Recensione a cura di Nicolò Cavallaro
Foto a cura di Anna Bechis
Le “luminosissime” foto del concerto e la recensione dei Mayhem,Dragged Into Sunlight, Inferno al Live Music Club di Trezzo Sull’Adda (Mi), giovedì 6 Aprile 2017.
Non sono un fan malato del quintetto norvegese, ma gradisco molto il black metal e, quando è stato annunciato il tour per De Mysteriis Dom Sathanas qualcosa mi ha detto che era un occasione per vedere un pezzetto di storia della musica contemporanea… E così è stato.
Arriviamo verso le 18:30 al Live e già cominciava ad esserci coda all’entrata.
Ore 20:00 puntualissimi salgono gli Inferno, band ceca visivamente legata alla vecchia scena black metal: facepanting, tuniche, cappucci e quant’altro. Sono una band decisamente compatta ma non sono per nulla aiutati dai fonici (chitarre basse di volume, basso troppo alto, una cassa triggerata e una no). In generale comunque lo show fila, mentre il locale comincia a riempirsi e come riscaldamento per serata si dimostra piùche egregio. Auguro al quintetto piùfortuna con i suoni nel resto del tour, perché probabilmente avrebbero avuto molto di piùda dare, in una condizione migliore.
Rapidissimo cambio palco e appare il candelabro: Dragged Into Sunlight! La band britannica ha visivamente l’attenzione di tutti da subito: enorme candelabro di ossa centrale, teste di cervi su MURI di amplificatori, luci spente, maxischermi con scene di violenza in loop e loro girati di spalle. Come iniziano, l’impatto sonoro è estremo. L’ora che va a seguire è densa, satura, velocissima nei fraseggi black o lentissima nelle parti piùdoom senza mai calare ne di rabbia ne di intensità .Niente da vedere: luci, ombre, fumo e muri di suono.
Passata l’incredibile performance, è il momento dei Signori: batteria fuori misura, banner con angeli di pietra, l’altare, le luci viola ed è subito Mayhem. I cinque per il tour suonano tutto De Mysteriis, ma il vero punto sta nella situazione creata dalla band: il Live è una vera e propria esperienza. L’esecuzione, i movimenti, l’interpretazione sembra un teatro fantasma. Attila intreccia momenti di cantato old school con altri momenti di grande evocatività , interpretando letteralmente i pezzi. Non saprei dare un giudizio reale alla band, di sicuro so che in qualche modo il loro mood è un’esperienza straniante e, a giudicare dai numeri, sempre piùapprezzata nel tempo.
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