Elton John – o meglio Sir Elton John, visto il prestigioso riconoscimento ottenuto dalla compianta Regina Elisabetta II nel 1998 per i suoi servizi alla musica e alla beneficenza – è una leggenda vivente che non ha bisogno di grandissime presentazioni e parole ulteriori.

Con canzoni leggendarie e una storia davvero molto cinematografica, narrata anche nel biopic Rocket Man, si è ritirato dai tour nel 2023, dopo una lunga serie di concerti che lo hanno portato a esibirsi più volte anche in Italia.

Tutto questo non impedisce all’artista, che ha anche problemi di salute importanti, di regalarci ancora un nuovo album in compagnia della superstar americana Brandi Carlile.

Artista che ha vinto, come lui, infiniti premi e che in Italia non ha mai fatto il boom di vendite che avrebbe meritato.

In compagnia del fidatissimo Bernie Taupin e con l’ausilio del produttore decisamente più influente e iconico degli ultimi anni, Andrew Watt, la strana coppia all’apparenza ci regala un album davvero sorprendente e molto settantiano per il sound.

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I due si dividono il microfono senza velleità di prevalere uno sull’altro, accompagnati da una superband messa in piedi da Watt e che comprende Chad Smith dei RED HOT CHILI PEPPERS alla batteria, Pino Palladino, storico sessionman dalle origini italiane visto anche con NINE INCH NAILS, David Gilmour e Gary Numan, e il chitarrista Josh Klinghoffer, ex RED HOT CHILI PEPPERS e attualmente collaboratore di PEARL JAM e Beck.

Le dieci canzoni sono una più bella dell’altra e sono state ultimate in soli venti giorni nell’ottobre 2023 negli studi Sunset Sound Studios. La cosa particolare è che nessuno dei due artisti aveva pronto alcun demo per le canzoni poi finite sull’album.

Brandi ha dato un grosso stimolo alla creatività di Elton John ed è un’autrice di canzoni straordinaria, come si può anche appurare con un ascolto dello splendido In These Silent Days del 2022.

I momenti dolci si alternano con ballate pompose quali Never Too Late e alla successiva più eterea, cantata dalla sola Carlile, You Without Me, a momenti tipicamente rock anni Settanta come le openers The Rose of Laura Nyro, con un intro di piano che dura due minuti e che poi si evolve in un pezzo che cammina quasi sulle stesse coordinate della beatlesiana Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, o alla successiva e tipicamente rock americano anni ’50 Little Richard’s Bible.

Un pezzo ritmatissimo e – come scritto nel comunicato stampa – “una riflessione sul viaggio della leggenda del rock and roll da ribelle rockstar omosessuale a cantante gospel cristiano e ritorno”, con un pianoforte frenetico, un riff di ottoni esplosivo e una linea di basso ispirata ai T. REX, Little Richard’s Bible si è rivelata la traccia chiave di un album straordinario.

Parlando della traccia, Elton racconta:

“Ho suonato Little Richard’s Bible accompagnato solo da Chad Smith che suonava il Charleston. Poi Andrew ha aggiunto la band. Quando l’ho sentito, ho pensato: ‘Caspita, è incredibile’. Il ghiaccio si è sciolto. È stato un punto di non ritorno: c’era così tanta energia, ed era esattamente l’energia che volevo. Ho subito pensato: ‘Sì, quest’album sarà bellissimo’”.

Da brivido è anche la ballad che dà il titolo all’album, ossia Who Believes in Angels?, in cui i due artisti si dividono equamente le parti vocali, anche se Elton si sente soltanto in sottofondo principalmente e suona magistralmente il suo leggendario pianoforte.

Il lavoro è un lavoro d’insieme, dove anche la band viene messa al centro del progetto. E aggiungo – a scanso che qualcuno possa pensare che Elton sia paraculo con la scelta del produttore – che Elton John ed Andrew Watt hanno collaborato anche prima dell’esplosione della carriera di Watt, che tra le altre cose è anche un ottimo artista.

Il lavoro è curato moltissimo anche dal punto di vista della copertina, che raffigura i due artisti insieme in una copertina molto colorata, con due pedane per entrambi e soltanto i loro nomi accanto al titolo dell’album, che gioca anche ad essere un non troppo velato omaggio a Los Angeles e al suo mondo.

Un pezzo che merita da solo l’acquisto dell’album è The River Man, pezzo che si muove con le coordinate della tipica ballad di Elton e che alla fine diventa una grande e gioiosa jam tra i vari strumentisti.

Chitarre psichedeliche che ricordano un mix tra RED HOT CHILI PEPPERS e BYRDS aprono anche la bellissima Someone to Belong To, dove la batteria di Chad Smith la fa da assoluta protagonista, dando il ritmo giusto.
I due artisti si dividono equamente il microfono e non aggiungo nulla sul piano di Elton, semplicemente vincente.

La conclusione è affidata ancora a una ballad voce e pianoforte, con il solo John come attore principale della composizione When This World Is Done, pezzo che ti culla dall’inizio alla fine.

Che dire? Questo disco è davvero strepitoso e ti fa venire voglia di riascoltarlo in continuazione.

Concludo con le parole degli stessi protagonisti a riguardo dell’album Who Believes in Angels?.

Elton John:

«Abbiamo iniziato a lavorare sull’album a ottobre. Dopo Glastonbury, completare la canzone è stato difficile per entrambi. Ero esausto. Non avevamo nulla, così siamo entrati in studio con 20 giorni di ritardo. Alla fine, abbiamo scritto 14 canzoni, dieci delle quali sono finite nel disco. L’album ha cinque lati, con cinque brani per lato su vinile: un vero ritorno al formato tradizionale.
Realizzare questo disco è stato molto difficile per me. Non ero mai stato spinto così tanto. Ho avuto molti dubbi sul mio processo di scrittura, continuavo a pensare: non so come farlo. Non credo di esserne capace, e più di una volta ho pensato di abbandonare tutto. Il lavoro è stato equamente diviso tra quattro persone, una novità assoluta per me, abituato a scrivere sempre con Bernie.
Vuoi aggiungere qualcosa?»

Brandi Carlile:

«Beh, adoro quando parli. Amo Elton John da quando avevo 11 anni, è il mio più grande eroe di sempre. Ancora non riesco a credere che la mia vita mi abbia portato fino a lui. Ma quando ci siamo incontrati, abbiamo capito subito di essere destinati a fare musica insieme e a diventare amici. Ero sbalordita, proprio come lo sarebbe stato chiunque al mio posto.
Chi avrebbe mai immaginato che, dopo Glastonbury e il concerto al Dodger Stadium, il suo passo successivo sarebbe stato fare un disco con me? Eppure lo ha fatto. È un uomo di parola: ha detto che lo avrebbe fatto, e lo ha fatto. E non è stato facile. È stato un processo intenso, emotivamente travolgente, ma proprio da queste emozioni nasce la grande musica.
Non ho avuto il minimo dubbio nell’accettare. Sapevo che ogni passo della mia vita mi stava portando verso questo album. Elton è sempre stato la mia luce guida: da bambina mi ha ispirata, mi ha regalato la mia prima chitarra elettrica, e continua a illuminarmi anche oggi. Abbiamo creato un album che, secondo me, è destinato a durare per tutte le generazioni.»

VOTO: 8,5/10
Recensione: Mauro Brebbia


TRACKLIST:

  1. The Rose Of Laura Nyro
  2. Little Richard’s Bible
  3. Swing For The Fences
  4. Never Too Late
  5. You Without Me
  6. Who Believes In Angels?
  7. The River Man
  8. A Little Light
  9. Someone To Belong To
  10. When This Old World Is Done With Me

BAND:

  • Elton John: voce, piano
  • Brandi Carlile: voce, chitarra acustica, chitarre, cori
  • Josh Klinghoffer: sintetizzatore, tastiere, organo, chitarra elettrica
  • Andrew Watt: chitarra acustica, chitarra elettrica, cori, batteria, basso, organo
  • Chad Smith: batteria, percussioni
  • Pino Palladino: basso
  • James King: sassofono, flauto
  • Ronnie Blake: tromba, flicorno

SITI:

Mauro Brebbia
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