Durante il Concerto del Primo Maggio a Roma, la band milanese I PATAGARRI ha intonato “Palestina libera” sulle note di “Hava Nagila”, celebre melodia della tradizione ebraica.
L’intervento, unico momento apertamente politico della giornata, ha suscitato reazioni molto critiche, in particolare da parte della Comunità ebraica di Roma e dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI).
«Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile», ha dichiarato Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica romana. Secondo Fadlun, l’esibizione sarebbe «sinistra e macabra», e rappresenterebbe un’appropriazione culturale utilizzata per veicolare un messaggio percepito come ostile nei confronti di Israele. La sua dichiarazione ha fatto esplicito riferimento all’attentato al Nova Music Festival e alla condizione degli ostaggi ancora trattenuti da Hamas, mettendo in discussione la scelta di proporre uno slogan politico in un evento dedicato al lavoro e trasmesso dalla televisione pubblica.
Anche la presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, ha espresso preoccupazione per l’assenza di un controllo editoriale su un palco istituzionale: «Una canzone che celebra la gioia è stata trasformata in un atto divisivo. È un gesto che non promuove il dialogo, ma rischia di alimentare tensioni e sentimenti antisemiti».
Dal canto loro, I PATAGARRI – quintetto jazz-swing composto da Francesco Parazzoli, Jacopo Protti, Daniele Corradi, Giovanni Monaco e Arturo Monico – hanno spiegato le motivazioni dietro la performance: «Quando abbiamo scoperto la storia di “Hava Nagila”, legata alla nascita delle prime comunità ebraiche in Palestina, abbiamo sentito il bisogno di accompagnarla con un messaggio chiaro: Palestina libera». Per la band, si è trattato di un atto di denuncia legato al contesto umanitario contemporaneo e alla necessità, a loro dire, che la musica torni ad assumere una funzione espressiva anche politica, «anche a costo di dividere».
Il giornalista David Parenzo ha commentato l’esibizione definendola «raccapricciante», sostenendo che «prendere una nota canzone ebraica e storpiarla con una bieca propaganda è inaccettabile».
Confesso che prima di oggi non avevo la minima idea di chi fossero i Patagarri
(@patagarri ), poi ho ascoltato la loro “performance” in Piazza San Giovanni per il concerto del 1 Maggio e, ferma restando la loro libertà di dire e cantare quello che vogliono, rivendico la mia…— David Parenzo (@DAVIDPARENZO) May 1, 2025
L’episodio ha riacceso il dibattito su confini e responsabilità della libertà espressiva in ambito artistico, soprattutto in spazi pubblici e condivisi, come quello di un concerto istituzionale. Resta da vedere se e come il dibattito si rifletterà sulle future edizioni dell’evento o su eventuali prese di posizione da parte degli organizzatori.
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