Tra qualche ora arriverà nei negozi il nuovo album degli HANGARVAIN, dal titolo D???. Band molto solida e compatta che ama riversare la propria anima e la propria passione in ogni singolo momento della propria esperienza artistica. Sergio Toledo Mosca e Alessandro Liccardo ci parlano approfonditamente del nuovo lavoro e quindi è meglio lasciarvi alle loro parole: HANGARVAIN!!!

 

Ragazzi come sempre è un piacere esser con voi, grazie per il tempo che ci dedicate, benvenuti nuovamente su Long Live Rock’n’Roll… come state?

Ciao Francesco, è sempre un piacere! Long Live Rock’n’Roll ci segue ormai da molti anni e per noi è tappa fissa, anzi ci sentiamo proprio a casa ahaha… Stiamo molto bene, col disco fuori in questi giorni non vediamo l’ora di tornare a condividere note ed emozioni col nostro pubblico in tour.

Inizierei con chiedervi com’è andata la prima data di presentazione del vostro nuovo ????. 30 novembre in terra campana? giocavate in casa… quali sono state le vostre sensazioni e quali reazioni del pubblico?

Il concerto è andato molto bene, la nuova formazione con Antonio Castaldo al basso e Walter Marzocchella alla batteria, gira alla grande e i pezzi nuovi sembrano funzionare benissimo dal vivo. Napoli è una città speciale per noi perché ovviamente siamo partiti da qui e dobbiamo a questo posto veramente molto. Ma certamente non è la città più rock d’Italia, e soprattutto negli ultimi anni è sparita la maggior parte dei club dove la musica rock era di casa. Questo evidentemente ha un po’ disabituato il pubblico ai concerti underground e al nostro show l’atmosfera era un filo strana per questo. Al concerto c’era il nostro pubblico di fedelissimi che non ci fa mai mancare la sua partecipazione, supporto e affetto, con molti di loro ormai siamo amici e sono sempre in prima linea con le nostre magliette a cantare i pezzi più conosciuti del nostro repertorio. Ovviamente c’era anche qualche occasionale capitato lì per curiosità probabilmente, ed è stato forse un po’ strano per queste persone rivedere una band suonare dal vivo, con le chitarre distorte, canzoni piene di assoli, come non se ne vedono molte in giro da queste parti… Ma va bene così, del resto fare musica ci ha largamente abituati a doverci guadagnare il rispetto e la credibilità attraverso il duro lavoro sul palco.

A dicembre alcune date, Roma, Savona, Verbania, Milano, mi auguro di incontrarvi in una di queste. Ce ne saranno altre mi auguro…

Anche noi speriamo di vederti ad uno dei nostri concerti. Dopo questi primi show ce ne saranno sicuramente altri. Abbiamo città dove c’è già stata una forte richiesta da parte di direttori artistici e venue, l’unica difficoltà è dover mettere insieme un po’ di impegni lavorativi collaterali dato che Alessandro sarà negli Stati Uniti con Volcano Records a gennaio… ma sicuramente torneremo on the road probabilmente già a febbraio e stiamo lavorando per estendere il tour anche fuori dai confini nazionali. Manchiamo in Europa da un paio di anni, praticamente da appena dopo la pandemia, al momento abbiamo un paio di opzioni aperte, speriamo di riuscire a concretizzare al più presto!

???? mi sembra una raccolta di brani che racchiudono le vostre passioni. Passioni di musicisti che guardano sempre avanti e non hanno paura di creare musica. Soul, Blues, Southern, Funky, tutto insieme. Interessantissimo e da metallaro quale sono devo dire che mi è molto piaciuto.

La nostra paura più grande con questo disco era proprio scontentare il nostro pubblico più affezionato alle sonorità più dure e alternative, quindi le tue parole ci confortano. Dopo dieci anni di carriera, cinque dischi, concerti e tour in ogni dove, avevamo voglia di rilassarci e farci un regalo, un disco senza calcoli ma solo con la voglia di suonare la musica che ci diverte di più ascoltare. Ci sono anche pezzi intimi, ma in generale Dèka è un album nato molto naturalmente, con i pezzi arrangiati in studio, pochissima preproduzione e postproduzione, solo puro amore per la musica che adoriamo.

E’ un album con un’anima molto particolare, profonda, vi sento molto coinvolti in ciascun brano, sia in quelli nuovi che nei vostri ‘vecchi’ riarrangiati. Non voglio fare paragoni con i precedenti perchè la maturazione in questi 10 anni, in questo decennio, ?? ???? ?? ???? ?????? – in questi dieci anni (i miei studi classici… pspspsp) c’è stata e si percepisce album dopo album… però questo album è davvero particolare!!! Mi parlate dei brani di questo album? 

Il disco è una raccolta di dieci pezzi, cinque nuovi, quattro vecchi riarrangiati ed un inedito, Company Blues, che in realtà era stato scritto anni fa ma non era mai stato registrato. Inizialmente volevamo fare un album celebrativo dei nostri primi dieci anni di carriera con i pezzi più conosciuti del nostro repertorio, come Keep Falling e Get On, riarrangiati in una chiave più vicina a ciò che siamo e soprattutto ascoltiamo oggi. Ma poi sono nati cinque nuovi brani molto spontaneamente che abbiamo deciso di integrare per creare un lavoro che fosse veramente completo e rappresentativo degli Hangarvain nel 2024 quasi 25!

Ricco di dettagli e qualitativamente alto. parlatemi del processo compositivo per favore. Controvoci e cori da brividi, archi magnifici, la voce che si piega a passaggi melodici da paura, chitarra che è una seconda voce e la ritmica è fantastica. mi sembra un album da suonare dal vivo…

I pezzi sono stati scritti come al solito tutti da Ale che questa volta ha curato la produzione al 100% anche per quanto riguarda il mix con scelte anche piuttosto radicali in alcuni casi, ma sicuramente frutto di un’idea molto precisa del sound che volevamo per questo disco. Per quanto riguarda i pezzi vecchi, avevamo una lista di circa venti brani da cui scegliere quelli da riarrangiare, anche se alla fine tutto è venuto molto naturale. Giusto per citarti qualche pezzo, Get On si avvicina alla versione che abbiamo suonato dal vivo molte volte nei nostri set acustici, mentre per Keep Falling volevamo stravolgere completamente l’idea originale, svestirla della sua veste originaria alternative e grunge, per portarla in un’atmosfera più Southern California, con echi dei canyon tra Malibu e la San Fernando Valley, che richiamasse a band come i Fleetwood Mac o gli Eagles… Per i brani nuovi invece è stato fatto un gran lavoro di costruzione sonora ex novo. Ci fa piacere che hai apprezzato i cori e le armonizzazioni che in pezzi come Groovin’ High e Still On The Run vogliono omaggiare dichiaratamente il sound Motown di fine anni 60 – inizio 70… Riguardo agli archi, l’intuizione di Ale per il pezzo Pressure è stata quella di andare a pescare dei campioni della BBC Orchestra per tirar fuori una serie di incastri melodici che danno energie e dinamismo a quella sezione specifica del brano, ne siamo veramente orgogliosi e soddisfatti.

Quando c’è un compleanno da festeggiare di solito ci si ferma un attimo per fare un bilancio della propria vita e di come sono andate le cose. Quando poi si parla di 10 anni forse ci si sofferma un po’ di più. Quali sono i vostri pensieri e le vostre riflessioni pensando al vostro percorso artistico fino a questo momento… Soddisfazioni e rimpianti?

Sicuramente è stato un viaggio pazzesco. I primi anni sono serviti per imparare e capire qualcosa in più sul funzionamento del mondo della musica dietro le quinte. In questi dieci anni ci sono tre momenti cruciali per noi, due belli e uno brutto. Il 2016 con l’uscita di Freaks, il nostro secondo disco, è stato un po’ l’anno dell’affermazione per noi, abbiamo fatto oltre 100 show in Italia e all’estero e abbiamo diviso il palco con artisti che ci hanno insegnato tantissimo, da The Darkness agli LA Guns, dagli Hardcore Superstar agli Skillett e a Gilby Clarke dei Guns n’ Roses. Moltissimi dei nostri fan ci hanno scoperto per quell’album e pezzi come Keep Falling non possono mancare nei nostri show dal vivo. Poi nel 2019, con l’uscita di The Great Machine, il terzo full lenght dopo due dischi e due ep, abbiamo avuto l’opportunità di partire per quel monumentale tour europeo al fianco dei DAD che ci ha aperto davvero le porte per un salto di qualità in Europa… Il brutto è venuto dopo perché con una cinquantina di show confermati, tour insieme ad artisti di fama internazionale, festival da headliner già annunciati nel 2020, è scoppiata la pandemia e il sogno si è letteralmente infranto. Non siamo mai stati fermi, nemmeno negli anni dei lockdown, ma è ovvio che la vita va avanti, le scelte personali si intrecciano a quelle della band e oggi non siamo più le persone che eravamo quattro anni fa. Ci abbiamo messo tempo a ricostruire il nostro equilibrio, ma siamo contenti adesso di essere tornati in piena forma.

Mi parlate della scelta di riarrangiare quattro brani (‘Keep Falling’, ‘Get On‘, ‘Through The Space And Time‘, ‘Mother’s Blues‘) e di ‘adattarli’ agli Hangarvain del 2024 e di affiancarli alla nuova produzione. Non eravate soddisfatti dei risultati precedenti? sapete sono andato a riascoltarli…

Eravamo molto soddisfatti delle versioni precedenti, ma volevamo sperimentare qualcosa di nuovo. Tutto è partito da Mother’s Blues che è un pezzo uscito in origine solo l’anno scorso nel disco Soul Desire. Quella versione ci piace molto, ha un vibe davvero alternative, ma nella nostra mente mancava l’elemento blues che era l’anima della canzone per come era stata pensata in origine. Così abbiamo messo su una versione molto diretta, suonata e registrata tutta dal vivo, senza sovra incisioni e menate varie. Volevamo dire “oggi siamo questi, senza maschere e senza fronzoli, noi e la nostra musica”. È stata un’operazione catartica per certi versi, ne avevamo bisogno. Riguardo agli altri riarrangiamenti, ci siamo divertiti moltissimo ma vogliamo rassicurare i nostri fan che dal vivo Keep Falling verrà suonata nella versione originale, è un must per chi viene ai nostri concerti e lo sappiamo.

Escludendo i quattro brani ‘conosciuti’, quale o quali sono quelli che, secondo voi, sono più distintivi della vostra nuova produzione in ?????

Probabilmente Still On The Run, perchè è una sintesi del rock più muscolare dal quale proveniamo, con l’hard blues, melodie potenti ed un sound diretto e senza compromessi. Judgement Day è forse dei quattro nuovi il più tradizionale, rimandando ad atmosfere molto tipiche dei nostri brani vecchi. Mentre Pressure è la vera sorpresa, è un pezzo che ci sta piacendo moltissimo suonare dal vivo e dalle prime impressioni sembra che stia funzionando davvero bene!

E poi c’è sempre un video che viene inserito a ‘mettere del pepe’ sul lavoro. Perché la scelta di ‘Still On the Run’? volete dire che ci siete ancora? Angolo ‘cattivissimo me’ #1 !!!! Avevate qualche dubbio? Ce ne saranno altri?
Angolo ‘cattivissimo me’#2 !!!! Ma fatemi capire… i membri della band sono cambiati ancora? Siete così insopportabili che i musicisti non vogliono stare con voi? Please, spiegatemi…

Still On The Run dice esattamente questo, siamo ancora qui nonostante tutti i cazzotti che la vita ci ha dato, siamo qui a continuare a fare musica, a portarla in giro e a condividerla con le persone a noi care. È, come sempre, un pezzo scritto prima di tutto per noi stessi, come meccanismo di automedicazione. La musica è anche questo, prendersi cura di sé per stare bene e poter prendersi poi cura delle persone più importanti. Riguardo alla line up, Antonio Castaldo è entrato ufficialmente come bassista della band. Siamo amici da tantissimi anni e aveva già fatto qualche data con noi in un tour nel 2018. Il disco è stato registrato da Simone Pannozzo, un batterista pazzesco che ha dato un’identità unica al drumming dei brani con il suo approccio funky-blues, Enrico Asquitti alle tastiere e la special guest del grandissimo Mark Basile, cantante dei DGM, per l’occasione all’hammond. Mark è un musicista incredibile ma è soprattutto un nostro amico fraterno, è stato ospite in quasi tutti i dischi degli Hangarvain. Altri musicisti che hanno suonato sull’album sono Francesco Sondelli, Alessandro Stellano (bassista storico dei primi dischi che infatti ha suonato su Through The Space And Time), Francesco Girardi e Francesco Somma al sax su Groovin’ High. La formazione dal vivo invece vede oltre a Sergio, Ale ed Antonio, Walter Marzocchella alla batteria, un altro nostro amico storico e preparatissimo musicista col quale erano anni che flirtavamo per combinare l’unione! Ci piace cambiare i musicisti in funzione del titpo di sound che abbiamo in mente, per fare in modo che ognuno si senta più a suo agio e possa dare il meglio di sé senza forzature. In ogni caso, siamo tendenzialmente in ottimi rapporti con tutti i musicisti che negli anni hanno suonato con noi. Il nostro motto è #unitedwestand e diciamo sempre che siamo una famiglia, Hangarvain una volta Hangarvain per sempre!

Bene ragazzi, grazie come sempre. Un piacere immenso essere con voi. Vi chiedo di concludere questa nostra chiacchierata salutando i nostri lettori e rocker e magari aggiungendo qualcosa che non abbiamo messo in evidenza a proposito di questo magnifico album ‘????’

Un grande saluto a tutta la redazione e ai lettori! Vorremmo veramente ringraziare personalmente ogni singolo rocker che in quest’epoca difficile di superficialità e musica sintetica, continua a credere nella musica suonata e supporta band come la nostra che con grandissimi sacrifici cerca ogni giorno le energie mentali e materiali per non mollare. È un qualcosa di veramente difficile ed inimmaginabile per chi non conosce certi retroscena della musica, ma siate certi che non smetteremo di fare canzoni e coltivare la sacra fiamma della musica che amiamo, long live rock’n’roll! \m/

Ci vediamo presto mi auguro… In bocca al lupo

Crepi il lupo.

Author

Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

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