In un tour europeo composto da 38 date in 45 giorni di cui 31 di queste date totalmente sold out, i Jinjer si presentano da Headliner ai Magazzini Generali in piena ascesa esponenziale della scena metal. Il loro concerto di Milano non solo conferma il loro status di astro nascente, ma ci mostra quanto questa band sia unica nel suo genere, composta da musicisti con un talento sbalorditivo capaci di una performance dal vivo di livello assoluto. Ad aprire la serata, i Jinjer vengono accompagnati dagli Space of Variations, Khroma e The Agonist.


Space of Variations

La serata inizia con gli Space of Variations. Band metalcore ucraina fondata nel 2009 e composta da Dima Kozhuhar (voce), Alex Zatserkovny (chitarra/voce), Anton Kasatkin (basso) e Tima Kasatkin (batteria).

La band si dimostra essere una piacevolissima sorpresa, con tanta energia composta da pezzi davvero potenti e trascinanti. La voce principale in stile growl di Dima si alterna a passaggi cantati con clean vocals dal chitarrista Alex che crea un effetto totalmente convincente.

I pezzi sono composto da riff potenti d’impatto e pezzi ricercati mai banali. Gli Space of Variations riscaldano nel migliore dei modi il pubblico che dimostra grande apprezzamento. Tutti i pezzi vengono cantati in inglese a parte l’ultimo in lingua ucraina.

Si può decisamente affermare che difficilmente si poteva trovare una scelta piùazzeccata come band ad aprire la serata.

 

Space of Variations – foto di Ilaria Maiorino

Khroma

Si prosegue con i Khroma, band finlandese di electro-metal composta da Riku Rinta-Seppà¤lठ(voce/snitetizzatore), Maarik Leppठ(Basso), Mikko Merilinna (chitarra/tastiera) e Antti Honka (batteria).

La band si esibisce in uno stile difficile da decifrare: ci sono note potenti distorte prolungate ma con poche variazioni e davvero poche melodie. I brani vengono arricchiti con suoni di sintetizzatore inseriti da Riku a creare un effetto quasi psichedelico. La voce in growl si dimostra molto ripetitiva e poco incisiva sulla base strumentale, si fatica quasi a distinguere un pezzo dall’altro. Per tutto il set diventa molto difficile farsi trascinare da questo suono”…non si nota infatti nessun pogo o mosh pit per tutto il set, che furono invece già  ben presenti sul suono accattivante degli Space of Variations. Anzi, si nota una staticità  del pubblico quasi anormale”…

Band difficile da decifrare, che purtroppo non riesce a cavalcare l’onda di entusiasmo creato dalla prima band di apertura.

 

Khroma – foto di Ilaria Maiorino

The Agonist

È il momento dei The Agonist, la famosa band canadese che fu fondata da Alissa White-Gluz nel 2004 (ora cantante degli Arch Enemy) che si presenta quindi con Vicky Psarakis alla voce, Danny Marino e Pascal “Paco” Jobin alle chitarre, Chris Kells al basso e Simon McKay alla batteria.

Fin dalla prima canzone “In Vertigo”, il suono della band di melodic death metal ritrascina il pubblico in un entusiasmo generale ed i mosh pit ripartono fin da subito. I The Agonsit mostrano da subito che sono una band con ormai vari anni di carriera e quindi con tanta esperienza e qualità  da vendere. Melodie ricercate, riff che rimangono impressi e le qualità  vocali della carismatica Vicky (sia in clean che growl) sono sicuramente una formula vincente.

La band suona principalmente brani del loro ultimo album “Orphans” uscito a settembre come appunto “In Vertigo” ma anche “The Gift of Silence”, “Orphans”, “Burn it All Down” e “As One We Survive”. C’è però anche spazio per “The Gates of Horn and Ivory” tratto da “Eye of Provodence” e per due tracce tratte da “Prisoners” (album registrato con la voce di Alissa) ovvero “Panophobia” e “Dead Ocean”.

Vicky è molto brava nel coinvolgere ed interagire con il pubblico che dimostra di conoscere molto bene soprattutto le canzoni storiche dei The Agonist. Set davvero convincente che viene apprezzato moltissimo. L’atmosfera è di nuovo carica di entusiasmo e si aspetta solo piùil grande momento della serata.

Setlist

In Vertigo
Panophobia
Gates of Horn and Ivory
The Gift of Silence
Drum Solo
Dead Ocean
Orphans
Burn it All Down
As One We Survive

 

The Agonist – foto di Ilaria Maiorino

Jinjer

Sale l’attesa, il momento dei tanti attesi Jinjer è giunto. A creare ancora piùsuspense è la formula con cui i Jinjer decidono di iniziare il loro set: le luci si spengono e sui 3 grandi schermi di fondo palco appaiono 2 lame metalliche circolari sui lati che circondano un countdown che inizia a 3 minuti e dura quindi il tempo della traccia “lainnereP”, pezzo interamente strumentale ed outro dell’ultimo album dei Jinjer “Macro” uscito il 25 ottobre scorso. Il pezzo crea un effetto di suspense misto ad un’atmosfera cupa, una base perfetta per fare esplodere il suono potente ed inconfondibile dei Jinjer.

Alla fine del countdown salgono progressivamente sul palco Vladislav Ulasevish (batteria), Roman Ibramkhaliov (chitarra), Eugene Abdukhanov (basso) e Tatiana Shmailyuk (voce). Roman inizia con il primo accordo di “Teacher, Teacher” ed il pubblico va in visibilio. Tutti intonano le prime strofe del pezzo e complice un suono della voce regolato in maniera troppo bassa per questo primo pezzo si sente cantare tutta la sala. Non appena arrivano le parti cantate in growl ed il fonico aggiusta la voce di Tatiana si può apprezzare in pieno l’inizio del concerto dei Jinjer.

Roman ed Eugene mandano delle ondate di suono che sono una pura goduria. Il genere dei Jinjer è davvero unico, un metalcore tendente al djent con una potenza e dei passaggi tecnici capaci di impressionare chiunque. L’energia e la carica trasmesse sono incredibili. Basta osservare l’atteggiamento del pubblico che si lancia fin dai primi pezzi in mosh pit, circle pits e crowdsurfing continui.

C’è da far notare inoltre una produzione davvero d’effetto e poco comune da vedere in sale “medio/piccole” della dimensione dei Magazzini Generali. Tre grandi schermi longitudinali con coreografie che cambiano di continuo ed un effetto di luci di altissimo livello.

Si prosegue con “Sit Stay Roll Over”, che dispone di vari passaggi che sembrano decisamente fatti apposta per far interagire il pubblico nelle performance dal vivo ed ovviamente Tatiana non perde l’occasione per tendere il microfono e far cantare il pubblico sui “claws crush bones” ripetuti a varie riprese. L’atmosfera è decisamente esplosiva.

Durante il set i Jinjer suonano praticamente tutti i pezzi dell’EP “Micro” ovvero “Ape”, “Dreadful Moments”, “Perennial” ed il pezzo d’introduzione menzionato prima “Teacher, Teacher”. Ma c’è anche ovviamente spazio per pezzi del nuovo album capolavoro “Macro”. Dalla originalissima “Judgement (& Punishment)” che combina sonorità  di metalcore con il reggae, al cavallo di battaglia dell’album “On The Top”, alla ricercata “Pit Of Consciousness” fino all’incredibile ‘’Retrospection”. Quest’ultimo pezzo è letteralmente da brividi. Composto da una prima parte cantata in ucraino per poi passare all’inglese, è un brano che mette veramente in rilievo le capacità  vocali sensazionali di Tatiana (come se ce ne fosse bisogno”…). Il brano inizia con una linea melodica estremamente dolce per poi fare esplodere il growl inimitabile di Tatiana. Non penso ci sia un altro/a cantante capace di alternare in maniera così fluida, rapida e naturale dai clean vocals al growl con tale padronanza. È veramente disarmante. Tatiana ha un talento micidiale capace di lasciare veramente di stucco chiunque.

Jinjer – foto di Ilaria Maiorino

Vladislav non sbaglia un tempo malgrado bpm costantemente elevatissimi su quasi tutte le canzoni ed un suono ormai regolato alla perfezione dalla metà  del concerto in poi ci fa godere a pieno le sonorità  dei Jinjer.

Ovviamente non possono mancare i pezzi diventati ormai cult dei Jinjer tratti da “King Of Everything”, l’album che ha consacrato in maniera definitiva il talento della band. “I Speak Astronomy”, “Words of Wisdom”, “Sit Stay Roll Over” suonata come secondo brano di serata come indicato precedentemente, “Just Another” ed ovviamente “Pisces” che viene suonata come primo brano dell’encore. Questo brano diventato virale (30 Milioni di visualizzazioni su Youtube) lascia davvero di stucco, perché dopo aver cantato per 1 ora e 30 minuti sembra che Tatiana sia ancora al primo pezzo di serata, interpretando clean vocals e growl nel loro estremo in modo egregio.

Il set dei Jinjer si conclude con “Captain Clock”, altro brano tratto da “King Of Everything”, cantato in esclusiva per la data di Milano in questo tour in quanto le scalette finora finivano con “Pisces” per le altre date del tour. Un modo perfetto per terminare un concerto da brividi.

I Jinjer sono diventati ormai un fenomeno nell’ambito metal. Esplosi in pochissimo tempo in modo strameritato e con risultato un tour dietro l’altro con moltissime date totalmente sold out. Negli ultimi quattro mesi la band ha completato un tour americano, un tour europeo ed ha già  in programma un altro tour americano per Aprile/Maggio 2020 oltre che tantissime presenze già  confermate nei piùgrossi festival metal estivi. Si può veramente dire che i Jinjer sono tra le colonne portanti della scena metal dei prossimi anni.

Setlist

1.       lainnereP
2.       Teqcher, Teqcher
3.       Sit Stay Roll Over
4.       Ape
5.       Judgement (& Punishment)
6.       I Speak Astronomy
7.       Dreadful Moments
8.       Who’s Gonna Be the One
9.       Restrospection
10.     Perennial
11.   On the Top
12.   Pit of Consciousness
13.   Just Another
14.   Words of Wisdom

Encore

15.   Pisces
16.   Captain Clock

 

Live report di Metal Dan
Fotografie di Ilaria Maiorino

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