unedì 6 Giugno siamo stati alla serata organizzata dall’associazione Ver1Musica in collaborazione con il Legend di Milano all’unica data italiana degli Haken con il loro Affinitour.

Aprono il concerto gli Arkentype: quartetto norvegese di giovanissimi, stilisticamente sono molto simili agli svizzeri Neosis. Lo show comincia e nonostante i suoni non siano dalla loro parte (basi quasi inesistenti e batteria un po’ troppo “in faccia”) buona parte del pubblico li conosce ed è decisamente molto coinvolto. I quattro sono tecnicamente molto preparati e per la durata del primo pezzo l’unica pecca è la totale staticità  del cantante, che si risolve nel pezzo seguente (Epiphany), lasciando però calare l’esecuzione. Dopo un altro paio di pezzi di assestamento lo show prende il via e i ragazzi riescono ad intrattenere per bene il pubblico, nonostante il genere un po’ fuori tema.

Dopo una pausa sigaretta (dovuta, viste le temperature all’interno del locale) torniamo dentro per gli Social Providence: quartetto ungherese strumentale che offre, sostanzialmente, un misto di Jazz/fusion, interrotto qua e là  da riff di natura Meshugghiana. Esecuzione e suoni ottimi per questi ultimi, che attirano molto l’attenzione del pubblico piùanziano e dei tecnici del settore.

Alle ore 22:25, con quasi puntualità  totale, gli Haken sono sul palco e, dopo aver mandato l’intro di Affinity, accendono praticamente un cd in base: suoni da disco ed esecuzione immacolata. L’unica caratteristica di questo sestetto live, è che le tastiere sono talvolta altine (il che mi rassicura sull’inutilizzo di strumenti/voci in base o altro). Partono con Initiate, primo brano di Affinity, quasi metà  della sala già  da subito conosce e canta il pezzo con Ross Jennings. Organizzatissimi, nessuno degli strumentisti disturba gli altri con movimenti particolari, restando compatto dentro il pezzo, mentre lo stesso Ross ritorna negli anni ’70 con camicia da Hippie e movenze quasi Zeppeliane.

Segue Falling Back To Earth, pezzo estratto da Mountain: qui i ritornelli sono veramente un coro unico dell’intera sala e l’atmosfera entra completamente nel vivo.

Il regime è tenuto alto da 1985, che apporta allo show anche dei momenti di puro divertimento (insoliti per i concerti progressive, molto piùconcentrati sulla musica), come ad esempio Ross che indossa occhiali da sole ”con lucine” e si scatena in completa modalità  80’s. Senza troppa pausa, i sei, si distendono con Earthrise (ultimo singolo estratto da Affinity) per poi procedere con il primo monolite: Pareidolia, pezzo importante e molto scorrevole sotto l’aspetto live, nonostante la durata. Il pezzo si conclude con un assolo di tastiere, che riporta i piùanziani agli anni i cui Keith Emerson si prendeva “i suoi tempi”. Ottima scelta  da un punto di vista di show, dal momento che alla fine di quest’ultimo parte la carrellata Cockroach King / The Architect. I due pezzi sono suonati entrambi perfettamente, con un uso davvero impressionante della dinamica e lasciano a lunghi tratti il pubblico tra l’esterrefatto ed estasiato. Incredibile anche la resa della parte centrale di The Architect, in disco cantata da Eniard Solberg (Leprous), in cui Ross dimostra anche discrete qualità  come growler.

Ancora un assolo di tastieree, stavolta piùdisteso, per arrivare ad un’intensa Deathless, unico brano della serata estratto da Visions. Conclusivi con Endless Knot i britannici la chiuderebbero in modalità  party/groovy, ma il pubblico chiede altro: ed arriva Crystallised. Colosso da oltre 19 minuti che trasforma l’intero salone in un cantante veliero pirata, lasciando l’Italia con un’atmosfera festosa e ricca di positività .

Una delle band piùimpressionanti di sempre, in uno degli show non solo meglio eseguiti, ma anche meglio pensati di sempre. Grazie Haken è l’unica cosa che ha senso dire.

Setlist:
Affinity.exe – Initiate – Falling Back to Earth – 1985 – Earthrise – Pareidolia – Cockroach King – The Architect – Keyboard Solo – Deathless – The Endless Knot – Encore: Crystallised

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