Lo scorso martedì 4 giugno 2024, andando verso l’Ippodromo la Maura di Milano mi sono imbattuta in un pubblico fedele, innamorato e sognante. Oltre 67 mila persone, un mare di romanticismo chic, con cerchietti floreali e capelli adornati da fiori bianchi e candidi, occhiali rossi a forma di cuore, scarpe con tacco plateau dai toni pastello ad accogliere l’iconica Lana del Rey.

Ad aprire il concerto la giovane cantautrice italiana Clara, che nonostante l’emozione è riuscita a trascinare il pubblico in trepida attesa facendo cantare le sue canzoni.
D’altronde non dev’essere stato facile mettersi sul palco prima Lana del Rey,

Poco prima delle 19.40 è la volta di Dardust, che incalza il pubblico partendo con pianoforte e violini per poi passare ad un set di musica elettronica scandita da rulli di tamburi.

Alle 21.18 ecco che Lana appare sul palco luminosa e sorridente, i due outfit proposti durante la serata (l’ologramma non vale) e gli stivali brillavano accecanti sotto le luci del palco, manco fosse una stella scesa dal firmamento. La scenografia nostalgica e romantica fa da cornice a coriste e ballerine che, con i loro movimenti languidi e la staticità della cantante, creano un’atmosfera malinconica e poetica.

Quando si pensa alle più famose dive nella storia del cinema subito ci vengono in mente Marilyn Monroe, Sophia Loren, Audrey Hepburn e poi c’è Lana, che avrà fatto 20 passi in tutto durante un concerto durato un’ora e mezzo, eppure è riuscita a tenere 67 mila persone con gli occhi incollati alle sue paillette “agitate” da impercettibili movimenti.

In “Pretty When I Cry” ci regala una performance da sdraiata, circondata da ballerine volutamente svogliate ma presenti, mentre su di loro ondeggiano proiezioni di onde, il tutto restituito al pubblico tramite i due grande schermi posti ai lati del palco. Siamo in un sogno, o in un’altra epoca?

Lana è semplicemente Lana, è come ce l’aspettavamo, il mondo le si muove attorno e lei è al centro che canta con una voce calma, presente e composta. Ad ogni inizio di canzone il pubblico piange, grida messaggi d’amore e canta così tanto e forte che la voce di Lana quasi scompare.

Poco prima della fine, ci ritroviamo ad ascoltare “Hope is a dangerous thing for a woman like me to have – but I have it” guardando un ologramma di Lana che gira su se stesso. Lana cosa ci stai facendo vedere? In che realtà siamo? Dove ci troviamo?

Più Lana di così non si poteva sperare. Due giorni dopo, l’entusiasmo del pubblico è ancora vivo, grazie alle emozioni regalate dalla cantante americana. Il concerto si chiude con “Young and Beautiful” che sfuma in un pezzo jazz sul quale Lana ci saluta, cantando, con un semplice “Thank you so much Milan” e senza troppi fronzoli (se non quelli del suo vestito) così come è arrivata se ne va, scompare dietro la scenografia onirica, lasciandoci con un sogno indelebile nel cuore.

Testo di Samantha Vichi

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