Ho da poco avuto il piacere, di vedere i Kalah esibirsi live, al Power-Fest, organizzato a Mantova, presso l’ArciTom.
Grazie alla loro disponibilità, ho avuto poi la possibilità di coinvolgerli in un’intervista, attraverso la quale, andiamo insieme a conoscerli meglio.
La band bolognese, si è formata quattro anni fa e nel 2022 ha pubblicato il suo primo album “Descent into human weakness”.
Lineup:
- Claudia Gigante – Voce
- Marco Monacelli – Chitarra ritmica
- Mario Grassi – Chitarra solista
- Dario Trentini – Tastiere
- Enrico Menozzi – Basso
- Alessio Monacelli – Batteria
Vi lascio quindi alla nostra chiacchierata.
Ciao, benvenuti su Long Live Rock’N’Roll. Parto chiedendovi una presentazione: come nascono e chi sono i Kalah?
Claudia: i Kalah iniziano a formarsi nel 2019 da un’idea di Alessio Monacelli (batteria), Marco Monacelli (chitarra ritmica), Mario Grassi (chitarra solista) e Manuel Porcu (basso). Dopo pochi mesi mi sono unita io come cantante e nel 2020 la lineup si completa con l’entrata nella band di Dario Trentini alle tastiere. Nel 2022 Manuel lascia il gruppo e al suo posto subentra Enrico Menozzi al basso.
Il vostro percorso, probabilmente, è incominciato un po’ in salita a causa della pandemia. Quanto ha influito sui vostri programmi?
Mario: diciamo che da un lato, ci ha rallentati come tutte le altre band, soprattutto relativamente al discorso live; dall’altro, invece, ci ha permesso di lavorare strenuamente e di realizzare quello che è il nostro primo full-length “Descent into human weakness”. Passavamo letteralmente le giornate a scrivere musica e mandarci idee, ognuno poteva contribuire alla scrittura dei pezzi e/o modificarne alcune parti. Diciamo che ci ha tenuto molto occupati in tempi in cui non si faceva granché.
Come nasce il vostro nome?
Claudia: il nome è nato un po’ casualmente. Ricercando innanzitutto qualcosa di particolare e insolito. Appena ci siamo imbattuti in “Kalah” e studiandone il significato, ci è sembrato perfetto per descriverci: Kalah è una parola in sanscrito che indica “il piccolo movimento della Luna che cresce piano piano mentre diventa piena”, un’idea di movimento costante non sempre visibile che definisce perfettamente il sound della band.
Proponete un Metal moderno. Potrei definirlo un prog-metal elettronico. Vi ritrovate? Quali sono le vostre influenze? Voi come definireste il vostro sound?
Enrico: sicuramente la componente elettronica è molto presente, soprattutto nelle ultime creazioni e merita una posizione privilegiata nella nostra identificazione. Per il resto abbracciamo influenze molto eterogenee, che spaziano dal prog al power, dall’avant-garde al death. Credo che Electronic Melodic Metal sia la definizione che maggiormente calza la maggioranza delle nostre composizioni.
Avete dei gruppi di riferimento o ai quali vi sentite particolarmente affini?
Mario: un gruppo con cui abbiamo avuto il piacere di suonare e a cui ci sentiamo particolarmente affini sono i nostri connazionali “Sick N’ Beautiful”.
Claudia: all’interno della band ci sono gusti molto eterogenei. Un riferimento per me sono band come Spiritbox, Igorrr e In Flames.
Cosa ascoltano più spesso i Kalah nel tempo libero?
Enrico: salto con molta nonchalance da prog rock a power metal, da J-pop a Jazz. Credo che la varietà sia un elemento che abbiamo tutti in comune nel gruppo.
Claudia: amo ascoltare death metal e tutte quelle band che contaminano con diversi generi. Se non ascolto questo i Podcast True Crime sono una ottima opzione B.
Mario: potresti rimanere stupito dalla varietà di musica che ascoltiamo, potremmo passare da IGORR ai Leprous, dai KISS ai Behemoth, da Elvis agli Stratovarius!
Avete all’attivo un album che si intitola “Descent into human weakness”. Il tema principale sembra essere una sorta di costrizione psicofisica. È corretto? Ce lo potete descrivere?
Enrico: l’album si compone di tre distinti capitoli, come la nostra storia discografica e le scelte grafiche possono mostrare. Questo elemento è riconoscibile anche negli stili diversi dei singoli brani, che da una visione più ampia (Descent), si calano rapidamente nella visione del singolo (Human) e si addentrano nella sua psiche, nelle sue ansie e paure (Weakness), in una sorta di zoom estremo.
Avete in programma di pubblicare nuova musica a breve?
Enrico: credo che per un gruppo sia necessario costantemente sfidarsi a procedere in tutti gli ambiti musicali, dal mondo live a quello compositivo, in tutte le sfaccettature artistiche o rischia rapidamente di diventare stagnante e autoreferenziale. Detto questo, qualcosa ha già iniziato a farsi largo nella nostra scaletta live e, come una falla in una diga, temo presto verrà seguito da molto altro.
Cosa significa nel 2023 essere una donna in un gruppo Metal? Si incontrano difficoltà o ormai non fa nessuna differenza?
Claudia: essere una donna in un gruppo metal per me è esattamente come essere una donna sul posto di lavoro, nello sport, nella vita in generale insomma. Si possono incontrare difficoltà ma anche altrettante soddisfazioni. Si possono incontrare persone meravigliose e persone che ci feriscono. Purtroppo la disparità di genere è una piaga radicata più o meno in tutti gli aspetti della società, talvolta più velata, talvolta no. Le musica non si salva al 100%, ma vedo comunque un ambiente un po’ più libero da preconcetti e da discriminazioni. Ad ogni modo non mi interesso io per prima a cosa ho o meno tra le gambe, quindi mi comporto di conseguenza con chiunque lo ritenga un problema.
Come si sviluppa in genere il vostro processo creativo e compositivo? Siete molto metodici o lasciate più spazio all’improvvisazione? Solitamente nascono prima le parole o la musica?
Claudia: lyrics e musica in genere viaggiano su binari diversi ma nascono, crescono e si consolidano insieme, perché si influenzano e rafforzano a vicenda. Io in genere compongo le lirycs e linee vocali con il contributo di Alessio. La parte strumentale è maggiormente in mano al resto della band, ma c’è un confronto continuo tra noi, anche quando lavoriamo separatamente.
Ci sono band che preferiscono la fase compositiva e in studio, altre che prediligono esibirsi dal vivo. A voi cosa regala più soddisfazioni?
Claudia: la fase compositiva è un processo tanto bello quanto faticoso e talvolta frustrante, perché non sempre si imbocca la strada giusta, ma ci vuole tempo, tanti ascolti e una buona immaginazione che, almeno per me, in alcuni momenti è come un fiume, in altri è il deserto delle idee e degli stimoli. I live, per me, sono sempre il momento più soddisfacente, perché è lì che, oltre a fare quello che amo di più, raccolgo anche i frutti nati dalla fase compositiva. È inoltre un momento molto stimolante, perché in questi contesti ci si confronta con tantissime persone: pubblico, artisti, organizzatori, stampa, altri gruppi, ecc. Questo mi piace molto, perché dal confronto nascono nuove idee e nuove opportunità.
Cosa ne pensate della scena metal italiana?
Enrico: Il metal in Italia è un genere, ormai da due decenni, tanto maltrattato quanto adorato: accanto a una proliferazione incredibile di talenti musicali, che propongono musica validissima e per qualsiasi gusto, vi è una risposta altalenante di pubblico. Accanto a questo, vi è una realtà di organizzatori e band che, storicamente, non mollano e continuano a lottare. Più metal di così…
Negli ultimi anni si sono affermate prepotentemente le piattaforme streaming ed è completamente cambiata la fruibilità della musica. Cosa ne pensate e come vi rapportate a queste modalità?
Alessio: Chiaramente per noi è imprescindibile essere presenti su tutte le piattaforme digitali, anche perché, oggigiorno, non esserci significherebbe essere tagliati fuori, visto anche il continuo declino dei supporti fisici. Ci sono due facce della medaglia: da un lato si può far conoscerere la propria musica ad un pubblico estremamente ampio, anche grazie alle playlist, dall’altro le royalties sul digitale sono minime.
Ci raccontate un aneddoto divertente?
Enrico: capita spesso di incontrare gente particolare in occasione dei concerti, spesso sono i soggetti più carichi ed esaltati che trovi ai piedi di un palco. Uno di questi elementi, comunemente noto tra noi come “Old-school-death-metal”, dal canto di guerra che intonava con scadenza cronometrica da sotto il palco, dopo aver seguito il nostro sound-check e performance, è rimasto convinto per tutta la nottata che facessimo parte di quel genere musicale e che Claudia fosse la cantante di un altro gruppo. Old-school-death-metal anche a voi, messere…
Avete in programma date live prossimamente?
Mario: la prossima data sarà il 29 Ottobre al Centrale 66 di Modena e in seguito stiamo pensando a realizzare un Release party per…. vabbè oramai tanto vale svelarlo, la nostra seconda fatica!
La fantasia non si pone limiti. Se poteste scegliere, con chi vorreste fare una collaborazione per un brano di un vostro disco?
Claudia: Tomi Joutsen tutta la vita!
Mario: a me piacerebbe fare una collaborazione con Myles Kennedy (Alter Bridge), uno dei miei cantanti preferiti o perché no, con Kiko Loureiro (Megadeth), a cui lascerei gentilmente fare tutti gli assoli del disco (ride, ndr).
Cosa vorrebbero fare i Kalah da grandi? Quali sono i vostri progetti futuri?
Mario: ci piacerebbe continuare a fare ciò che amiamo, quindi scrivere musica e portarla in giro e soprattutto, cercare di evolverci musicalmente in continuazione e in linea con il significato del nome sanscrito della band.
Vi ringrazio per averci dedicato il vostro tempo e per aver regalato ai nostri lettori la possibilità di conoscervi meglio. Lascio a voi lo spazio per le considerazioni finali.
Enrico: grazie a voi per la disponibilità e il supporto. Come musicisti, la risposta del pubblico, sia essa un vigoroso head-banging ad un concerto o un timido “horns up” su un post, è l’energia che ci spinge a continuare e di questo ve ne siamo grati.
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