E’ tempo di scambiare alcune idee assieme a FRANK TUDISCO, batterista degli HAUNTED, quartetto italiano che affonda le proprie radici artistiche e musicali in un cupo terreno sonoro che dipinge di tinte fosche già oscuri e già desolati paesaggi. Durante la scorsa primavera la band ha pubblicato ‘Stare at Nothing‘, album che ha riscosso un buon e meritato successo, di cui parleremo adesso… ma non solo di questo…
Benvenuti fra le pagine di Long Live Rock’n’Roll. È un piacere poter parlare con voi. Buon anno… come stai?
Il nuovo anno porta nuove sfide e nuove opportunità, quindi siamo carichi e pronti ad infestare i sogni di nuovi malcapitati.
È anche un piacere fare la tuaa conoscenza ed è giusto iniziare dalla presentazione, la vostra ovviamente. HAUNTED band nata in Sicilia, siete di varie zone dell’isola, attivi dal 2016 con il vostro primo singolo ‘Silvercomb” e poi una serie di cambiamenti nella formazione. Ci parlate di voi per iniziare?
Ci siamo scavati una fossa circa dieci anni fa – in una terra caratterizzata da considerevoli contraddizioni. Il nostro primo album – omonimo – si è rivelato un colpo ben assestato. Abbiamo sparato nel buio, ma a quanto pare abbiamo centrato qualche bersaglio o almeno fatto abbastanza rumore da attirare attenzione. Dopodiché, la nostra coven ha subito svariate trasformazioni – qualcuno è sparito nell’ombra, altri sono emersi dal nulla – ma il cuore nero della band è rimasto intatto.
In tutto questo percorso tre album ed un singolo, e poi un secondo singolo prima di ‘Stare at Nothing‘, l’ultimo album pubblicato ad Aprile 2024. Giusto?
Be’, più o meno. L’unico singolo a sé stante è ‘Crossmoth‘, avanzato dalle sessioni di registrazione del nostro secondo album, ‘Dayburner‘. Tutti gli altri singoli sono invece stati tratti dalle nostre rispettive release a scopo promozionale.
Proprio in questo momento sono ancora una volta all’ascolto “Stare at Nothing”. Complimenti. Che belle atmosfere che siete riusciti a creare. Molto profondo ed intenso. Davvero oppressivo. Ci parlate di questo bellissimo lavoro? Ipnotico e spettrale. Molto affascinante. Come e da dove nasce “Stare at Nothing”?
“Stare at Nothing” è nato in seno all’esigenza di tradurre in musica un’introspezione prestabilita. È la traslitterazione sonora del diario di bordo di un viaggio oscuro e ipnotico, che si nutre delle paure più profonde e dei pensieri che si insinuano quando ci si predispone ad investigare determinate realtà sotterranee.
Sono molto colpito dai riff molto suggestivi e potenti, lugubri e ossessivi miscelati a ritmiche martellanti e cadenzate, riff combinati assieme alla voce che rapisce e crea un senso di abbandono… “Waratah Blossom” e “Malevolent” sono pura follia, a mio avviso. Domanda difficile. Quale brano di “Stare at Nothing” credete possa rappresentare gli HAUNTED di oggi? E perché?
Domanda davvero difficile, perché ogni brano di “Stare at Nothing” è un tassello del mosaico che racconta ciò che siamo diventati oggi, ma anche chi eravamo. Quelli da te suggeriti sono sicuramente rappresentativi della nostra attuale manifestazione.
Ho letto delle ottime recensioni che parlano di questo vostro lavoro. Che ne pensate, e che effetto vi fa ricevere tali splendide parole?
Le recensioni positive ci fanno indubbiamente piacere e ci gratifica sapere che la nostra musica infesti i sogni dei vivi, ma noi siamo morti e sepolti e non importa quanti fiori ci vengano portati al cimitero.
Le tematiche proposte sono sempre molto particolari, profonde che si immergono nell’occulto… interessante. Da dove nasce questo interesse?
Ritengo affascinante come certe inclinazioni ci accompagnino sin dall’infanzia. Ho sempre nutrito un’irresistibile attrazione per il gotico, l’estetica della morte e del decadimento. Con il tempo, tuttavia, il mio interesse si è evoluto, prendendo una piega più seria e consapevole di certe materie. Alcune suggestioni non erano solo il frutto di semplici coincidenze o fantasie infantili, ma piuttosto indizi di una predisposizione inconscia verso dimensioni decisamente più profonde della realtà.
Nella vostra carriera si denota una determinante evoluzione. Di certo sarete maturati, ma anche i musicisti che fanno parte del progetto, che sono subentrati per il nuovo album, hanno fornito un contributo rilevante a questo ampliamento compositivo, artistico e musicale. È sensato questo mio pensiero?
Sì, è assolutamente sensato. Ogni cambiamento della line-up ha avuto un impatto significativo sulla metamorfosi della nostra musica. Ogni componente che si è unito a noi ha portato non solo la propria tecnica, ma anche la propria visione artistica, contribuendo ad ampliare e arricchire il nostro linguaggio musicale. “Stare at Nothing” ne è un chiaro esempio: le nuove influenze, le esperienze personali e le diversità stilistiche hanno donato freschezza e profondità al nostro suono. In definitiva, ogni album segna un passo in avanti, una fase di maturazione, che è il frutto di tutte le coscienze che si uniscono in questo progetto.
Facendo un passo indietro e guardando al primo “Haunted” e poi al successivo “Dayburner”, quali sono le similitudini e quali le differenze con gli Haunted del 2024, tempo della pubblicazione dell’album, e gli Haunted di fine primo quarto del primo secolo del secondo millennio (spero che la mia contorsione non sia troppo contorta)?
Figurati, è la vita stessa ad essere contorta… Allora, guardando ai primi album, come il debutto “Haunted” e il successivo “Dayburner“, possiamo notare alcune similitudini, ma anche differenze rispetto al nostro periodo attuale di “Stare at Nothing“. Per quanto concerne le affinità, direi che la radice stoner-doom che ha contraddistinto il nostro esordio è comunque ancora presente. Anche la sensazione di abbandono e di caos interiore, sviluppata con “Dayburner“, è un tema ricorrente che continua a permeare il nostro suono. Oggi, invece, la nostra musica è più articolata e stratificata, riflettendo in modo naturale anni di esperimenti e riflessioni. Con il tempo abbiamo affinato maggiormente l’arte del contrasto – tra momenti di calma e esplosioni di potenza. Questo non era così evidente nei primi album, dove la nostra proposta era più “lineare” sotto certi aspetti. Credo che oggi si percepisca anche una visione più attenta, una ricerca più precisa della profondità e della spazialità sonora.
Come procede la promozione dell’album?
La promozione dell’album sta seguendo il suo corso, ma con la consapevolezza che il nostro approccio è sempre stato un po’ oscuro, quasi come se stessimo facendo crescere la band nell’ombra, lasciandola emergere gradualmente. Non è che non siamo interessati alla promozione tradizionale, ma ci troviamo in una posizione geografica penalizzante. Ci piace l’idea che la musica parli da sé, ma stiamo cercando di raggiungere i giusti canali grazie a qualche tour ed esibizioni selezionate per permettere che l’album trovi il suo pubblico naturale. La nostra promozione al momento non è invasiva come vorremo, ma ci stiamo lavorando. Se l’album è destinato a trovare il suo spazio, lo farà egualmente, lentamente, ma inevitabilmente, come un non-morto che riemerge dalla tomba.
Avete modo di suonare dal vivo? mi rendo conto che siete un po’ distanti dai circuiti più battuti dalla musica di un certo tipo, però ormai si parla molto di voi, non credo sia difficile trovare dei canali che vi permettano di ottenere dei buoni concerti. E poi adesso con la vostra etichetta Ripple Music qualche porta in più dovrebbe aprirsi.
Come ti dicevo, patiamo una certa distanza dai circuiti più convenzionali, ma è vero che la situazione sta cambiando. Con Ripple Music e Church Of Crow al nostro fianco, alcune porte si sono aperte. Il recente tour è stata un’esperienza fondamentale e stimolante che ci ha rafforzato. Le opportunità ci sono e sicuramente saremo più visibili in futuro, abbiamo già messo a segno alcune date per il 2025.
E adesso lascio a voi la conclusione, ringraziandovi prima di tutto per averci concesso il vostro tempo e poi ringraziandovi per la vostra musica, davvero intensa e profonda. Cosa vorreste aggiungere a ciò che fino a questo momento abbiamo detto? e vorreste lasciare un saluto ai vostri fan che vi seguono ormai da tempo ed ai lettori di Long Live Rock’n’Roll che pazientemente stanno terminando di leggere questa nostra chiacchierata?
A te, nonché a tutti coloro che ci seguono con passione e dedizione, un sincero grazie per il vostro rinnovato supporto. Abbiamo qualcosa di spaventoso per le mani: restate con noi, il meglio deve ancora venire!
Non vedo l’ora di partecipare ad un vostro concerto. Grazie ragazzi ed in bocca al lupo per tutto!!!
La speranza è la virtù dei morti… Viva il lupo!
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