l’impianto audio. Josh Zighetti alla voce non delude mai, sembra di catapultarsi di colpo indietro nel tempo, quando i grandi vocalist degli anni 80 raggiungevano vette ed emozioni folli. Il locale è davvero al limite della capienza, e il sostegno e l’affetto per questi quattro ragazzi di Lodi si respira in ogni canzone. Il “fabbro ferraio” Paolo Botteschi, la “chitarra magica” Mario Percudani e il “basso da schiaffi” Stefano Skool Scola hanno davvero scaldato l’atmosfera, e ci hanno ripagati della lunga attesa iniziale. Se non avete ancora dato un ascolto al loro ultimo lavoro “Dirty Italian Job” (2015 Tanzan) non perdete tempo e correte a procurarvelo, garantisce la sottoscritta.

SETLIST

There Is A Reason For Everything” ”“ “One Ticket To Paradise” ”“ “Angela” ”“ “Second Hand Love” ”“ “Boulevard Of Love” ”“ “Shoreline”

Josh Zighetti ”“ Voce Mario Percudani ”“ Chiatarra e voce Stefano “Skool” Scola ”“ Basso Paolo Botteschi ”“ Batteria

Dopo una pioggia di applausi e un momento di assoluta apnea dovuta alla temperatura rovente, è la volta dei giovanissimi Reach, altra promettente band svedese dal tiro accattivante, vedremo se crescendo riusciranno a guadagnarsi uno spazio di tutto rispetto nella ricchissima scena scandinava. I ragazzi salgono sul palco piuttosto carichi e sorridenti, ma nel giro di pochi minuti la normale attesa che sembrava giustificata da un cambio di palco di routine diventa una snervante e infinita via crucis. Qualcosa non funziona sul palco, i ragazzi sono dispiaciuti e piuttosto irritati, e i tecnici si adoperano per tentare di risolvere un problema non meglio specificato mentre noi tutti stiamo a guardare…pare che il concerto non s’abbia da fare, e i ragazzi ripiegano sullo stand del merchandising offrendosi davvero carinamente per foto e autografi, ma piùche sorridere sembrano digrignare i denti in smorfie nervose. Poi d’un tratto accade la magia: pare che il live possa proseguire, tutto funziona (quasi) bene e i Reach possono esibirsi, seppure con una scaletta davvero mini, e la delusione di ascoltare solo 4 pezzi per quanto eseguiti con tutto il cuore, crea non pochi malumori tra il pubblico e un sincero dispiacere. Speriamo di avere altre occasioni per capirne meglio l’anima e la qualità , questa serata non ha certo permesso loro di brillare.

SETLIST

You Called My Name” ”“ “Coming Home” ”“ “Tell Me” ”“ “Wake Me Up” (Avicii cover)

Alex Waghorn ”“ Voce Marcus Johansson ”“ Batteria Ludvig Turner ”“ Chitarra David Jones ”“ Basso

Ed eccoci agli Eclipse. Erik Mårtensson non manca di ringraziarci tutti fin da subito per la pazienza e la passione, per l’affetto e la caparbietà  di voler veder suonare la band nonostante gli incidenti di percorso e l’ora tarda. Lo show non delude e scoppia subito come un’onda d’urto che investe il locale: si alternano pezzi del piùrecente “Armageddonize” a quelli piùdatati, davvero pazzesca l’apertura con “I Don’t Wanna Say I’m Sorry” “Stand on your Feet” e “Wake me up”. La chitarra di Magnus Henriksson, apparentemente sereno come un sabato mattina al parco, accompagna ed esalta le spettacolari doti canore di Erik, una sorta di spaventoso mutante capace di ruggire arrampicandosi sulla grancassa e soffiandoci rabbia addosso con “Blood Enemies” per poi canticchiarci pezzi meno potenti sfoderando una zuccherosità  spiazzante e un’aria da placido agnellino. Il pubblico emana amore incondizionato per questi ragazzi, Robban Bà¤ck alla batteria detta dei ritmi folli facendo coreograficamente roteare le bacchette come se stesse dirigendo un’orchestra di 300 elementi. Magnus Ulfstedt al basso, così perfettamente pettinato da farmi venire voglia di farmi consigliare il suo parrucchiere, di tanto in tanto lancia occhiate demoniache all’impianto che sembra avere pesanti mancamenti. Così, tra una chitarra “a scomparsa” e una voce dai volumi scostanti (il povero Erik ha lasciato polmoni e corde vocali appese all’asta pur di farci sentire tutte le canzoni) ci avviamo alla conclusione, che nonostante tutto ci va stretta, e così a gran voce si inneggia al bis che non tarda ad arrivare. Davvero un bellissimo regalo ascoltare “S.O.S.” e “Breaking My Heart Again” con un pubblico in delirio e ormai sciolto per il caldo. Certo il retrogusto aspro di non aver goduto appieno della bellezza espressiva di artisti così speciali rimane, garantire sempre aspettative elevate è un mestiere difficile per tutti gli addetti ai lavori, ma agli Eclipse riesce particolarmente bene, e purtroppo è stato triste per tutti percepire così tanto malumore legato a fonici e/o attrezzature inadeguate… speriamo in futuro di non doverne nuovamente risentire. Si sono fatte le due di notte, e domani si lavora, ma come sempre accade quando aleggia l’amore per la musica…viviamocela qui e adesso, chi se ne importa di dormire…come diceva il grande Jon Bon Jovi, “I’ll sleep when I’m dead”, rock’n’roll baby, tutto il resto può aspettare.

SETLIST

“I Don’t Wanna Say I’m Sorry” ”“ “Stand On Your Feet” ”“ “Wake Me Up” ”“ “The Storm” ”“ “Battlegrounds” ”“ “Breakdown” ”“ “Love Bites” ”“ “A Bitter Taste” ”“ “Blood Enemies” ”“ “One Love” (W.E.T. cover)- “To Mend A Broken Heart” ”“ “Ain’t Dead Yet” ”“ “Bleed & Scream” ”“ “S.O.S.” ”“ “Breaking My Heart Again”


Erik Mårtensson ”“ Voce e chitarra Robban Bà¤ck ”“ Batteria Magnus Ulfstedt ”“ Basso Magnus Henriksson ”“ Chitarra

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