2024 – Clouds Hill

A distanza di sei anni dal precedente “For the Dead Travel Fast”, tornano i tedeschi KADAVAR col nuovissimo “I Just Want to Be a Sound”, uscito su etichetta Clouds Hill lo scorso 16 maggio.
Attivi dal 2010, il gruppo berlinese è formato attualmente da Christoph “Lupus” Lindemann (chitarra, voce e basso), Christoph “Tiger” Bartelt (batteria) e Simon “Dragon” Bouteloup (basso).
La band è al sesto album ed è sempre stata caratterizzata da un tipico sound psichedelico e stoner.
In questo nuovo lavoro c’è una svolta commerciale verso territori pop rock, con riferimenti palesi a BLACK SABBATH, KYUSS e tanti altri.

I KADAVAR hanno davvero successo in Germania e hanno ben due dischi che sono entrati nella Top Ten tedesca. Sono anche autori di canzoni e la loro collaborazione con una band di assoluto valore e fama quali gli australiani WOLFMOTHER, ne è la prova di quanto siano rispettati anche dai colleghi. Possono anche annoverare nel loro curriculum musicale tour di supporto a leggende viventi quali OZZY OSBOURNE e SCORPIONS, ma hanno all’attivo anche numerosi tour in tutto il mondo come headliner.

Il titolo del nuovo lavoro è dovuto a un’intuizione del bassista Simon Bouteloup, che citando il fatto che non ha alcun tipo di social network ha affermato che “I Just Want to Be a Sound” (“Voglio essere soltanto un suono”). Non più musica che fa impazzire gente con pantaloni a zampa o camicie a fiori, ma una musica che vuole arrivare a più persone possibili. Non sempre il risultato ottenuto su questo lavoro è esaltante, ma si loda l’intenzione e comunque diversi pezzi sono gradevoli.
Di questo lavoro posso citare la titletrack “I Just Want to Be a Sound” e “Scar on My Guitar”, dall’attitudine punk e non troppo lontana dal loro passato.

Il pezzo più bello di questo “I Just Want to Be a Sound” è sicuramente la ballad “Star”. Un disco che dura 44 minuti ed è composto da 10 pezzi, con la titletrack che mi ha ricordato “Feel Like Makin’ Love” dei FREE, remixata con qualsiasi pezzo degli ultimi ARCADE FIRE o TWENTY ONE PILOTS.
Piacerà alla loro fanbase storica? Non lo so, onestamente, visto che i gusti sono soggettivi. Certamente questo disco non decolla per niente ed è riuscito soltanto a metà. “Let Me Be a Shadow” inizia con un riff pericolosamente simile ad “All My Life” dei FOO FIGHTERS e con un cantato che sembra un indiretto omaggio a Simon Le Bon. Un pezzo che comunque è uno dei vari che posso citare come tentativo di fare qualcosa di diverso dai loro canoni, e che non sempre riesce a conquistare. Lavoro che si chiude probabilmente col pezzo più bello ed intenso di tutti. L’inizio con un bel Hammond, atmosfere cupe e rarefatte, melodia che sembra provenire da un’altra dimensione. Questa è “Until the End”, pezzo chiaramente influenzato da OZZY e soprattutto dagli idoli di Ozzy, vale a dire THE BEATLES.

 

Recensione: Mauro Brebbia


TRACKLIST:

  1. I Just Want to Be a Sound
  2. Hysteria
  3. Regeneration
  4. Let Me Be a Shadow
  5. Sunday Mornings
  6. Scar on My Guitar
  7. Strange Thoughts
  8. Truth
  9. Star
  10. Until the End

Formazione:

  • Christoph “Lupus” Lindemann – chitarra, voce, basso
  • Christoph “Tiger” Bartelt – batteria
  • Simon “Dragon” Bouteloup – basso
Mauro Brebbia
Author

Comments are closed.