Un concerto impossibile da perdere quello dello scorso 20 giugno allo Stadio Olimpico di Roma. Mancavo, musicalmente parlando, nella Capitale da tanto tempo e non ricordo quanti anni sono trascorsi dall’ultima volta che mi sono recato nella città  eterna per assistere ad un evento del genere. Di conseguenza non potevo mancare, non potevo perdere un’occasione del genere. E poi, oltre ai miei numerosi amici da incontrare, abbracciare e con i quali trascorrere una giornata da favola, i miei beniamini sul palco,cioè tutti: Iron Maiden, Motörhead, Machine Head, Mastodon, la nuova scoperta Lauren Harris e i Sadist…

Partiamo, nella classica giornata afosa di metà  giugno, da Milano vogliosi di trascorrere una giornata indimenticabile. Dopo poche ore di viaggio capiamo che non tutto correrà  come desideriamo. A Firenze il nostro treno si blocca e non ne vuole sapere di ripartire. Risultato? quasi due ore di ritardo ed il concerto dei Sadist saltato… ci mangiamo le mani e sotto un sole cocente arriviamo all’Olimpico e veniamo smistati con miriadi di informazioni diverse per arrivare alla cassa accrediti. Sudati piùche mai arriviamo all’interno dello stadio ed il colpo d’occhio è incredibile. Emozione.

Lauren Harris è sul palco. Ci propone i suoi pezzi da college metal, allegra, infuocata dal sole, almeno le si sono abbronzate le sue giovani gambe, tutto scorre liscio e Roma è entusiasta della figlia di un padre famoso…
Salgono sul palco i Mastodon e le cose cominciano a cambiare il loro verso. Decisamente piùpotenti e piùaggressivi come di consueto. La band di Atlanta porta avanti uno show di circa tre quarti d’ora, proponendo il classico repertorio dirompente e veramente compatto.

E tra una birra dissetante e l’altra (a proposito, ma che prezzi spropositati… 5 euro sono esagerati per una birra da 33 cl… paura di non guadagnare abbastanza?) salgono sul palco i Machine Head da Oakland, California. Un concerto impressionante, davvero entusiasmante. Dopo l’uscita a marzo del nuovo album, “The Blackening”, i Machine Head si propongono e si assestano come una delle migliori e originali band del panorama metal internazionale. Secchi, precisi e tecnicamente da paura con delle doti tecniche che dal vivo si sono amplificate in modo incredibile e con Dave McClain alla batteria che ci ha confuso e spaventato con il suo gioco del lancio e ripresa della bacchetta da lasciare a bocca aperta il migliore giocoliere… Anche gli altri tre, Robb, Adam e Phill ci stupiscono e si stupiscono dell’accoglienza del pubblico romano e non. Grandi.

Cambio di palco e i giochi sono fatti. On stage arrivano i Motörhead. Cosa dire? Come al solito niente sarà  piùlo stesso. Una delle migliori performance mai offerte dal trio in Italia, e oramai sono tante le volte che li abbiamo visti dal vivo ultimamente nel nostro belpaese. Già  dall’inizio con Snaggletooth (non mi ricordo di averla mai sentita dal vivo se non giusto 20 anni fa o giùdi lì) l’energia ed il rock’n’roll pervadono lo stadio e l’intera città . Ispirati piùche mai, da Stay Clean a Sucker, da Killers e Sacrifice (ancora una volta mostruoso l’assolo di Mikkey Dee), da “In the Name of Tragedy” a “Ace of Spades” e “Overkill” l’ora è come sempre veloce e troppo striminzita per una band del genere. Phil è in forma e tira giùdei solo mozzafiato e Lemmy (un po’ ingrassato dallo scorso anno) è sempre un mastino trascinatore, leader carismatico non solo dei Motörhead ma del sistema rock’n’roll. Ci guardiamo e ridiamo, perchè ci stiamo rendendo conto di chi c’è sul palco e probabilmente non siamo i soli a capirlo… c’è l’energia pura, c’è il rock’n’roll che shakera il sangue, c’è la passione personificata… ci sono i Motörhead… e poi? Poi ci si avvia alla conclusione.

Gli headliner Iron Maiden. Per fortuna non viene riproposta la scaletta dei due concerti milanesi di fine anno. I Maiden sono sempre i Maiden. Ottimi sul palco, grandi musicisti, ma un po’ bloccati e con la creatività  che cala di album in album. Momento passeggero? Speriamo. Il concerto comincia con i primi tre brani dell’ultimo album: “Different World”, “These Colours Don’t Run” e “Brighter Than A Thousand Suns”. Non me ne vogliano i fan sfegatati della band (ho comprato il primo Iron Maiden 27 anni fa e ancora continuo a comprare i loro album), ma anche se i Maiden suonano ottimamente, sono dei grandi professionisti e musicisti di indubbio valore, le ultime cose non hanno lo stesso impatto, lo stesso profumo, la stessa carica ricca di emozioni di brani come i successivi “Wrathchild”, “The Trooper” e “Children of The Damned” che ci hanno entusiasmato e ci hanno dato una carica infinita per poi ritornare in un limbo di brani con “The Reincarnation of Benjamin Breeg” e “For The Greater Good of God”. Altra musica con “The Number of The Beast”, “Fear of The Dark”, “Run To The Hills” e “Iron Maiden”, con il solito Eddie che questa volta ci spara cannonate dal suo carro armato. I fan li adorano ed è giusto che sia così. Gli Iron Maiden sono fra le band metal piùseguite e amate al mondo e anche questo è giusto, ma gli amanti devono essere sempre coccolati. Bruce Dickinson canta, si sbatte, ma non è in una forma ideale; colpito dal calore del pubblico annuncia il ritorno il prossimo anno per proporre i brani da “Powerslave”, “Somehwere in Time” e “Seventh Son of a Seventh Son”. Sarà  stupendo, così come è stato stupendo vederli nel 2005 quando hanno riproposto i brani dei primi quattro album. Saremo anche lì. La conclusione è, per fortuna, affidata a tre grandi brani: “2 Minutes To Midnight”, “The Evil That Men Do” e “Hallowed Be Thy Name”… e con il cuore appagato, la pancia gonfia ed i piedi distrutti si ritorna a casa, è tutto finito…

Una nota conclusiva: nella galleria fotografica della serata non troverete le foto degli Iron Maiden. La band non vuole che le webzine facciano fotografie durante i loro concerti e Long Live Rock’n’Roll.it, in quanto tale, non ha avuto il diritto di entrare in questo olimpo di eletti (meglio foto e filmati pirata di scarsa e dubbia qualità  su YouTube e simili?)… we apologize…

p.s.: salutiamo tutti gli amici, vecchi e nuovi, che abbiamo incontrato allo stadio, Prisco, Stefano, Pamela, Rosario, Patrizia e Max, Fabio e Luca sugli spalti, la banda di scozzesi e ringraziamo con il nostro cuore metallico Matteo e Roberto per il prezioso aiuto…

Setlist:
1. Different World
3. These Colours Don’t Run
3. Brighter Than A Thousand Suns
4. Wrathchild
5. The Trooper
6. Children of The Damned
7. The Reincarnation of Benjamin Breeg
8. For The Greater Good of God
9. The Number of The Beast
10. Fear of The Dark
11. Run To The Hills
12. Iron Maiden
13. 2 Minutes To Midnight
14. The Evil That Men Do
15. Hallowed Be Thy Name

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Born to Lose, Live to Win | Rock'n'Roll is my life, so... long live rock'n'roll !!!

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